Il segreto del successo: verde e nessun palazzone
30 Novembre 2010 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, ex Alfa Romeo, Personaggi |
(Intervista all’ex sindaco di Arese Giancarlo Grandi)
ARESE – Come avvenne la trasformazione di Arese da borgo rurale a “città giardino”? “Con l’entusiasmo e la passione del fare – racconta Grandi – Lo sviluppo grandiano è uno sviluppo orizzontale. Ciò vuol dire coprire superficie, ma con pochi abitanti, mentre lo sviluppo verticale significa coprire poca superficie con tanti abitanti. Questo comporta successivamente la necessità di realizzare servizi in rapporto all’elevato numero di abitanti e quindi costi”. Al suo arrivo sulla poltrona di sindaco, trovò un piano regolatore di 140mila residenti, basato sulla verticalità. “Feci la scelta di ridurlo a 20mila – spiega – perché non sono contrario alla verticalità, ma a condizione che si facciano 30-40 piani. La casa costa meno in partenza in quanto c’è una copertura sola e l’incidenza di un solo portierato è meno pesante per chi ci abita. Ma i garage, sotto. Niente macchine fuori. Tutto seminterrato. E poi gran verde. Ma se si realizzano 80-120mila metri cubi e non si crea la possibilità di respiro si hanno situazioni come Hong Kong e Montecarlo. Allora è meglio abbassare e scendere a 4 piani”.
Sorsero i primi villaggi unifamiliari sul modello del Nord Europa, che garantiscono una certa privacy. “Giardino, giardino, giardino – racconta Grandi – e nessuno capì che fu anche un’economia dell’amministrazione comunale. Perché sono cintati e se li mantengono. Le strade interne se le mantengono, se le illuminano e il portierato è il loro. Una volta che si costruisce una casa su una sede pubblica, invece, il comune deve provvedere al marciapiede, alla luce e quant’altro. Non davo il nulla osta alla costruzione se non c’era acqua, fogna, telefono, metano. Il paese è nato senza costi. Gli oneri di urbanizzazione li ho sempre considerati una grossa stupidata. Perché non li puoi mai quantificare e poi obbligano il comune a fare i servizi. Quando viene fatto lo scavo per l’acqua, dopo questo viene chiuso. Poi viene riaperto per metterci il telefono. Chiuso e riaperto per la corrente elettrica. Chiuso e riaperto per la fognatura. Se tutto viene fatto contemporaneamente non lo paga il comune ma chi costruisce. Fatto, osservato e controllato dall’ufficio tecnico, che poi dà il permesso di costruzione. Feci tutto questo senza apportare volumetrie, senza un eccessivo numero di persone. Fu un grosso successo”.
Mentre i costruttori realizzavano i villaggi sul suo modello, il sindaco pensava alle infrastrutture. “In via Marmolada – spiega – ci sono 70 metri in cui c’è marciapiede, verde, piste ciclabili. Già allora, nel 1968. Lavorando nel nord Europa ho capito cosa significa spazio e verde. E’ chiaro, manca il mare. Manca il lago. Però entrando ad Arese si entra in un altro mondo. Mi fa piacere ancora oggi vedere la gente che cammina sugli ampi marciapiedi, che porta in giro il cane (e quanti ne ho avuti e amati, io, di cani) e scorgere i bambini nei parchi giochi che ho inventato io”.
O.T.R.
(La Prealpina 26 aprile 2006)