Salvini, i medici sono troppo pochi: chiesto un confronto con Maltagliati
15 Giugno 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Sanitaria |
Il direttore generale dell’azienda ospedaliera Salvini Ermenegildo Maltagliati (secondo da desttra) insieme con il direttore generale dell’Asl Provincia Milano 1 Giorgio Scivoletto (terzo da destra) e i sindaci di Cesate Roberto Della Rovere (primo da destra) e di Rho Pietro Romano (ultimo a sinistra)
GARBAGNATE MILANESE – Mancano medici in pronto soccorso, in rianimazione, radiologia e in altri reparti dell’azienda ospedaliera “Salvini”, che sovraintende ai presidi di Garbagnate, Bollate e Rho, mentre una trentina sui circa 480 in forze sono precari. La carenza d’organico persiste da anni, ma ultimamente per effetto del contenimento dei costi voluto dalla Finanziaria il turn over si è progressivamente ridotto fino a mandare in sofferenza il personale medico rimasto, che è costretto a svolgere molte ore supplementari rispetto alle 38 su cinque giorni settimanali dovute. Che alla fine non vengono nemmeno riconosciute per effetto di una distorsione contrattuale: i medici sono inquadrati come dirigenti, perciò non timbrano e non hanno straordinari riconosciuti, ma sono obbligati a prestare la propria opera oltre i turni dovuti.
La stanchezza metterebbe a rischio la cura dei pazienti come dimostrerebbero l’aumento delle cause per risarcimento danni avviate contro la “Salvini”. Inoltre, i medici lamentano il taglio in busta paga di 3mila euro tra il pagamento integrale della quota economica legata al risultato e quelle delle risorse aggiuntive regionali (rar). La situazione è stata sviscerata il 6 maggio scorso durante un’assemblea generale dei medici tenutasi al “Santa Corona” di Garbagnate per effetto della quale i sindacati di categoria hanno inviato mercoledì al direttore generale Ermenegildo Maltagliati una mozione nella quale chiedono l’apertura di un confronto sulle criticità denunciate. Fra le richieste più stringenti oltre alla parte economica, la sottoscrizione con l’ufficio affari generali e legali dell’azienda di un protocollo che li tuteli nell’ipotesi della richiesta di risarcimento da parte della Corte dei Conti su “transazione decisa dal Comitato valutazione sinistri aziendale”.
“In questa azienda ci sono problemi ormai cronici – spiega Antonino Franzesi, rappresentante aziendale, provinciale e vice presidente regionale del sindacato Aaroi Emac – ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso ad aprile è stata il mancato saldo delle risorse aggiuntive regionali per i quali i sindacati stilano accordi precisi sui tavoli regionali. Secondo la direzione generale non vi sarebbero sufficienti fondi a bilancio. In realtà si è di fronte a un atteggiamento discriminatorio nei confronti dei medici rispetto al comparto (infermieri e tecnici) le cui spettanze sono state saldate. Poi ci sono i problemi di organico che si riflettono sulla cura. Vi sono una trentina di medici da stabilizzare, mentre il progressivo calo del turn over ha determinato la carenza di un’altra quarantina. Ma comunque i medici presenti erano già sottoposti a dei carichi aggiuntivi di orari nelle proprie realtà”. La situazione non è comunque omogenea. “Vi sono unità operative – specifica Franzesi – che hanno una sofferenza maggiore rispetto all’organico e fanno più ore come per esempio le strutture degli anestesisti rianimatori. I radiologi. I medici del pronto soccorso. Anche se in questo momento le criticità ci sono un po’ dappertutto: ci sono medici che ogni anno regalano all’azienda 300-400 ore. In qualche situazione si è cercato di risolvere il problema attivando in momenti particolari delle ore aggiuntive a pagamento previste dal contratto. Ma in momenti sporadici e non continuativi”.
La stanchezza si riflette sui pazienti. “Si determina – ammette Franzesi – una minore capacità del medico alle attività richieste, soprattutto in una situazione come quella degli anestesisti e dei rianimatori, che lavorano in sala operatoria, in urgenza, in pronto soccorso o sul 118”. Secondo una stima di Franzesi nei tre pronti soccorso potrebbero mancare nel complesso una decina di medici. Ma la stima è comunque difficile a causa di un’organizzazione diversa: il pronto soccorso di Rho, per esempio, ha medici dedicati. In quello di Garbagnate si alternano quelli dei reparti come internisti e chirurghi.
Ombretta T. Rinieri
(‘Il Notiziario’ – 15 giugno 2012 – pag. 65)