La semplicità, il segreto di Papa Francesco
5 Luglio 2013 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Religione |
CASTELLAZZO – Padre Gaspar Fernandez, 63 anni, nato nella provincia spagnola di Leon, ma argentino d’adozione per aver vissuto nel paese latinoamericano un quarto di secolo, ricopre la carica di superiore generale dei betharramiti, l’ordine religioso al quale è affidata la parrocchia di Castellazzo. E’ entrato in seminario minore ad appena undici anni ed è diventato sacerdote nel 1980. Oggi abita a Roma e periodicamente si reca in visita nelle case della congregazione sparse per l’Italia. Il 24 maggio scorso è stato di passaggio a Castellazzo dove, nella chiesetta di “San Guglielmo”, ha incontrato i padri confratelli Egidio Zoia ed Ennio Bianchi e un gruppo di laici betarramiti. L’occasione è stata propizia per un colloquio con Padre Gaspar nel corso del quale ci si è dilungati sulla teologia e sulla persona di Papa Francesco, che il padre superiore generale ha conosciuto personalmente in Argentina. Partiamo dal “Vescovo della Chiesa di Roma che presiede le Chiese della carità”, Jorge Bergoglio.
Padre Gaspar ci parli della sua amicizia con Papa Francesco. “Ma non sono suo ‘amico’ – risponde sorridendo – l’ho incontrato quattro o cinque volte in Argentina, anche prima che fosse vescovo, e con lui mi sono confessato un paio di volte”. In televisione il Pontefice trasmette molto carisma. Immagino che di persona lo sia ancora di più. “E’ una persona molto semplice – racconta padre Gaspar – per esempio quattro anni fa insieme con il padre superiore regionale dell’America l’ho visto nella sua veste di vescovo di Buenos Airese. Erano le 8,30 del mattino e lui era ad aspettarci sulla porta. Nella sua grande semplicità ci ha salutati e ci ha accolto direttamente”.
Guardandosi indietro, potrebbe dire che l’arrivo di Papa Francesco a Roma fosse un po’ nella natura delle cose? “E’ difficile da dire – considera – non lo so. Ma penso che nella Chiesa si senta il bisogno di un atteggiamento diverso rispetto a quello che era il modo precedente di rapportarsi con i fedeli dei Papi: non possiamo continuare a parlare di Gesù e della sua povertà con una enorme croce d’oro sul petto. Non possiamo continuare a tenere costumi piuttosto che abitudini diciamo, medioevali. Non possiamo. C’è bisogno di semplificare tante cose. In questo senso Papa Francesco sta dando tanti segnali. Penso che sia stato straordinario, magnifico, che non abbia voluto andare negli appartamenti papali, dove sarebbe stato tutto solo. Perché doveva rimanere isolato di là? Ha scelto di abitare a ‘Santa Marta’, che è l’albergo del Vaticano dove vengono ospitati i vescovi quando arrivano a Roma a trovare il Papa. Così Bergoglio ha la possibilità di accoglierli in un modo abituale, normale. Ancora nella semplicità. A tavola si siede oggi con uno e domani con un altro e nella convivialità le cose cambiano”.
Cadono le barriere…”Certo – conviene padre Gaspar – avvicina. Dopo è diverso incontrarsi nella riunione già programmata che dovranno tenere. Ciò non vuol dire che tutto sarà spontaneo, ma quando si incontreranno per la formalità stabilita il clima sarà diverso perché le persone avendo acquisito una maggiore familiarità avranno più facilità di comunicazione. È tutto diverso. Per questo prego il Signore che Papa Francesco possa continuare la via che ci sta mostrando che intende percorrere”.
Completando le impressione di padre Gaspar su Papa Francesco, riporto dalla rivista trimestrale “Presenza Betharramita”: “Jorge Bergoglio è un uomo austero, dignitoso, sempre vestito con il clergyman, senza paludamenti per farsi notare. Non si vedeva mai in Tv a fare dichiarazioni. Prendeva i mezzi pubblici per andare nelle parrocchie ed ha una grande sensibilità e amore per i poveri. Il giovedì santo il cardinale non celebrava mai in cattedrale, ma andava sempre a lavare i piedi ai poveri, ai carcerati, ai tossicodipendenti; ce l’ha mostrato anche da Papa. Accompagnava poi molto le comunità “las villas”, i quartieri poveri di periferia, e sosteneva da vicino i sacerdoti che lavorano in quelle zone popolari. Nelle celebrazioni all’aperto ha denunciato spesso le ingiustizie che si vedevano ancora a Buenos Aires: lo sfruttamento dei lavoratori, la vendita di persone, eccetera…Bergoglio ha voluto al Chiesa di Buenos Aires in situazione di missione permanente: ha ottenuto che i sacerdoti e i laici uscissero dalle sacrestie e incontrassero nelle strade e nelle piazze le persone per annunziare Gesù Cristo. Senza farsi notare è stato un grande protagonista nella conferenza dei vescovi ad Aparecida. Perciò tutti i gesti dei primi giorni come Papa, e che ho visto qui a Roma, corrispondono al modo di essere e di agire del cardinale Bergoglio.
Del resto aveva detto: E’ vero che se usciamo per strada, come fanno ogni uomo od ogni donna, possono accadere incidenti. Ma se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, diventa autoreferenziale e invecchia. E tra una Chiesa che incidentata che esce per strada e una Chiesa malata e ripiegata su se stessa, non ho nessun dubbio: preferisco la prima”.
Ombretta T. Rinieri