Il presidente e i consiglieri di Facs si sono dimessi: é l’ultimo atto di una vicenda ricca di interrogativi
3 Febbraio 2012 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Centro sportivo Arese, Inchieste |
ARESE – Il 30 gennaio scorso il presidente e i consiglieri d’indirizzo di Fondazione Arese Cultura e Sport, l’organismo che per convenzione con il comune di Arese ha in gestione il centro sportivo “Davide Ancilotto” fino al 2014, hanno rimesso il proprio mandato ai soci privati e al commissario prefettizio Emilio Chiodi.
Il cdi di Facs, presieduto da Stefano Carli, era subentrato nel settembre 2011 a quello diretto da Pierluigi Pogliani con l’obiettivo di normalizzare i rapporti tra fondazione e il partner a progetto speciale Intese. Ma l’impresa si è subito dimostrata ardua. Prima di tutto per la situazione economica e debitoria ereditata. La prima presentava passività per 419.313 euro imputabili per 214.605 euro al 2009, 104.708 euro al 2010 e a 100mila euro al preconsuntivo 2011. Cui si aggiungevano debiti verso i fornitori per 315mila euro, di cui ben 260mila imputabili ai servizi energetici. Secondariamente oltre ai debiti pregressi e all’indisponibilità di contanti vi era da far fronte alle spese di un patrimonio immobiliare vetusto come il tetto delle due piscine, la pompa di back up rotta, il cambio della batteria filtri, gli impianti termici inefficienti e in parte fuori norma, gli spogliatoi fatiscenti, gli impianti d’illuminazione inadeguati e la mancanza della certificazione dei vigili del fuoco per la palestra.
Ma i veri problemi, Facs li ha incontrati nel rapporto con Intese da cui, pare, non abbia ricevuto molta collaborazione sia sulla politica sportiva (negata la riapertura del campo di free basket) che su quella contabile circa gli incassi del centro. A tal proposito fondazione avrebbe cercato di ottenere da Intese tra ottobre e novembre una rendicontazione sulle attività svolte cui però la società romana avrebbe risposto addirittura diffidando gli esponenti di Facs ad accedere agli spazi del “Davide Ancilotto”.
Alla fine il legale di Facs consigliava fondazione di risolvere il rapporto con Intese. A fine novembre Facs, denunciando l’irregolarità del rapporto precedentemente instaurato con la società privata, depositava al protocollo comunale un atto di annullamento con il quale chiedeva alla società di lasciare la struttura il 7 dicembre. L’atto, però, è stato ignorato da Intese, che anzi ha proposto ricorso al Tar.
Intanto il 2 dicembre l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici – cui si era rivolto il consigliere Giancarlo Giudici (Pd) per chiedere lumi sulla regolarità del passaggio della gestione del centro sportivo a Intese per quarant’anni a fronte di una convenzione di Facs con il Comune scadente nel 2014, e a fronte di una manifestazione d’interesse al posto di un bando pubblico europeo – chiedeva a fondazione una relazione nella quale andava specificatamente spiegato il tipo di contratto che era stato stipulato con Intese.
Il contratto tra Facs e Intese, così come la questione dei rapporti tra Intese e l’amministrazione comunale prima o dopo la manifestazione d’interesse, rimane un punto interrogativo. Formalmente sembrerebbe che non sia mai stato sottoscritto perché le parti non avrebbero mai raggiunto un accordo sui termini contrattuali e che Intese abbia in mano soltanto un documento per l’affidamento provvisorio del “Davide Ancilotto”.
Ma allora perché Intese ha continuato a opporsi alle richieste di Facs? Perché Facs non è riuscita a risolvere la situazione in quattro e quattrotto anche a seguito delle lamentele serie arrivate dagli utenti della bocciofila e dalla preside del Liceo “Falcone e Borsellino” circa la sporcizia, l’incuria ed il mancato riscaldamento delle strutture adibite alla loro attività?
Neppure Facs, così come precedenti interrogazioni proposte alle giunte Fornaro e in pectore Giudici dall’opposizione, è venuta a capo della maggiorazione delle tariffe per l’affitto degli spazi, sulla riduzione del canone d’affitto annuale del bar da 24mila a 4mila euro a favore di Arese Sport (detenuta per oltre il 70% dal procuratore di Intese, Alessandro Chiappini) e sui contratti d’ambito per la gestione dello sport. Con una fondazione paralizzata dai debiti e senza risorse economiche per l’impossibilità di incamerare direttamente i canoni delle discipline sportive, davanti alla prospettiva di un lungo iter giudiziario con Intese e con le associazioni sportive dilettantistiche il cdi e Carli non hanno che potuto dimettersi. Ora l’azione passa al commissario Chiodi.
Ombretta T. Rinieri
‘Il Notiziario’ – 3 febbraio 2012 – pag. 70