Il carisma di San Michele di Garicoits raccontato dal laico betharramita Mario Grugnola
24 Maggio 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Cultura, Eventi, Letteratura, Religione |
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Il carisma del Santo di Betharram come traspare dalle 642 lettere tradotte dal francese da Mario Grugnola: un grande impegno durato tre anni
BOLLATE – Il 14 maggio i Padri Betharramiti hanno ricordato il 150esimo anniversario della morte del loro santo fondatore San Michele Garicoits. Per l’occasione, oltre alle varie celebrazioni che si sono tenute a Betharran, in Italia e nel resto del mondo, è iniziata sul sito italiano della congregazione religiosa la pubblicazione dei tre volumi della “Corrispondenza” del santo cui hanno collaborato per la traduzione dal francese allo spagnolo i padri Miguel Martinez e Angelo Recalcati, dal francese all’inglese padre Dominic Innamorati e dal francese all’italiano il laico betharramita Mario Grugnola.
Grugnola, residente a Garbagnate Milanese e assiduo frequentatore della parrocchia di San Guglielmo di Castellazzo, ha tenuto ieri in oratorio, sollecitato dalle domande di Padre Ennio Bianchi, una conferenza molto partecipata sul lavoro svolto, rivelando aneddoti ed episodi della vita di San Michele tratti dalle 642 lettere tradotte per svelarne l’opera spirituale ma anche le difficoltà incontrate nell’interpretare la scrittura e il linguaggio utilizzati in quel tempo antico.
“Ho trovato lo stile di San Michele – ha raccontato Grugnola – immediato e chiaro, direi moderno, e direttissimo, senza giri di parole, allusioni, o frasi sottintese. Tante volte la difficoltà di capire il suo stile è stato dovuto a quel suo modo di essere disinibito. Per esempio quando le parole non avevano il significato che lui intendeva, le inventava. Aveva una partecipazione profonda per il suoi interlocutori, che erano soprattutto i suoi religiosi e le suore della croce di cui era padre spirituale. Costante è il richiamo al sacro cuore di Gesù” .
Quali tematiche hai trovato più ricorrenti per i laici? Il carisma di San Michele, vissuto duecento anni or sono, è ancora attuale? Gli ha chiesto Padre Bianchi. “Ai laici – ha risposto Grugnola – dava consigli su vocazioni incipienti o che sembravano incipienti e che lui invece demoliva dicendo vai per la tua strada. Sapeva essere rigoroso nelle sue prese di posizione, anche severe, ma sempre su uno sfondo di dolcezza. Perfino quando era decisamente contrariato e si esprime in maniera robusta, lo faceva sempre con un sottofondo di dolcezza. Il suo carisma è forse più attuale ora di quanto non lo fosse allora. Allora era un’epoca di preti che facevano il comodo loro e non ubbidivano ai vescovi, c’era la guerra e San Michele per rispondere alla sofferenza creò ‘un campo volante’ di preti sempre pronti ad andare ovunque li chiamassero. Allora c’era una scristianizzazione profonda. Mi pare che oggi ci sia una situazione peggiore.
I preti come sono? Meglio di allora, però in tanti casi non sembra che soddisfino l’istanza di vari strati della popolazione e penso che San Michele dovrebbe rimboccarsi le maniche per vedere compenetrate delle virtù come la carità, che è poi l’amore, l’umiltà, la dolcezza e l’ubbidienza”.
Oltre a mandare avanti la congregazione, che in quegli anni aveva in Africa i suoi discepoli nel pieno della febbre gialla e del colera, San Michele studiava per tenersi al passo con le idee che fermentavano sull’onda della rivoluzione francese. Era professore di latino, teologia e filosofia, conosceva i personaggi del suo tempo e ci ‘pascolava in mezzo’. Aveva una grande devozione per la Vergine e fu tra i primi a credere alle apparizioni di Lourdes (che è vicino a Betharram) anche perché conosceva personalmente Bernardette e la sua famiglia. A Betharran fece una vita di stenti per la povertà e il freddo.
Ombretta T. Rinieri