Ue, nessuna condanna dei centri commerciali di Arese, Bollate e Cinisello
15 Marzo 2019 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Ambiente, Appelli, Area Metropolitana, Cancerogeni, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, Estera, ex Alfa Romeo, Inchieste, Infrastrutture, Inquinamento, Locale, Nazionale, Politica, Sociale, Territorio, Viabillità |
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ma forse blocco o revisione dei piani in caso di condanna da parte della Corte europea di Giustizia per lo smog
ARESE – Il 21 febbraio scorso la commissione petizioni del Parlamento Europeo (che è una delle tante commissioni d’appoggio al lavoro della Commissione Europea, organo esecutivo dell’europarlamento, ndr) ha ascoltato a Bruxelles l’audizione dei firmatari di tre petizioni contrarie all’allargamento e o costruzione di altrettanti centri commerciali in Lombardia. Si è trattato della numero 0600/2017 con 18 firme presentata da Felice Saronni del m5s di Arese contro la variante del piano d’espansione ludico commerciale dell’ex Alfa Romeo, della numero 919/2018 con 22 firme presentata da Massimiliano Mantovani contro la costruzione del nuovo centro commerciale di Bollate e della numero 0960/2018 con una firma presentata da Maurizio Zinesi del m5s contro il progetto di ampliamento di un centro commerciale a Cinisello Balsamo.
Nella petizione di Arese i firmatari sottolineano l’impatto negativo quanto a smog e traffico che il piano avrà sull’area, riferiscono la mancanza di un’adeguata partecipazione pubblica per quanto attiene a Vas e Via e finiscono per chiedere l’annullamento dell’intera procedura di approvazione di modifica del piano al fine di garantire un’opportuna partecipazione del pubblico ed escludere ulteriori estensioni territoriali a destinazione commerciale.
Documento di lavoro dell’audizione è stato la risposta data dalla Commissione europea alla petizione di Arese in data 29 giugno 2018. Nel documento la Commissione europea ha osservato che sono gli stati membri i principali responsabili dell’attuazione del diritto dell’Unione europea in materia di ambiente e ha concluso che sono i tribunali nazionali gli organi ordinari responsabili dell’applicazione del diritto dell’Unione e in quanto tali sono investiti dell’autorità di garantire il rispetto della legislazione Ue.
“I tribunali nazionali – è scritto – trattano i ricorsi presentati dai cittadini per ottenere protezione rispetto a misure nazionali incompatibili con la legislazione dell’Unione europea o compensazioni finanziarie per i danni causati da tali misure”.
Nessuna bocciatura formale quindi all’atto integrativo dell’adp sull’ex Alfa Romeo. Per quanto attiene Arese, il documento conclude affermando che “In virtù del fatto che la maggior parte delle questioni sollevate rientra nelle competenze delle autorità nazionali la Commissione non può giungere alla conclusione che esista una violazione sistematica del diritto dell’Ue, e di conseguenza non intende intraprendere alcuna azione supplementare nel caso in oggetto. La Commissione invita pertanto il firmatario ad avvalersi dei mezzi di ricorso disponibili a livello nazionale”.
Il rimando alla normativa nazionale è stato fatto anche in merito alle petizioni numero 1253 e 1353 presentate nel 2013 dai Genitori Antismog, cui si è agganciata quella di Arese, nelle quali i firmatari sostengono la violazione delle direttive europee in merito all’inquinamento ambientale.
Nelle sue conclusioni la Commissione europea ha comunque ricordato di aver deferito l’Italia alla Corte di Giustizia della Ue per la violazione dei valori limite del pm10 in 28 zone di qualità dell’aria dopo che erano già state aperte le procedure d’infrazione nel luglio 2014 per gli sforamenti del pm10 tra il 2006 e il 2007 nel Bacino del Po, nel maggio 2015 per quello del biossido d’azoto (NO2) in Lombardia dal 2010 al 2013 e nel giugno 2016 per il superamento del Pm10 in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia (Milano, Brescia, Bergamo, Pianura urbanizzata e Fondovalle D).
Sulla dismissione ad Arese della centralina di rilevamento atmosferico avvenuto l’agosto scorso in violazione della disposizione dei punti di campionamento si attendono invece le decisioni che saranno prese dalla Commissione europea, così come annunciato il 21 febbraio scorso da Marco Gasparinetti della direzione ambiente.
La sentenza della Corte europea di Giustizia è attesa per fine anno ed è chiaro che se ci dovesse essere una condanna di riflesso, come si diceva nel Notiziario del 1° marzo a firma P.U., i progetti dei centri commerciali “dovranno essere rivisti”.
Ombretta T. Rinieri
pezzo completo e corretto nei refusi dell’articolo pubblicato su Il Notiziario del 15 marzo 2019 a pag. 66