Adp ex-Alfa Romeo: il Pd di Arese si smarca da Penati e vota contro
12 Ottobre 2010 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Ambiente, Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Commercio, Edilizia, ex Alfa Romeo, Inchieste, Locale, Politica, Territorio, Viabillità |
ARESE – Oggi in consiglio comunale (inizia alle 18, muniamoci di panini e bibite) si decidono le sorti dell’ex area Alfa Romeo. Passato l’esame sul programma integrato d’intervento a sud del canale scolmatore, si entrerà del clou della serata con l’esame in contemporanea da parte delle assemblee cittadine di Rho, Arese e Lainate dell’Adp già approvato dalla Regione Lombardia.
Il Partito democratico di Arese, sconfessato l’ex presidente della provincia Filippo Penati che l’anno scorso approvò le linee guida del Piano, ha già diffuso la sua dichiarazione di voto contrario alla proposta di ratifica dell’accordo riappropriandosi del diritto di rappresentare gli interessi locali dei propri iscritti e simpatizzanti sul territorio. Il gruppo consiliare bolla il progetto di un centro commerciale e di una quota residenziale come soluzione “minimale” dalle pesanti ricadute negative negli anni a venire su vivibilità e fruibilità del territorio.
Entrando nell’analisi delle motivazioni per il suo voto contrario, il Pd sottolinea il venir meno da parte della Regione Lombardia di tutti gli impegni sottoscritti. Da quello del 26 giugno 1997 per la reindustrializzazione dell’area a quello rinegoziato nel 2004 e scaduto il 25 settembre 2007. Da quello preso in collegio di Vigilanza il 26 settembre 2006 con le altre parti coinvolte (oltre alla Regione, Provincia di Milano, comuni di Arese, Lainate, Garbagnate Milanese, Rho, Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’Impresa, ABP s.r.l., Immobiliare Estate Sei) sulla promozione di un nuovo Adp per lo sviluppo dell’ex polo industriale e l’insediamento di attività produttive ad elevato contenuto innovativo e tecnologico a quello del 21 novembre 2007 con il quale il Pirellone si impegnava a favorire l’insediamento di imprese industriali, artigianali, della distribuzione e dei servizi nel quadro anche della nuova Fiera in modo da favorire i processi di innovazione e internazionalizzazione delle attività produttiva di beni e di servizi insediatisi nell’intera area territoriale.
Nella sua dichiarazione di voto, il Pd sottolinea inoltre il paradosso di un Adp che partendo dalla premessa sulla necessità di reindustrializzazione e rilanciare l’intera area per evitare in Lombardia ulteriori fenomeni porti alla creazione di un centro commerciale in un territorio già saturo di grossi insediamenti commerciali e destinato ad aumentare visto il progetto di Garbagnate di realizzarne uno sul suo territorio e il programmato raddoppio dell’Esselunga.
Seguono le preoccupazioni sul commercio locale: “Abbiamo ragione di credere che molti negozi saranno costretti a chiudere – scrive il Pd – e che molti altri subiranno perdite non sostenibili: infatti dalla stessa valutazione di impatto predisposta dalla proprietà emerge che il tale centro commerciale produrrà, all’interno del bacino di utenza, un notevole calo di fatturato per almeno 1.266 negozi del settore alimentare e 4.036 del settore non alimentare. Di questi, riteniamo, almeno 200 chiuderanno”. Timore confermati dalle “compensazioni” economiche in favore del commercio locale previste dallo stesso Adp. Pesante il riflesso sull’occupazione: “Non vi è alcuna garanzia sul numero dei nuovi posti di lavoro che il centro commerciale andrà a creare – Afferma il Pd – né sulla tipologia dei contratti che con tutta probabilità saranno di tipo precario e verosimilmente a basso reddito. Non viene spesa una parola/riga sulla prospettiva occupazionale per quei lavoratori, attualmente in Cigs, che a seguito della dismissione industriale di Fiat Auto hanno di fatto perso il posto di lavoro”.
Cui si aggiungono le preoccupazioni per l’ambiente: “L’Adp comporterà un notevole incremento del traffico veicolare con conseguente aumento dell’inquinamento atmosferico. Le proiezioni parlano di 150 mezzi pesanti e 1.800 auto in più al giorno, in un area già pesantemente congestionata con conseguenti riflessi negativi sulla qualità della vita e della salute dei cittadini”. E sulla viabilità per la quale “L’accordo rimanda a successivi e non meglio precisati tavoli tecnici e/o accordi oltre a porre un tetto massimo di spesa per le infrastrutture che non consente di garantirne l’effettiva realizzazione, compromettendo così la concreta risoluzione dei problemi connessi alla mobilità. Ciò senza considerare che la progettata viabilità, oltre ad avere un impatto negativo su aree verdi e di pregio naturalistico e a non menzionare neppure la metro-tramvia, facilita e crea il presupposto per successive edificazioni”.
La mInoranza è preoccupata della nuova cubatura residenziale, giudicata eccessiva in considerazione del fatto che le nuove residenze verrebbero ad insediarsi in prossimità di un’area a destinazione industriale, in un contesto privo di servizi pubblici, andando ad aggravare una situazione viabilistica già critica e non supportata da nessuno degli interventi viabilistici previsti dall’Accordo.
“Riteniamo – conclude – che si sia persa l’occasione per costruire un quartiere ad “impatto zero”, considerato che le nuove costruzioni sono previste di classe energetica “B” e non, come sarebbe stato auspicabile, di classe energetica “A”.
O.T.R.