I ‘gonfiabili’ sono tornati a svettare al centro sportivo, però…
9 Marzo 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Centro sportivo Arese, Cronaca, Inchieste |
ARESE – Sono tornati in questi giorni a svettare i gonfiabili sul campetto di basket all’aperto del centro sportivo “Davide Ancilotto”, ma non si tratta di una riapertura al pubblico come molti avevano pensato, bensì di prove di omologazione.
Lo spazio in questione,che da sempre l’amministrazione comunale aveva lasciato al libero gioco dei ragazzi aresini, dall’arrivo della società romana è occupato dalla struttura di gomma (poco utilizzata dai bambini) nonostante le proteste della popolazione, dell’opposizione e di diversi assessori della giunta Fornaro, in primis gli allora assessori Andrea Bartolini (sport) ed Erika Seeber (bilancio). E dopo l’appello lanciato settimana scorsa dal candidato del centrosinistra Giuseppe Augurusa al commissario Emilio Chiodi affinché con i suoi poteri straordinari ricorra all’articolo 823 del codice civile per rientrare in possesso del bene, il castello di plastica che campeggia oltre la recinzione di viale Resegone é stato interpretato da alcuni quasi come una sfida da parte del gestore. In realtà, però, si tratta solo di motivi tecnici, almeno per ora. Tuttavia, dopo il ricorso al Tar da parte di Intese contro lo sfratto ricevuto da Fondazione Arese Cultura e Sport, l’impressione è di una sostanziale impotenza da parte dell’amministrazione comunale a far valere i propri diritti su un bene che è totalmente di sua proprietà: terreni e impianti sono infatti comunali. Eppure, oltre all’azione possessoria chiesta da Augurusa (anch’essa, come la sentenza del Tar, legata ai tempi della Giustizia) nei mesi scorsi altre soluzioni per sciogliere il nodo erano state prospettate. La Lega Nord, per esempio, aveva chiesto lo scioglimento della convenzione tra Comune e Fondazione per inadempienze di Facs in modo da far venire meno a Intese il suo diretto interlocutore e costringere la società romana a rapportarsi direttamente con l’amministrazione comunale. Una richiesta che mpare sia stata reiterata proprio in questi giorni a Chiodi dal candidato sindaco Seregni e dal commissario leghista della sezione artesina Turconi. Mentre dall’interno di Facs si era arrivati a ipotizzare lo scioglimento della fondazione stessa dato che essendo oberata di debiti, caricata di costi e senza introiti sia di fatto nell’impossibilità di ottemperare alla gestione del centro sportivo e impedita a controllare il suo partner speciale Intese.
Intanto Facs ha dovuto incaricare la Bersani Giardini e sborsare di tasca propria tremila euro per la potatura degli alberi sotto i tralicci dell’alta tensione presenti nel centro sportivo dalla parte della piazza del mercato. Il taglio dei rami, avvenuto l’1 e il 2 marzo, ha evitato il rischio che Terna, la società che ha in carico la linea elettrica Bovisio-Ospiate, decidesse l’interruzione del servizio (con un costo a carico dell’amministrazione comunale di circa 200mila euro) per scongiurare il pericolo di incendi dovuti al contatto dei rami (il legno è un conduttore di elettricità) con i cavi dell’alta tensione.
Un giro del “Notiziario” di buon’ora martedì scorso al centro sportivo per assistere ai convenevoli tra Facs e Terna è stata anche l’occasione per raccogliere le testimonianze di un gruppo di signore over 60, provette nuotatrici. Da segnalare di positivo il miglioramento del riscaldamento della piscina e dell’acqua della vasca rispetto agli scorsi mesi. Ma restano invece le criticità rispetto alle tariffe: l’abbonamento trimestrale del corso seguito dal gruppetto è passato da 135 euro a 160 per una ventina di lezioni in tutto. Alla cifra vanno aggiunte 40 euro di tesseramento obbligatorio. “Siamo tutte pensionate – ha spiegato la più battagliera di loro – e sinceramente l’aumento ci pesa un po’. Io poi potrei andare alla piscina di Valera dove costa meno (gestita dal Molinello di Rho) perché abito lì vicino ma sono quindici anni che vengo qui e ormai siamo un gruppo di sette-otto donne, tutte amiche, e vogliamo restare unite. Inoltre siamo affezionate alla nostra istruttrice Clara’, e ritengono che il “Cici” non debba essere a scopo di lucro ma debba essere alla portata di tutti.
Ombretta T. Rinieri
(‘Il Notiziario’ 9 marzo 2012 – pag.63)