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16 Aprile 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Informazione |
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21 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cittadini, Cronaca, Eventi, Inchieste, Politica, Sanitaria, sars-cov-2, sars-cov-2, Sociale |
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ARESE – Nel quadro della “Giornata Nazionale di Commemorazione delle Vittime del Covid”, il sindaco Luca Nuvoli ha ricordato tutte le persone venute a mancare ad Arese durante la pandemia.
La cerimonia si è tenuta sabato 15 marzo 2025 con la deposizione di una corona d’alloro in loro suffragio ai piedi dell’albero e della targa che le commemora fuori dal centro civico “Agorà”: presenti le autorità civili e militari e una delegazione dei familiari delle vittime.
O.T.R
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” a pag. 58
21 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Associazioni, Aziende, Bianca, Commercio, Cronaca, Infrastrutture, Inquinamento, Locale, Politica, Viabillità |
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ARESE – Il 22 luglio 2022 si è costituita formalmente l’Associazione dei commercianti dei centri storici di Arese. L’associazione rappresenta i negozianti delle piazze Dalla Chiesa e ss Pietro e Paolo, delle vie Caduti, Mattei, Sant’Anna e Salvador Allende.
“Abbiamo preso questa decisione – racconta il presidente Walter Lanticina, laureato in beni culturali con un’esperienza professionale nel recupero dei beni storici – nel consiglio comunale di giugno 2022 l’allora giunta Palestra ha annunciato l’intenzione di istituire una ztl nel borgo di Valera che com’era inizialmente concepita avrebbe tagliato completamente fuori l’attività del Pub, mentre già veniva avanti il secondo rifacimento di piazza Dalla Chiesa la cui chiusura anni prima ha tagliato in via Caduti così tanto i fatturati ai negozianti che tanti hanno chiuso. Noi, preoccupati della situazione, in ottobre 2022, abbiamo presentato all’amministrazione un ‘atto di autotutela’ stilato dall’avvocato Giuseppe Cannizzaro, propedeutico a eventuali azioni legali”.
Nel documento, l’associazione commercianti oltre a far presente che la ztl avrebbe danneggiato il Pub di Valera, ricorda le conseguenze causate loro dalla chiusura di piazza dalla Chiesa: dalla perdita di valore delle attività commerciali e degli immobili, ai fallimenti degli esercizi e conseguenti chiusure.
“Gli abbiamo scritto – continua Lanticina – ch’era inutile sventrare nuovamente la piazza, ma al contrario che fosse necessario riaprirla al collegamento veicolare con la via Caduti la quale via, invece, versava in stato d’abbandono con buche, lastre di granito spezzate, sassi e sanpietrini sollevati e fioriere piene di terra d’ostacolo ai parcheggi. Per disincentivare l’occupazione permanente dei posti auto e consentire ai clienti di fare i loro acquisti, gli abbiamo chiesto la sosta a pagamento nella via, in piazza Della Torre e in via Degli Orti. Non ci hanno mai risposto”.
L’amministrazione ha scelto di rifarla completamente. Il progetto prevede nella fascia centrale della via la sostituzione dei sassi del Ticino con dell’asfalto rossastro e ai lati la sostituzione dei sanpietrini con delle lastre di porfido. Stando a Lanticina che ha visionato l’aspetto tecnico, il lavoro comporterà prima il sollevamento dei sanpietrini, poi la rottura del sottofondo del cemento armato con l’utilizzo dei martelli pneumatici, il posizionamento delle canaline dei pali delle luci, il rifacimento dei sottofondo in cemento armato e il posizionamento delle nuove lastre di porfido. Un progetto che sta allarmando negozianti e residenti per i tempi lunghi dei lavori (dai nove ai tredici mesi), per l’inquinamento acustico e ambientale dato dal dissolvimento nell’aria della polvere di cemento e per le possibili crepe che ne potranno derivare negli immobili a causa delle vibrazioni prodotte dal martellamento.
Contro questo progetto è intervenuta anche la Confcommercio di Rho che dopo un incontro con l’amministrazione, il 4 settembre 2024, ha scritto al sindaco Luca Nuvoli esprimendo le proprie perplessità sul rifacimento completo del manto stradale anziché provvedere alle manutenzioni di quello esistente ritenuta di pregio e di elevata qualità estetica. E contro il progetto si sono organizzati in Comitato anche i residenti della via nello stesso mese hanno manifestato con i cartelli sotto il municipio.
“Noi temiamo anche – conclude Lanticina – che venga snaturato esteticamente il nucleo storico del paese, perché in piazza ss Pietro e Paolo, in via sant’Anna, sui marciapiedi di via Degli Orti e all’incrocio tra via Degli Orti, via Valera e via XXV Aprile la pavimentazione resterà in sanpietrini di porfido, mentre in via Caduti questi saranno sostituiti con grandi piastrelle che seppure in porfido rosso come i sanpietrini sono rispetto a questi disarmoniche per dimensione e rispetto alle piastrelle grigie di piazza Dalla Chiesa disarmoniche per colore. Rispetto ai sanpietrini, che sono indistruttibili, le piastrelle tendono a rompersi a causa della dilatazione caldo-freddo e sotto il peso dei veicoli. Questo è un aspetto che io ho sempre fatto presente”.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 21 marzo 2025 a pag. 57
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21 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Aziende, Bianca, Cittadini, Commercio, Cronaca, Infrastrutture, Lavoro, Locale, Politica, Sanitaria, Sociale, Trasporti, Viabillità |
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ARESE – A inizio via Caduti si apre alla vista la vetrina della Cooperativa sociale “Altea”, ad Arese da sei anni, con una reperibilità h24.
“La nostra attività – spiega la presidente Monica Tammaccaro, che accoglie le persone insieme ai suoi collaboratori del direttivo Veruska Segala e Manuele Lazzarini – è rivolta ad anziani, disabili e minori. In ufficio spesso accogliamo soggetti fragili che si muovono con i deambulatori, o con le stampelle o in carrozzina e in tutta la via non c’è un parcheggio per disabili”.
Altea è accreditata con Comuninsieme di Bollate e lavora con l’Asl di Bollate, Saronno e Seregno per l’assistenza sanitaria e parasanitaria. “La nostra attività quotidiana principale – continua Tammaccaro – è l’assistenza con asa, oss, infermieri e fisioterapisti che vanno nelle case ad assistere le persone. Con l’Ast rhodense facciamo tanti trasporti su Rho, Lainate e Nerviano. Qui ad Arese lavoriamo con le famiglie che ci conoscono soprattutto per essere state attirate casualmente dalla nostra vetrina passando per il centro storico. Per noi questa visibilità è importante. Se per il cantiere resteremo chiusi, avremo un grosso danno”.
Altea offre un’assistenza alla famiglia completa: servizi domiciliari (igiene personale, alzata e messa a letto, preparazione e somministrazione pasti, compagnia diurna e notturna, pulizia dei locali, assistenza in regime di convivenza, assistenza ospedaliera e o in struttura), il servizio badante, noleggio ausili, trasporto per esami e visite, il trasporto con ambulanze private, per viaggi anche di lunga percorrenza e quello di accompagnamento con operatori esperti e soccorritori del 118, servizi sanitari e infermieristici (flebo, iniezioni, prelievi per esami di laboratorio, medicazioni, gestione cateteri e monitoraggio dei parametri vitali), supporto psicologico al domicilio e fisioterapia. Ma anche servizi Caf e Patronato.
“Con i nostri mezzi noi facciamo trasporto disabili – spiega Lazzarini – in corte ne possiamo mettere uno solo e se ci chiudono la strada, sarà un problema. Mentre già adesso dobbiamo trovare tre posti. Non è previsto il parcheggio sociale e l’autoasilo è stato messo a pagamento”.
Altea svolge anche il servizio di Pronto intervento sociale. “Per esempio – spiega Tammaccaro – una persona è affetta da Alzheimer, la moglie si rompe il femore e viene ricoverata. I figli non ci sono o sono lontani. Vengono chiamati i carabinieri, ma è il fine settimana e le assistenti sociali non ci sono. Non può andare pronto soccorso dell’ospedale perché è una problematica sociale, non sanitaria. Dalla centrale operativa del distretto di Bollate ci chiamano. Noi prendiamo il nostro mezzo, partiamo e troviamo una sistemazione. Ci hanno chiamati per degli sfratti esecutivi dove c’erano quattro bambini. Siamo andati a prenderli e li abbiamo portati in un centro d’accoglienza”.
Il team di Altea è preoccupato per i disagi che verranno con il cantiere. “Sarà un problema – dicono – lavorare dieci-undici mesi con il rumore dei martelli pneumatici. L’abbiamo già vissuta con la piazza. Non si riusciva parlare al telefono. Non si poteva ricevere. Noi riceviamo anche le persone in cerca di lavoro. Abbiamo sempre bisogno di personale da inserire. E’ una costante. Ci sono diverse declinazioni, chi pulisce, chi fa compagnia, chi prepara i pasti, chi porta a passeggio per evitare l’isolamento sociale. E la chiusura ci impedisce di fare i colloqui. Per noi sono due le esigenze fondamentali: aiutare le famiglie e avere le persone per aiutare le famiglie”.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 21 marzo 2025 a pag. 57
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Massari: “Noi siamo stati il seme del bando. Altri dovevano svilupparlo”
14 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Aziende, centro commerciale Arese, Cittadini, Commercio, Cronaca, Economia, Imprenditoria, Infrastrutture, Lavoro, Locale, Politica, Sociale, Viabillità |
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ARESE – Con il 15 marzo 2025 lo storico minimarket della Coop tira giù definitivamente la clear. I commercianti della via Caduti stanno vivendo la sua chiusura come un ulteriore brutto segnale del depauperamento delle vetrine del centro di Arese iniziato a suo tempo con la chiusura di piazza Dalla Chiesa e andato avanti negli ultimi vent’anni senza soluzione di continuità. Una percezione che si aggiunge alle preoccupazioni per l’apertura del cantiere del rifacimento della pavimentazione del centro storico che pare bloccherà il via vai del centro storico per nove-tredici mesi. E non sono riusciti a tranquillizzarli nemmeno i vari incontri avuti negli ultimi mesi con l’amministrazione comunale.
Gianluca Fattor, ristorante “Piccolo Principe”
“La chiusura di un’attività come il minimarket della Coop – dice Gianluca Fattor, fra i soci del noto ristorante e insieme ad Alessandro Nierre referente per Arese di Confcommercio – porta via ancora quel minimo di movimento che c’era e spiace veramente perché era anche un punto di riferimento al servizio della comunità. Del resto questa via Caduti è un po’ un problema. Quest’anno a settembre saranno quindici anni che ho qui l’attività. Quando sono arrivato c’era la piazza aperta. Uno attraversava il paese, si fermava a prendere il giornale, il pane, beveva il caffè e andava. Ora devono fare il giro dell’oca. Si è perso lo stop and go che dava da vivere a molti negozi. Il panettiere ha chiuso. L’edicola ha chiuso. Il macellaio ha chiuso. Ora arriva un nuovo cantiere che durerà mesi e toglierà passaggio e posti auto lungo la via. In Comune non ci ascoltano. Tutti i giorni io consegno pranzo e cena a quattro-cinque famiglie che non possono muoversi. Per raggiungerle e fare la spesa dovrò organizzarmi in maniera diversa. In questa via abitano parecchi anziani. In caso di emergenza come faranno ambulanze e vigili del fuoco?”.
Sui ristori, Fattor ha poca fiducia. “Sono in tutto 200mila euro da dividersi fra i commercianti sulla base del disagio avuto per tre fasce temporali rispetto a dove si troverà il cantiere (che non è più unico, ma spezzato in tre tronconi) e parametrati sul tempo che il cantiere resterà davanti all’attività, ai dipendenti e ai debiti nei confronti del comune. Verrà riconosciuto un quid tra 5.300 euro e 9mila euro. La mia bolletta della corrente va dai 900 ai 1.200 euro al mese. Tolgono l’Imu ai proprietari? Io sono in affitto. E ho un mutuo. Ti vengono incontro parzialmente con la Tari? Dato che pago 1.600 euro ogni sei mesi, dico grazie. Meglio di niente”.
Gianni Avanzo, Enoteca “Vineria delle Corti”
“Noi chiediamo che vengano sistemati i quadrelli del porfido e non che sia rifatta la strada, – dice Gianni Avanzo da diciannove anni titolare della “Vineria delle Corti” del centro storico – anche perché i vari rifacimenti hanno già comportato tantissime chiusure, dal panificio al fiorario e adesso anche il minimarket della Coop. Un’attività che è qui da cent’anni. È una cosa impossibile. I sassi del Ticino sono bellissimi. Non ce li ha nessuno. Questo porfido ce lo hanno tutti i paesi nel centro storico. E noi lo tiriamo via? Perché? Lo dobbiamo vendere a qualcuno? Va a finire che con questi ulteriori lavori chiuderemo anche noi. A me non hanno saputo neppure dire quando avrò il cantiere davanti alla vetrina però dovrò pagare ugualmente la tassa dell’occupazione del suolo pubblico per i tavoli esterni. Niente sconti. Niente riduzioni della tariffa. Mi è stato risposto che è ‘un rischio d’impresa che devo correre. Lei paga, poi se non può mettere i tavolini è un rischio suo. Noi garantiamo solamente il passaggio pedonale’. Ma le sembra una risposta da dare? Il rischio d’impresa è una calamità naturale, ma qui io so già che chiuderanno la strada. Poi la storia dei posteggi è ancora peggio. E’ dura”.
E’ stata dura anche con il Covid. “Noi eravamo ristorazione – racconta Gianni – abbiamo dovuto metterci nell’asporto. Abbiamo cambiato la cucina. Adesso è piena di forni e facciamo la pinza romana che ci ha aiutato a sopravvivere con le consegne a domicilio. E continuiamo a farla. Non facciamo più ristorazione. E’ cambiata la clientela e ci siamo adattati. In questa via il supporto dell’amministrazione comunale c’è stato solo nei primi anni. Gli eventi sono stati tutti trasferiti in piazza 11 Settembre. Nell’ultima festa patronale ci hanno chiesto di mettere fuori i tavolini, e poi hanno fatto tutto altrove. Per che cosa mi vuoi rifare la strada? Per portare qui un cimitero? Perché alla fine rimangono solamente assicurazioni, agenzie di luce e gas, cassamortari e agenzie immobiliari. Non c’è nulla di certo nemmeno sui ristori. Se io quel mese perdo il 30 per cento, cosa mi riconosce il comune?”.
Carlo Podestà, “L’Ortolano” di Arese
“Io ho 59 anni – dice Carlo Podestà dello storico fruttivendolo di via Caduti – e sono qua da 43 anni. Prima c’era mia mamma, poi è venuta a mancare, e ho continuato io. Ho passato due volte il rifacimento del paese: guardi la strada, dove passano le macchine le fughe dei sanpietrini sono sigillate. C’era qua l’omino in ginocchio che con la sabbia e la resina le ha fatte tutte. Nei camminamenti non sono mai state fatte. Pensi che intelligenza… Qui negli anni 70 c’era il doppio senso di marcia e passavano gli autobus. Ci stava cambiare, ma non rifare tutto il paese e togliere i posteggi. Il commercio funziona se c’è viabilità e parcheggio. Nel tempo hanno chiuso due macellerie, i casalinghi, la salumeria, la panetteria, la parafarmacia, l’edicola, il fioraio. A me la chiusura della piazza Dalla Chiesa ha portato via il 40 per cento del fatturato. Eravamo in quattro a lavorare. Sono rimasto da solo. Noi si resiste. Lo fanno per l’aggregazione? Dove? Nel deserto? Parliamone”.
Carlo ha una sua clientela affezionata, ma il cliente sporadico fa un giro della via Sant’Anna, torna, non trova posto, va via.
“Da me viene l’anziano, il giovane, la famiglia. Quando escono hanno due borse che pesano. Io devo scaricare la merce dal furgone. Non posso farlo in Lapponia e portarla qui a mano. Abbiamo stimato che nella via ci sono circa duecento residenti, la maggior parte anziani che hanno bisogno della macchina per muoversi. Come potranno uscire e rientrare da a casa loro?”.
Carlo segnala anche alcune situazioni paradossali. L’ufficio di Gesem si è spostato da Aresesud in via Caduti in quello ch’era uno spazio di ‘Oltreiperimetri’. Ma sulla vetrina non c’è alcuna indicazione. Tocca a Carlo, che ha la sua attività di fronte, dare le indicazioni agli utenti.
“Se va sul sito – spiega – viene detto che Gesem è al 53 di via Caduti. Poi viene qui e non la trova. Non c’è fuori un cartello e gli orari sono dentro la clear. Questo è grave. Oltretutto la gente deve ritirare i sacchetti dell’immondizia e i sacchetti si ritirano al centro sportivo”. Ma perché? “Glielo dica a loro”.
Monica Marcandalli, “Rhodense Funeral Service”
“Noi siamo con l’attività in fondo al centro storico – spiega Monica della Rhodense Funeral Service, da un lustro spostasi dal centro di via Caduti, dov’era in affitto, in via Mattei, dove ha acquistato i muri – e questo associato al cantiere che chiuderà le strade provocherà la perdita di visibilità, anche se noi stando aperti h24 siamo sempre a disposizione. Ma ci poniamo il problema del commercio. L’aggregazione non si fa chiudendo una via e sbanchettando le attività: se tu mi fai una via pedonale e nel frattempo i negozi via via chiudono, cosa vado a fare lì? Adesso poi hanno anche messo l’autosilos di via Degli Orti e il posteggio qui di fronte a pagamento. E’ vero che la prima ora è gratis, ma lo sanno in pochi. La domanda è: a lavori finiti, quanti negozianti saranno sopravvissuti?”.
Stefano Dezio, ‘Fiori di Zucca’
“Il rifacimento del centro storico? Penso che siano soldi buttati via e soprattutto che ci aiuterà a chiudere definitivamente”. Così Stefano Dezio della gastronomia vegetariana “Fiori di Zucca”. Quest’anno il negozio di Stefano ha fatto sessant’anni di attività. E stato aperto il 5 marzo 1965 come ‘Frutteto’ gestito da zia, padre e madre e infine da lui. Nel 2017 Stefano lo ha trasformato da frutta e verdura a gastronomia vegetariana.
“La mia è stata una scelta vincente. Ho la mia clientela. Io però tifo per tutto il paese – afferma – perché con la chiusura del minimarket della Coop rimaniamo veramente due gatti. Molti negozianti sono in pensione, o vicino alla pensione o non ce la fanno più. C’è il rischio che la via resti senza luci e che i molti negozi vuoti vengano trasformati in appartamenti. Ad Arese, infatti, il valore dei negozi al metro quadro è di 1200-1500 euro contro i 3mila degli appartamenti. Qui eravamo in tre a lavorare. Purtroppo dopo il Covid sono rimasto solo”.
Cinzia Artioli, “Nonsoloviaggi”
L’agenzia viaggi è presente in via Mattei da una ventina d’anni. Ha già vissuto il rifacimento della piazza e del centro storico dell’era Perferi. E già allora aveva subito una perdita di fatturato. “Allora – dice Cinzia Artioli – ce la siamo cavata perché con Internet per fortuna non sempre abbiamo bisogno della persona fisica qui. Ma per noi il problema maggiore sono i parcheggi. Adesso poi quelli che ci sono li hanno messi a pagamento. Qualche nostro cliente ha preso la multa. Non tutti capiscono bene come devono fare. Io sono cresciuta e vivo ad Arese. Tutta questa movida di gente io non l’ho mai vista. Rifanno per l’ennesima volta la strada. Sembra l’opera del Duomo. Per andare a passeggiare dove? Non ci sono praticamente più negozi e ora chiude anche la Coop. A me sembra uno spreco di soldi inutile”.
Giancarlo Croci, “Raviolificio”
Giancarlo Croci è suo malgrado un personaggio storico di Arese. Con il suo “Raviolificio” è presente in via Caduti dal 1989. Anche lui come altri ha vissuto le varie trasformazioni del centro storico. “E’ ancora vivo il disagio che abbiamo passato nelle varie fasi dei lavori. – Racconta – Ogni volta perdi le vendite e perdi anche il cliente. Con i cantieri aperti la gente cambia le abitudini e non la rivedi più. Ora vuoi fare l’asfaltatura? Va bene. Ma non c’è bisogno di ribaltare la via completamente e di togliere i posteggi perché noi con i posteggi ci lavoriamo. Non tutti possono arrivare a piedi. Abbiamo clienti che arrivano da Bollate, Novate, Ospiate, Rho… Tutti questi provvedimenti dei nostri amministratori non fanno altro che ledere un circuito commerciale consolidato nel tempo. Lo interrompi e ora che si riprende passano anni”.
Con Giancarlo lavorano la moglie, il figlio e due dipendenti. Alti i costi fissi per occupazione, affitto del locale, bollette e tasse. Dieci mesi di cantiere sono una sberla per le vendite. “Il fatto che abbiano chiuso nel tempo diversi negozi – afferma – ha creato meno passaggio di persone. Con il mio lavoro artigianale sono fra i più fortunati perché ho il mio zoccolo duro di clientela. Ma siamo anche qua a tirare la caretta tutti i giorni dalle 6:30 del mattino fino alle 19:30 di sera”.
Loretta Picchi, Foto Ottica Monteceneri
“La prima batosta – racconta Loretta Picchi della Foto Ottica Monteceneri, ad Arese con i suo negozio dal 1984 e prima ancora a Milano dal 1956 – è stata la chiusura di piazza Dalla Chiesa. Magari sono anche affezionati, ma non tutti hanno voglia di fare il giro dell’oca per raggiungerci. Cambiano le abitudini e si sono perse tutte quelle vendite di passaggio come gli occhiali da sole e i liquidi delle lenti a contatto. E subiamo la concorrenza del centro commerciale. Ci vogliono anni per recuperare. Ora parte un nuovo cantiere che dicono durerà tredici mesi. Nella via toglieranno i posti auto e hanno già messo i parcheggi limitrofi da una parte all’altra del centro storico, a pagamento. Per noi era più che sufficiente una bella sistemata, una bella pulita. Per fortuna non abbiamo dipendenti”.
Davanti alle sue vetrina Loretta ha creato a proprie spese la rampa per i disabili e un vero e proprio salotto con tanto di panchine e cancellata in ferro battuto. Ora il comune rifarà la cancellata e metterà nuovi arredi. Il tutto senza alcun rimborso a Loretta.
Andrea Murari, la “La Tabaccheria del Centro”
Dopo l’ultimo titolare, in via Caduti la tabaccheria è stata chiusa un anno. Andrea Murari, trasferitosi da Bollate, l’ha riaperta nel 2023. I lavori nel centro storico preoccupano moltissimo lui e la madre. “Abbiamo appena ingranato – spiegano – e il cantiere ci taglia le gambe. Senza posti auto perderemo tutta la clientela di passaggio e l’affluenza pedonale verrà limitata. Per settecento metri di strada, i tempi del cantiere sono fuori da ogni logica. Come fanno a metterci un anno? Noi qui offriamo tutti i servizi. I pacchi, i pagamenti delle bollette, la stampa di documenti, le fotocopie, i fax, la ricarica dei telefoni. Molti dei nostri clienti sono anziani, anche di novant’anni, persone che non hanno dimestichezza con il computer. Siamo preoccupati per la perdita di fatturato a fronte dei costi che abbiamo fra affitto, canoni di Stato, bollette e tasse. Queste riconversioni delle città le stanno facendo dappertutto, ma nessuno le vuole. E’ una cosa un po’ strana. Sembra calata dall’alto”.
Andrea ha 46 anni ed è un tecnico informatico. Ha lavorato in varie aziende, ma lo stipendio non si è mai alzato più di tanto. Ora sta tentando la carta del piccolo imprenditore. Ma il cantiere non rientrava certo nel suo rischio d’impresa.
“Eppure – chiedo – ai ragazzi si dice che bisogna studiare informatica”.
“In Italia no, – risponde Andrea – in Italia bisogna seguire il padre che fa l’idraulico. L’unico lavoro un po’ pagato è quello dei super ingegneri. Che però vanno in Germania. I giovani vanno via, in posti di schifo, dove si mangia di schifo. Ci sarà un motivo? Non è che sono tutti pazzi sti giovani”.
“I soldi potrebbero essere utilizzati per sistemare le altre strade di Arese che hanno tante buche”, commenta Marina, da otto anni titolare del suo negozio di parrucchiera a inizio via Caduti preoccupata anch’essa dei lavori di rifacimento del centro storico. Per tre giorni la settimana (martedì, mercoledì e giovedì), Marina resta aperta fino alle 22, dando un servizio utile alle sue clienti. Anche per lei è un problema l’eliminazione dei posti auto e la messa a pagamento dell’autoasilo di via Degli Orti.
“Ho scelto di aprire qui il negozio – spiega – perché sapevo che c’era l’autoasilo gratuito e i posti auto in via. Le mie clienti escono alle 22 e non possono posteggiare troppo lontano. C’è un problema di sicurezza e di economicità. Poi c’è un problema ecologico. L’asfalto è brutto, in estate si surriscalda e fa aumentare il calore. Non so quanto le persone possano venire qui a sedersi sulle panchine roventi. La pietra tiene più fresco. Con molta meno spesa, avrebbero dovuto chiudere le fughe e tenere i sanpietrini”.
Irene Corsa e Luca Matrilò, “The Legend”
Irene e Luca sono due soci giovani che lavorano in tandem nel loro negozio di parrucchieri “The Legend”. Inutile anche per loro il rifacimento del centro storico. “Dicono che serve per far rivivere il paese – commenta Irene a nome anche di Luca– ma non con queste modalità. A noi il cantiere toglierà un sacco di visibilità e porterà disagio dal non avere più i posti auto. Gli incontri che abbiamo avuto in comune non ci hanno rassicurato per nulla. I ristori non sono un aiuto perché tutti abbiamo dei costi fissi e purtroppo quello che ci daranno non basterà. Noi abbiamo l’affitto, le bollette salate di corrente, riscaldamento, l’acqua e i prodotti che usiamo hanno una scadenza. Temiamo molto il taglio del fatturato”.
Francesca Vettore, “Il Salone di Baba”
Francesca ha un’attività di toelettatura per animali da compagnia in via Caduti. Per risparmiare sull’affitto, in questi giorni sta traslocando da un lato all’altro della strada. “Io ho investito per spostarmi – dice Francesca – e per fare i nuovi lavori ho fatto un prestito. Non nego di essere preoccupata. Il risparmio che avrò sull’affitto mi consentirà di affrontare i costi elevati delle bollette per il consumo della corrente e dell’acqua calda che si aggirano attorno alle 1.200 euro al mese, cui si aggiungono internet e le tasse sulla partita Iva. L’eliminazione dei posti auto sarà un problema. Io ho clienti anziani che hanno la necessità di parcheggiare vicino. Spero di non aver fatto il passo più lungo della gamba”.
Salvatore Cascio, “Il Barbiere”
Salvatore Cascio è da vent’anni il ‘barbiere’ che dà su piazza Dalla Chiesa. “L’ho vista rifare tre volte – dice – e mi chiedo se era proprio necessario. Per il nuovo cantiere, penso che subirò meno di altri. Io ho la mia clientela fissa. Non ho più il mutuo. Ho l’acqua, la luce e la tassa rifiuti. Hanno detto che ci toglieranno l’Imu e non ci faranno pagare alcune cose. Il problema per tutti è il posteggio. Dove andremo e dove andranno quelli che abitano qui? Dicono che i lavori dureranno un anno. Se iniziano di qua saranno sei mesi. Altrettanto sullo sbocco di via Mattei. Il problema maggiore sarà per coloro che sono in mezzo alla via. Mi metto nei panni di quel ragazzo che ha ritirato su la tabaccheria…”.
Fawsy Mussa e Susan Guirguis, “Speedy Pizza”
Fawzi e Susan sono due egiziani marito e moglie, in Italia dal 1997, ad Arese da dodici anni. Gestiscono la pizzeria d’asporto con forno a legna “Speedy Pizza”. Per loro la preoccupazione maggiore sono le consegne dai fornitori di legna, farina, bibite, mozzarella eccetera. Tutta merce pesante che viene scaricata dai furgoni dei fornitori davanti al loro negozio.
“Dal comune, nessuno mi ha detto nulla su come dobbiamo fare – racconta Fawsy – e su come loro sono organizzati. Sul retro abbiamo la corte, ma rimane chiusa l’entrata del cancello. Come possono fare i ragazzi a scaricare il materiale? Poi stanno parlando di un anno per rifare cinquecento metri di strada. Mica metteranno a lavorare tre o quattro operai?”.
Tra affitto, corrente e gas i costi di Fawsy e Susan si aggirano sui circa 2mila euro mensili. E’ chiaro che anche loro sono preoccupati di vedersi diminuire le entrate per il disagio dell’accesso alla via. “Ci stiamo confrontando con tutti – dicono – e nessuno è d’accordo con questi lavori”.
Graziano Lunazzi, “Tech Caffè”
Graziano Lunazzi è fra i soci della srl che gestisce il “Tech Caffè” di via Caduti. L’esercizio commerciale lavora molto con gli studenti e i docenti del Centro Salesiano dato che il negozio fa angolo con via Della Torre. Colazioni, pranzi e cene sono l’attività principale. Poi vi è la saletta interna affittata soprattutto per le assemblee condominiali. I costi mensili del Tech Caffè, essendo un ambiente grande, tra affitto, utenze, riscaldamento, Siae e stipendio di un dipendente sono notevoli. Difficile per Graziano quantificare quanto sarà la perdita del fatturato che sarà causato dal cantiere.
“Se anche fai la strada più bella del mondo, ma non c’è niente – considera – che ragione c’è di percorrere ottocento metri a piedi? Il problema è incentivare in qualche modo l’occupazione delle vetrine vuote. Vittorio Turconi aveva avuto l’idea di coinvolgere le grandi marche del centro commerciale a occuparle con dei temporary shop a rotazione, ma poi non se n’è fatto nulla. Di manifestazioni veramente belle ne ricordo una sola otto anni fa con la prima notte bianca, che fu molto partecipata. Per noi il tema grosso del cantiere saranno i fornitori. Io tutti i giorni ho qui i corrieri per le bibite, i gelati, il cibo”.
Ombretta T. Rinieri
Servizio completo delle due pagine pubblicate su “Il Notiziario” del 14 marzo 2025 a pag. 67
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7 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Cultura, Cultura Locale, ex Alfa Romeo, Locale, Nazionale, Politica, Sindacale |
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ARESE – Armando Calaminici, nato a Catanzaro il 20 gennaio 1938, è un politico di lungo corso del panorama aresino e nazionale. E’ stato in Alfa Romeo sindacalista di operai e impiegati iscritti alla Fiom Cgil, deputato per il Pci dal 1976 al 1983 nella VII e VIII legislatura, vice sindaco e assessore a urbanistica e lavori pubblici ad Arese nelle giunte Gentili dal 1985 al 1993 rette dalle coalizioni ‘anomale’ Dc-Pci, vice sindaco nella giunta di Rosella Ronchi sempre con le stese mansioni, consigliere di minoranza durante i dieci anni delle giunte Perferi, mente grigia e consigliere del centrosinistra cittadino attraverso le varie fasi evolutive del partito Pci-Pds-Ds-Pd.
Una biografia ricca di storia, le cui vicende personali e locali s’intrecciano strettamente con quelle nazionali della politica industriale e sociale del nostro Paese. Con questa intervista, il “Notiziario” ne coglie la testimonianza.
Diplomatosi perito meccanico all’istituto “Ercolino Scalfaro” di Catanzaro, Armando Calaminici si distingue fra i migliori studenti in Italia e vince una borsa di studio dell’Alfa Romeo.
“Sono arrivato a Milano nel 1958 – racconta – per frequentare al Portello un corso di perfezionamento di dieci mesi in perito industriale quando ancora li sfornava la scuola aziendale, mentre in seguito prese ad assumerli già diplomati. Dal punto di vista formativo è stata un’esperienza unica. Eravamo circa venticinque ragazzi, tutti primi classificati nelle proprie scuole. Il corso aveva una parte teorica e una pratica. Si giravano tutti i reparti e alla fine si era imparato a conoscere tutto il ciclo di produzione dell’auto. A dirigere la scuola c’era l’ingegner Trabucchi, severo, che mensilmente compilava una graduatoria che teneva conto dei rendimenti e della puntualità con cui timbravamo il cartellino”.
La borsa di studio ammontava a 24mila lire nette e a seconda della graduatoria, se ne aggiungevano 4-3-2mila lire in più. “I soldi – continua Calaminici – ci bastavano a pagarci l’affitto della stanza che la stessa scuola dell’Alfa Romeo ci destinava presso famiglie della zona. In fabbrica c’era la mensa a mezzogiorno e sera. Si mangiava bene e si pagava poco”.
All’epoca tutta la produzione delle vetture era all’interno del Portello, dalla meccanica con i motori, i cambi e le sospensioni alla carrozzeria, dallo stampaggio della lamiera alla verniciatura alla vestizione degli interni. “In forgia – ricorda Calaminici – c’era un maglio della potenza di 35mila chilogrammi innovativo per quei tempi perché non aveva l’incudine e il martello, ma due mazze che si muovevano e si incontravano in aria a una certa altezza e ciò evitava vibrazioni eccessive sul pavimento. Sotto il maglio si lavoravano pezzi d’acciaio riscaldato per realizzare alberi motori, bielle e sospensioni. Questa tecnologia mi ha affascinato e quando sono stato assunto nel 1960 al termine del corso sono entrato all’ufficio per il disegno tecnico dell’attrezzatura dello stampaggio a caldo”.
All’Alfa Romeo c’era un presidente illuminato come Giuseppe Luraghi che teneva alla professionalità dei proprio dipendenti.
“Una persona eccezionale – dice Calaminici – che prevedeva scambi di esperienze fra noi tecnici dell’Alfa Romeo e altre società. Così nel 1965 siamo stati mandati per tre mesi in Inghilterra presso una società che aveva una grossa forgia. Lì ho perfezionato anche la lingua di cui avevo già una certa esperienza. Mentre procedevo nella carriera ho iniziato a occuparmi di questioni sindacali e nel 1969 sono stato eletto delegato d’ufficio e nel 1971 dirigente interno della Fiom Cgil”.
Intanto l’Armando aveva conosciuto Luciana Brugnoli che lavorava come segretaria del dirigente della fonderia che sarebbe diventata sua moglie e nel 1970 si era iscritto al Pci. Sono stati anni di fermento sindacale, anche perché nel frattempo era sorto ad Arese il nuovo stabilimento e per un certo numero di anni la catena di montaggio di una stessa auto era spezzata tra il Portello e Arese.
“Quando nel 1970 mi sono iscritto al Pci – spiega Calaminici – avevo già conosciuto tanti compagni bravi, riformisti che mi hanno sostenuto. C’erano anche gli stalinisti, ma erano pochi, vecchi e non contavano nulla. Affiancando operai e impiegati mi ero distinto nelle piattaforme aziendali, che spesso hanno anticipato i contratti nazionali. Ma è anche vero che all’interno dell’Alfa Romeo avevamo una dirigenza che ci ascoltava. Quando nell’87 arrivò la Fiat, ci accorgemmo che era un colosso con i piedi di argilla. Noi eravamo partecipazioni statali, ma eravamo più avanti di loro. Per dirne una, noi si entrava già coi tornelli. Loro erano fermi ai cartellini. Erano autoritari, gerarchici, non creavano il feeling con i dipendenti che avevano un coinvolgimento verso la fabbrica, la qual cosa consente di avere una produttività più alta”.
Nel 1976 Calaminici viene candidato al Pci alle elezioni per il parlamento, ottenendo un successo personale nella lista Milano-Pavia con capolista Luigi Longo inaspettato anche per la dirigenza del partito. Rimarrà deputato per due legislature consecutive,la VII e l’VIII, fino al 1983 distinguendosi nella commissione trasporti.
“Sono diventato deputato – racconta – nel primo governo Andreotti della ‘non sfiducia’: nel’76 il Pci si è astenuto secondo l’accordo sul compromesso storico raggiunto tra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Poi nel ’78 c’è stata l’uccisione di Moro. Io sono arrivato a Roma il giorno che lo hanno sequestrato. Un’atmosfera pesante. Ma la situazione più difficile era in Alfa Romeo dove si erano infiltrare le brigate rosse che sobillavano gli operai, spesso i più giovani, su posizioni estremiste scavalcando la sinistra. E’ un meccanismo che purtroppo si può ripetere sempre”.
Quelli sono anche gli anni dell’ascesa di Bettino Craxi, che impugnando il risultato elettorale del 1976 aveva messo in crisi il segretario del Psi Francesco De Martino e preso il posto.
“Lui è quello che rinnegò tutta la cultura dei socialisti – dice Calaminici , che lo vide all’opera in parlamento – ed è colui che insieme a Ciriaco De Mita imbeccò Romano Prodi a dare l’Alfa Romeo alla Fiat che la pagò infinitamente poco rispetto a quello che valeva in ratei diluiti in sette anni. Per dare un’idea a spanne, siamo a un pagamento di mille miliardi contro un valore di 44mila miliardi. Stiamo parlando di un gruppo che nell’87 aveva fabbriche al Portello e ad Arese, una a Pomigliano d’Arco e un’altra, storica, nelle vicinanze di Pomigliano che faceva la manutenzione dei motori d’aviazione e i camion”.
Terminata nell’83 l’esperienza romana, Calaminici torna ad Arese e rimane in Alfa Romeo fino al 1994. Ma in fabbrica tutto era diverso. Si licenziava e si esternalizzava parte della produzione. Intanto nell’85 era iniziata la sua carriera politica in Arese in qualità di vice sindaco e assessore all’urbanistica e all’edilizia nelle giunte Gentile e poi nella giunta Ronchi e, a seguire negli anni duemila, consigliere di minoranza durante i dieci anni del mandato Perferi. La sua presenza nella sezione del Pd è tuttora costante e di riferimento per gli aderenti. Dall’Alfa Romeo era andato in pensione nel 1994, avendone vissuto gli anni d’oro e della decadenza.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 7 marzo 2025 a pag. 58
4 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Commercio, Sanitaria, Sociale, Tecnologia |
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ARESE – Dal 3 marzo 2025 è attivo all’interno del centro commerciale di Arese un servizio interattivo gratuito per le persone sorde. Denominata ‘heart/t’, l’app è basata sul linguaggio Lis (lingua dei segni italiana) ed è stata ideata in occasione della ‘Giornata Mondiale dell’Udito’ .
Attraverso la videochiamata di ‘Heart/t’ i visitatori de Il Centro avranno a disposizione in tempo reale un interprete che li aiuterà a interfacciarsi con gli operatori dei negozi e dei servizi della galleria commerciale, consentendo lo shopping autonomia .
Il servizio, che è attivo sette giorni su sette dalle ore 9 alle ore 21, si attiva immediatamente scansionando il QR Code presente nei negozi e nei punti informativi de Il Centro.
O.T.R.
3 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Associazioni, Bianca, Buone notizie, Cittadini, Cronaca, Giudiziaria, Impegno civile, Locale, Nazionale, Personaggi, Politica |
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Nella foto, fra gli altri, i genitori di Luca Attanasio, Alida e Salvatore, il Sindaco Luca Nuvoli, il Presidente del Consiglio Edoardo Buroni, Assessori e Consiglieri, la Consigliera Regionale Michela Palestra, le Forze dell’Ordine.
ARESE – “Luca Attanasio, Ambasciatore di Pace”, questa la dicitura incisa sulla targa con cui Arese ha deciso di intitolare al diplomatico italiano, ucciso il 22 febbraio 2022 in un agguato in Congo, la sala polivalente del centro civico ‘Agorà’. Con lui perirono il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo.
La cerimonia si è tenuta sabato 1° marzo 2025 alla presenza delle autorità civili e militari e di Salvatore Attanasio, papà di Luca che con la famiglia e l‘associazione ‘Amici di Luca Attanasio‘ è attivamente impegnato a ricercate la verità giudiziaria dietro la tragica morte del figlio: in Italia il processo italiano si è fermato col non luogo a procedere per Rocco Leone e Mansour Rwagaza, rispettivamente direttore e responsabile della sicurezza del Pam (Programma alimentare mondiale) per la Repubblica democratica del Congo, che accusati di non aver organizzato la sicurezza della missione, hanno presentato istanza istanza di immunità diplomatica.
Nella menzione si è ricordato come “Attanasio sia stato un uomo straordinario che ha dedicato la sua vita al servizio diplomatico italiano, distinguendosi per il suo impegno in contesti internazionali complessi. Insignito nel 2020 del ‘Premio Internazionale Nassiriya per la Pace 2020, Attanasio è stato una presenza istituzionale forte e sicura. Un diplomatico esemplare che aveva fatto del suo lavoro una missione di pace, portando aiuto e speranza alle popolazioni più vulnerabili. Ha incarnato i più alti valori di solidarietà, impegno e senso dello Stato, rappresentando un esempio virtuoso per tutti e, in particolare, per le giovani generazioni”.
Luca Attanasio ha lasciato la moglie Zakia Seddiki e le tre figliolette Sofia, Miral e Lilia. Zakia è fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia”, impegnata in Congo a salvare la vita a bambini e giovani madri.
Luca Attanasio e la sua famiglia sono originari di Limbiate. Forte quindi il legame con il territorio del Nord Ovest Milanese.
Ombretta T. Rinieri
2 Marzo 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Arte, Benessere, Cronaca, Cultura, Cultura Locale, Eventi, Patrimonio artistico, Religione, Turismo |
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ARONA – Riaperta al pubblico sabato 1° marzo la statua di san Carlo Borromeo che dal 1698 svetta dalla cima della collina di Arona sul lago Maggiore. La statua è alta trentacinque metri e al suo interno si può salire attraverso una scala a chiocciola fino agli occhi da cui ci si può affacciare per ammirare dall’alto il panorama su lago e montagne circostanti.
Il complesso monumentale comprende anche la Chiesa barocca, con al suo interno le reliquie di san Carlo e una mostra storico-architettonica e illustrativa del progetto del monumento, un giardino botanico e un parco di sculture dell’artista neoilluminista Marco Mantovani (1921-2005), allievo di maestri come Lodovico Pogliaghi e Francesco Messina.
Da quest’anno il monumento è anche inserito all’interno del circuito di abbonamento Musei Piemonte e Valle D’Aosta.
Grazie alle giornate con le temperature più piacevoli e con le ore di luce più lunghe, la visita alla statua di san Carlo sarà godibile soprattutto nei mesi di aprile, maggio e giugno 2025, nelle giornate da mercoledì a domenica e festivi (21, 22, 28, 29 aprile e 2, 3 giugno) dalle 10 alle 18:30. Al giardino botanico sono disposti anche dei tavoli pic nic per le soste prima o dopo la salita in statua. Visite fino al 4 novembre 2025.
O.T.R.
Biglietti:
7 euro per accedere al terrazzo panoramico ai piedi della Statua di San Carlo e visita al parco
10 euro per salire all’interno della statua
Ridotto al terrazzo e interno statua: gruppi (min. 25 persone), scuole e bambini/ragazzi dai 6 ai 16 anni euro 5,00 (solo per le scolaresche è inoltre prevista, ogni 15 studenti paganti, n.1 gratuità riservata a un accompagnatore scolastico indicato nell’elenco firmato dal responsabile dell’Istituto) .
Ridotto gruppi parrocchiali e oratori 3 euro
Ridotto possessori biglietto Terre Borromeo: 8 euro (terrazzo + interno statua); 4 euro (solo terrazzo)
Gratis per i bambini fino a 6 anni con però divieto di salita all’interno della statua (richiesto documento, non sono accettate le autocertificazioni),
Gratis per i disabili e gli abbonati Amp (Abbonamento Musei Piemonte)
Ai possessori dei biglietti acquistati online è garantito il salto della fila alla biglietteria
Per ulteriori informazioni e prenotazioni
www.statuasancarlo.it – statuasancarlo@ambrosiana.it / 0322 249669 / 328 8377206
Per approfondimenti:
Archelogistics che per conto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano gestisce il complesso monumentale
28 Febbraio 2025 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Aziende, Commercio, Cronaca, Economia, Sociale, Territorio |
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ARESE – Il 15 marzo 2025 chiude in via Caduti il minimarket della Cooperativa Agricola Edificatrice di Arese. Stando alla relazione del presidente del cda Marco Carcano, tenuta sabato 22 febbraio all’assemblea dei soci, la drastica decisione presa dal cda è dovuta alla necessità di salvaguardare i conti del gruppo. Dei due rami di attività, a cessare è infatti il solo negozio alimentare, mentre resta in piedi la gestione immobiliare dei diciannove appartamenti di proprietà indivisa assegnati ad altrettanti soci. In sintesi, il bilancio d’esercizio della Cooperativa presenta uno stato patrimoniale buono (gli immobili) e un conto economico pessimo a causa dell’alimentare.
Varie le ragioni. Una la clientela. Sugli oltre mille soci iscritti, coloro che realmente si recano al minimarket per acquisti in modo saltuario sarebbero quattrocento, ma quelli con una frequenza assidua solo una settantina, per lo più anziani. L’altro problema, lamentato dai clienti secondo un giro di interviste a campione del “Notiziario”, sarebbero anche i prezzi più alti rispetto ad altri punti vendita come per esempio l’Eurospin.
Stando a una rilevazione contabile, già del 2020, anno dell’arrivo di Carcano alla presidenza, il minimarket lavorava in perdita: il punto di pareggio (né guadagni-né perdite) si aggirava attorno al 1.250mila euro, mentre i ricavi dell’alimentare non andavano oltre il milione di euro con la conseguenza che le entrate degli affitti compensavano le perdite del negozio.
Paradossalmente gli anni del Covid 2020-2021 con i ripetuti lockdown sono stati per il minimarket un toccasana, perché le persone si sono servite di più dei negozi di prossimità e questo, assieme alla sospensione del pagamento dei mutui, ha consentito di tirare avanti. Ma con la ripresa della normalità, dalla metà del 2022 la situazione è tornata a peggiorare.
A fine novembre 2024 il minimarket ha registrato un fatturato annuo di poco meno di 700mila euro con una perdita anno su anno intorno al 20-25 per cento, allontanando il punto di pareggio. Cui si sarebbe aggiunta anche la situazione della gestione immobiliare.
“Anch’essa – ha sottolineato Carcano – presenta delle criticità a causa dell’altissimo costo dei mutui: sui ricavi complessivi derivanti dalle locazioni degli appartamenti e del bar che si aggirano intorno ai 180mila euro annui, il mutuo annuo è di circa 138mila e pesa per il 77 per cento delle entrate. Ho chiesto la rinegoziazione del mutuo, ma la banca ha difficoltà a rifinanziarlo. Il suggerimento avuto da più parti è stato quindi quello di chiudere il negozio, anche per la maggiore concorrenza che si è venuta a creare con l’arrivo di Eurospin, Tigros, MD eccetera. Vendendo il negozio che è fonte di perdita, la banca rinegozia il mutuo”.
Chiusura che però il cda ha temporeggiato di fare considerando il servizio sociale verso gli anziani e la necessità di salvaguardare l’occupazione dei quattro dipendenti rimasti. Nel frattempo si erano infatti dimessi per ragioni proprie il salumiere e il macellaio (non sostituiti al fine di contenere i costi il più possibile), mentre per un’altra dipendente andata in pensione si faceva avanti il problema tfr.
Il cda ha quindi aperto un nuovo fido bancario per avere un piccolo polmone finanziario, ha ritardato alcuni pagamenti al Consorzio acquisti Coop che fornisce la merce, ha predisposto un piano di rateizzazione dei debiti e ha venduto tre box (su undici, otto sono indivisi e non si possono vendere) e, per non chiudere il minimarket, ha tentato di trovare imprenditori che se ne prendessero carico. Ma senza successo.
“Siamo andati avanti galleggiando – ha detto Carcano – ma ora la situazione è insostenibile. Mentre due anni fa il mio problema era mantenere un servizio, adesso il mio problema è mettere in sicurezza la Cooperativa, non il negozio. Perché andando avanti così si rischiava di ledere lo stato patrimoniale. Chiudendo e anche senza affittarlo, per la Cooperativa c’è già un vantaggio”.
Ora le soluzioni prospettate all’assemblea sono le seguenti: proporre i locali in affitto al mondo dei servizi (assicurazioni, previdenza integrativa, viaggi, ecc); dividere i 250 mq dei locali dandone 150 mq per un’attività tipo scuola di danza (pare ci sia un’offerta in tal senso) o showroom e destinare gli altri 100 mq al mantenimento di un piccolo negozio alimentare di prossimità, affittandolo in una logica di conduzione familiare per continuare a dare il servizio a talune fasce della popolazione.
Carcano lavorerà su queste possibili soluzioni fino alla fine del suo mandato, che scade nel giugno 2026.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 28 febbraio 2025 a pag. 58
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