“Senza concretezza il sostegno ai negozi di vicinato”
8 Aprile 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Bandi, centro commerciale Arese, Cittadini, Commercio, Cronaca, Economia, ex Alfa Romeo, Inchieste, Locale, Politica |
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Si avvicina l’apertura del centro commerciale. Molti negozianti delusi dall’incontro con l’Amministrazione. Per poter partecipare ai bandi è necessaria della liquidità che non c’é. Servirebbero invece sconti sulle tasse rifiuti, aiuti per l’affitto e più parcheggi
ARESE – Sconfortante per i commercianti aresini l’incontro avuto lunedì 4 aprile in auditorium con l’amministrazione comunale sull’economia locale. “Noi abbiamo bisogno di soluzioni pratiche e non di uno studio urbanistico sui distretti naturali del commercio. La situazione la conosciamo benissimo da soli”, è un po’ il commento generale di coloro che hanno ascoltato fino a ben oltre le 24 della notte gli interventi del sindaco Michela Palestra, dell’assessore Giuseppe Augurusa, dei responsabili di settore comunali Elisabetta Ubezio e Sergio Milani e dell’architetta del Centro Pim Cristina Alinovi, che ha tracciato un’ipotetica strada del commercio da Nord a Sud per collegare i distretti naturali di via Caduti, Mimose, Einaudi, Giada e, novità, piazza XI Settembre al posto di quello del Gran Paradiso.
Il contraccolpo sui negozi di vicinato dell’apertura a metà aprile de “Il Centro”, come è stato ribattezzato l’Arese Shopping Center”, sarà inevitabile. Ne è sempre stato cosciente anche l’investitore dell’Iper Marco Brunelli, che a compensazione delle perdite e per sostenere i negozianti locali ha consegnato ad Arese e Lainate 4,5 milioni di euro. Di questa cifra, Arese ne ha incamerati 2.520.000, pari al 56% delle risorse.
La giunta Palestra ha sempre sostenuto di non voler distribuire tali risorse a pioggia per scongiurare il fatto che il fondo si trasformi in una sorta di tfr dei commercianti per abbassare la saracinesca e, quindi, per distribuirle ha emesso dei bandi dove la parte più grossa, 1.864.800 euro (il 74% dei 2.520.000), è stata destinata alla riqualificazione urbanistica dei distretti. Bando non ancora partito perché si svilupperà nei prossimi mesi e andrà a concretizzarsi non prima del 2017. Coinvolgerà il comune, gli amministratori condominiali e consorzi di commercianti, comporterà l’aggregazione di privati e il reperimento di polizze fideiussorie di garanzia.
Per le dirette tasche dei negozianti sono stati pensati altri tre bandi che però non hanno sortito l’effetto voluto. Il primo (dal 24 marzo al 25 maggio 2015) stanziava 50mila euro per nuove attività, riconoscendo al singolo 5mila euro a fondo perduto su un investimento di 10mila euro. Si è aperto e chiuso con un nulla di fatto. Sulla sua falsariga se ne è tenuto un altro, (dal 12 giugno all’11 agosto 2015) per esercizi di alimenti e bevande: è stato partecipato da quattro operatori e ha allocato l’80% dei 50mila euro stanziati.
Il terzo bando (dal 30 dicembre 2015 al 29 aprile 2016) è in corso. Il fondo è di 556mila euro e stanzia il 50% a fondo perduto fino a 15mila euro su investimenti per 30mila. L’investimento minimo per poter accedere è di 5mila euro.
I 100mila euro che rimangono dell’iniziale fondo di 2.520.000 euro saranno destinati ad attività minori come il marketing territoriale.
“Ci devono spiegare cosa possiamo chiedere noi? – dicono i negozianti da noi ascoltati – Perché il bando aperto parla di sicurezza, innovazioni, registrazione di brevetti, piuttosto che studi per vedere come fare meglio la concorrenza. Mettere l’antifurto o le telecamere non ci rende più competitivi rispetto al centro commerciale. Viene rimborsato il 50% dell’importo della fattura di un lavoro, ma se rischiamo di chiudere perché non abbiamo più soldi e lì ce ne toglieranno ancora di più, dove li andiamo a trovare 2500 euro per mettere delle telecamere o comprare dei brevetti? Non ci servono. Noi abbiamo bisogno di liquidità. Quindi sconti per esempio sulle tariffe urbane dei rifiuti. Valutiamo i bilanci di chiusura quest’anno e ciò che abbiamo perso e dacci 200mila euro al mese per aiutarci a pagare l’affitto dei muri!”.
Ecco la concretezza dei commercianti. Partecipazione alle spese attive, riduzione dei costi sull’immondizia e la risoluzione delle operatività come asfaltature delle strade e parcheggi che non ci sono. Come hanno lamentato i negozianti del Giada e il proprietario di Aresport Arese in viale Resegone, la vetrina da quarant’anni più “in” di tutta la città.
Critiche anche sulla puntualità dell’incontro. “Andava fatto un anno fa – rilevano – al Giada infatti il 33% dei negozi ha chiuso. Alle Mimose ha chiuso il 30%. Inoltre, posto che questi soldi sono stati dati per le nostre sofferenze, perché non valutare a un anno dall’apertura del centro commerciale i nostri bilanci. Tu amministrazione vedi quanto abbiamo perso e partecipi alla perdita. Più chiaro di così. Il presidente del consorzio delle biblioteche si è offerto di aiutarci nell’interpretazione dei bandi quando a noi serve una mano per risparmiare sulle spese della cartellonistica pubblicitaria”.
Infine, sempre per la concretezza, i commercianti chiedono un nuovo bando che elevi gli stanziamenti a fondo perduto al 70-80% delle spese sostenute invece che del 50 per cento.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 8 aprile 2016 – pag. 73)