Centenario Alfa Romeo, quando negli affari c’era un’etica e una responsabilità sociale
14 Dicembre 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Aziende, Cronaca, Cultura, Documenti, ex Alfa Romeo, Imprenditoria, Personaggi, Sociale |
Commenti disabilitati
|
Dalla storia le ragioni di una passione alfista intramontabile nel tempo
MILANO – “Nicola Romeo, un poeta degli affari”. Così titola il professore Andrea Kerbaker nella sua prefazione all’epistolario di Nicola Romeo con la bisnonna Assunta. Pagine da cui traspare “un alto senso dei valori” che lo hanno spinto a donar loro nuova luce quale testimonianza sulla personalità etica di un personaggio che ha creato e percorso un tratto importante della storia industriale d’Italia.
Una volta a Milano, dopo aver terminato il Politecnico a Napoli e la specializzazione in Belgio, il fondatore dell’Alfa Romeo scrive ad Assunta Kerbaker, verso cui nutre sentimenti di vera amicizia e riconoscenza per l’accoglienza e l’affetto ricevuti negli anni universitari a Napoli dalla famiglia del compagno Ettore. Lontano da casa e preso dalla nostalgia per aver dovuto lasciare la propria terra, Nicola Romeo racconta ad Assunta, cercandone la solidarietà, i suoi primi tempi difficili al Nord e il fatto che per riuscire a farsi strada, lui ed Edoardo, debbano lavorare “instancabilmente”.
“Vi è nelle lettere – ha rilevato Ferruccio De Bortoli nella presentazione alla Kasa dei Libri del libello curato da Andrea Kerbaker – la crescita di un orgoglio di un’appartenenza milanese. Lo si vede soprattutto nelle cartoline illustrate che lui sceglie, forse neanche a caso, e che danno il senso di questa Milano del progresso tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Vi è anche una cartolina dove lui scrive sopra una litografia del nuovo Parco Sempione che è in qualche modo il risultato di quella straordinaria stagione di Milano. Il Castello. La stazione centrale. Vi sono le cartoline scritte anche in inglese, rapide, però molto belle, come se fosse una sorta di esercizio che lui si imponeva. Si potrebbe mettere come sottotitolo l’”educazione sentimentale” di un imprenditore, perché queste lettere descrivono con una lingua assolutamente viva tutte le angosce del lavoro e soprattutto la coscienza del ruolo che un imprenditore assume nei confronti dei suoi collaboratori e della società in generale”.
Sono lettere, quelle di Nicola Romeo, che secondo il professore universitario Andrea Kerbaker, dovrebbero essere lette nelle scuole di management. “Non è per deludere l’idealismo di Andrea – ha ripreso De Bortoli – ma credo che oggi negli affari ci sia poca poesia o perlomeno ce ne sia molta meno del passato e ci sia assolutamente scarso spazio ai sentimenti. In queste lettere vi è un’etica della responsabilità che pensandoci accomunava molti imprenditori dell’epoca e anche di epoche successive. Tutta la prima industrializzazione italiana è fatta da figure per certi versi mitiche, che in un qualche modo avevano dedicato tutto se stessi alla creazione di un’impresa e quindi alla partecipazione della crescita di un’intera società. Tra l’altro, senza distinzione fra capitale privato e pubblico, dato che l’Alfa Romeo diventerà pubblica. Ricordando il contributo di Giuseppe Luraghi allo sviluppo e all’affermazione sui mercati dell’Alfa Romeo, mi viene in mente che anche nel suo caso si trattasse di un umanista. C’è la poesia degli affari e c’è la poesia delle auto Alfa Romeo. Nei momenti migliori Luraghi raccontava di questo rapporto fisico con il prodotto, di questo rapporto sentimentale. Che è una delle caratteristiche dell’Alfa Romeo, perché è un legame, quello degli alfisti, che resiste anche oggi e che non c’è per esempio per altre marche”.
Nicola Romeo interpreta una fase romantica della prima industrializzazione seppure non manchino peraltro i dispiaceri, le veglie, le rivalità descritti in alcuni passaggi delle lettere quando parla dell’ambiente degli affari milanesi, ostile e freddo, ma che lui deve trovare il modo di superare. “Spesse volte – ha continuato il giornalista – i sentimenti vengono giudicati alla stregua di debolezze. Licenze per certi versi censurabili. L’assestment dei dirigenti in un’azienda normale non viene fatta con questi principi. Oggi il giudizio si dà sull’identità forte, decisa. Se un manager scrivesse oggi ciò che emerge dalle lettere Kerbaker verrebbe semplicemente licenziato. Cosa ce ne facciamo di un manager così sentimentale che perde tempo a scrivere a una signora? Che non è neanche sua parente alla fine…Eppure vi è in queste lettere una raffinata civiltà della corrispondenza che fa tenerezza leggere. Vi è un’ansia nello scrittore che è un’ansia di qualche cosa che si possa interrompere, allora a un certo momento dice: “Dovrei poterle scrivere domani”. C’è sempre: “Non dimentichi il suo”, che poi è una richiesta di affetto”.
Ombretta T. Rinieri
Leggi anche:
Alfa Romeo, ecco la vera storia dimenticata
1915-2015, Centenario Alfa Romeo
Centenario Alfa Romeo, da un baule di casa Kerbaker le lettere di un giovane Nicola Romeo
Centenario Alfa Romeo, l’educazione alle “idealità alte”
Centenario Alfa Romeo, il Nicola Romeo filantropo
Centenario Alfa Romeo: il rovescio della medaglia