Cooperative di via Di Vittorio: chiesto parere alla Corte dei Conti
20 Novembre 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cittadini, Cronaca, Edilizia, Locale, Politica, Sociale |
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Si attende di capire quali siano i conteggi giusti, ma tra i residenti serpeggia una percezione di ingiustizia
Arese – Come richiesto, l’Amministrazione comunale ha consegnato ai condomini delle cooperativi di via Di Vittorio, in polemica con l’ufficio tecnico per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà del terreno su cui sono costruite le palazzine dei civici 13, 15 e 17, la richiesta di parere inoltrata alla Corte dei Conti sull’esattezza del conteggio eseguito.
Il motivo del contendere, infatti, è dato dal fatto che a seguito di un sentenza favorevole alla proprietaria originaria del terreno che aveva fatto ricorso con il basso prezzo di esproprio applicato dal Cimep, gli assegnatari degli alloggi hanno pagato nel 2005 alla Promez fior di milioni per la differenza (da 8mila lire a 147mila lire al metro quadrato) per tutta l’area del comparto Are6. Ossia, sia per la parte privata all’interno delle recinzioni dei condomini che per la parte pubblica dove insistono le opere di urbanizzazione quali strade, giardini, parcheggi e marciapiedi (vedi Il Notiziario del 6 novembre 2015 a pagina 72).
I condomini di via Di Vittorio si sono quindi tornati a riunire martedì 17 novembre per discutere nel merito del quesito proposto alla Corte dei Conti dal responsabile del settore urbanistico Sergio Milani e firmato digitalmente dal vice sindaco Enrico Ioli.
Il testo, che richiama tutti gli articoli di legge in materia, entra nello specifico della questione solo nella parte del valore di riscatto delle 8mila lire (tacendo sul fatto che i condomini hanno dovuto pagare a suo tempo un maggior onere per tutto il terreno) o solo di quella residenziale. Se pure formalmente la richiesta di parere sia stata presentata correttamente, la percezione dei cittadini espressa durante la riunione è stata quella di “un tirare l’acqua al mulino del comune”, di sostanziale ingiustizia. Tra un’interpretazione e l’altra vi è una differenza in più o in meno di 10mila euro a seconda dei millesimi dell’appartamento. Pertanto il prologo con cui le domande sono state introdotte non ha soddisfatto gli aresini presenti e in tal senso Milani è stato duramente criticato.
“La legge per il riscatto del diritto di proprietà – è stato detto – è nata per facilitare gli assegnatari degli alloggi in edilizia popolare e non per penalizzarli. Qui ad Arese ci si perde fra codicilli, mentre vi sono comuni dove non è stato fatto pagare nulla. Nel farci i conti ci hanno detto che ci viene riconosciuto solo il 52%, rivalutato oltretutto, e non anche l’altra parte perché è quella ceduta al comune”.
Altri assunti hanno riguardato il fatto che a un anno dalla delibera consiliare (novembre 2014) con cui si dava la possibilità di avere la piena proprietà del bene con la riduzione del 50% del valore ancora non si era pervenuti a un conteggio equo e si debbano attendere oltre modo i tempi di pronuncia della Corte dei Conti. Cui, va detto, può proporre richiesta di parere solo l’ente pubblico e non il cittadino.
“Non essendo stata fatta una domanda diretta, come può la Corte dei Conti comprendere che il terreno lo abbiamo pagato tutto noi? – è sorta la domanda – E lo abbiamo pagato tutto come se fosse un edificio, 105 per dentro, 105 per le opere pubbliche fuori!”. “Il comune deve scalare dal riscatto i soldi che si sono versati anticipatamente alla proprietà. Stop. Le cooperative costruttrici hanno pagato infatti solo il valore iniziale di 8mila lire. Tutto il resto lo abbiamo versato noi”, si è accavallata una voce.
Oltre un centinaio le famiglie di via Di Vittorio coinvolte nel riscatto milionario richiesto dal comune. Non cita il numero nel suo quesito l’ufficio urbanistico, ma ne rileva l’importanza nella parte in cui annota che l’applicazione della novella introdotta ha fatto pervenire all’ufficio “numerose richieste di stime”.
“Ci ritroviamo a dover trattare – è stato detto con amarezza – come se fossimo dei commercianti di appartamenti e non come persone che si sono accollate un mutuo di trent’anni per pagare questa maledetta casa”. Ma c’è anche stato chi ha rassicurato tutti, confidando nella competenza della Corte dei Conti: “Nel 2014 la Corte ha già emesso una delibera sul conguaglio versato dall’assegnatario, per cui dovrebbe darci ragione. Non sono degli incompetenti. Nella sua delibera del 2014, la Corte dei Conti non ha fatto distinzione tra area ceduta al comune e area residenziale”. Ora non resta che attendere la pronuncia della Corte.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 20 novembre 2015 – pag. 73)
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