Commissione Ue su petizione M5s atto integrativo adp-ex Alfa Romeo. Non viola il diritto comunitario
29 Giugno 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Ambiente, Appelli, Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Cittadini, Commercio, Cronaca, Edilizia, ex Alfa Romeo, Impegno civile, Inchieste, Infrastrutture, Inquinamento, Locale, Nazionale, Politica, Sanitaria, Sociale, Territorio, Viabillità |
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in modo sistematico. La Commissione europea risponde così alla petizione del m5s contro l’ampliamento e invita i firmatari a ricorrere ai tribunali italiani in quanto organi responsabili dell’applicazione del diritto Ue. Ricordata la già aperta procedura d’infrazione contro l’Italia per il superamento dei limiti di Pm10
ARESE – Sono state rese note le motivazioni con le quali il 13 febbraio scorso la Commissione europea, rispondendo alla petizione presentata nel 2017 dal m5s contro l’ampliamento del centro commerciale di Arese, ha concluso che non esista nel caso di specie <<una violazione sistematica del diritto Ue>> e il perché di conseguenza non abbia inteso <<intraprendere alcuna azione supplementare nel caso in oggetto>> invitando il promotore ad <<avvalersi dei mezzi di ricorso disponibili a livello nazionale>>.
A detta della Commissione europea, organo esecutivo del Parlamento europeo, <<I tribunali nazionali sono gli organi ordinari responsabili dell’applicazione del diritto dell’Unione e in quanto tali sono investiti dell’autorità di garantire che la legislazione della Ue sia rispettata, apportando in tal modo un contributo efficace all’attuazione dei singoli casi. I tribunali nazionali trattano i ricorsi presentati dai cittadini per ottenere protezione rispetto a misure nazionali incompatibili con la legislazione della Ue o compensazioni finanziarie per i danni causati da tali misure>>.
Insomma, per contrastare l’atto integrativo all’adp sull’ex Alfa Romeo, bisognava ricorrere in primo luogo ai tribunali italiani. La petizione ha quindi avuto il merito di sollevare il tema a livello mediatico, ma purtroppo per i cittadini firmatari non quello di conseguire effetti pratici.
Nella petizione, i diciotto firmatari sottolineavano come la variante dell’atto integrativo all’adp sull’ex Alfa Romeo del 2012 (tuttora in discussione ai tavoli aperti sul punto in Regione Lombardia) portasse il centro commerciale di Brunelli dagli attuali 77mila metri quadrati a 157mila con l’inclusione di “una pista da sci indoor sul modello di Dubai”, che provocherebbe “un disastroso impatto sull’inquinamento atmosferico causato dal traffico in una delle aree più inquinate della Regione Lombardia”.
Stando al promotore della petizione, riassume la Commissione nella parte di sintesi delle richieste avanzate dal movimento, <<il firmatario ritiene che il piano già approvato (dal commissario prefettizio dopo le dimissioni del sindaco promotore), una volta attuato, entrerà in conflitto con le soglie di emissione del Pm10 previste dalla normativa europea, essendo tra l’altro sprovvisto di alcuni documenti preliminari (quali la relazione di Via aggiornata), e continua a essere tenuto all’oscuro della cittadinanza in flagrante violazione della procedura d’informazione del pubblico e dei rappresentanti delle istituzioni. Chiede, quindi, l’annullamento dell’intera procedura di approvazione e la modifica del piano, garantendo un’opportuna partecipazione del pubblico, onde escludere estensioni territoriali a destinazione commerciale>>.
Rispondendo alle richieste contenute nella petizione, la Commissione europea ha osservato che <<spetta alle autorità nazionali competenti garantire che si tenga debitamente conto, nel quadro della procedura di valutazione ambientale strategica (Vas), degli effetti che il piano in questione e la variante proposta potrebbero avere su tutte le componenti dell’ambiente, inclusi aria e suolo. Dalle informazioni disponibili risulta che la procedura di Vas relativa al piano si è conclusa nell’ottobre 2012 e che la relazione ambientale è stata presa in considerazione in sede di valutazione del piano. La procedura ha altresì garantito la partecipazione del pubblico (erano previsti 60 giorni per presentare osservazioni).
Per quanto concerne la variante di piano, la procedura di Vas sembra essere tuttora in corso . La prima conferenza con le parti ha avuto luogo nel settembre 2016. Il firmatario sostiene che, per la procedura di Vas, le autorità competenti non hanno utilizzato la relazione sulla valutazione dell’impatto ambientale (Via) aggiornata, bensì la relazione corrispondente a un piano precedente, che si riferiva a una situazione in loco diversa. Va sottolineato che la valutazione ambientale strategica è una procedura distinta dalla valutazione dell’impatto ambientale , che deve essere effettuato per i progetti derivanti da un piano o da un programma. Laddove l’obbligo di effettuare una valutazione dell’impatto ambientale sia sancito simultaneamente dalla direttiva Vas e da altri atti legislativi dell’Unione, è possibile realizzare valutazioni integrate che rispondano allo stesso tempo ai requisiti previsti da diverse normative della Ue, nell’ottica di evitare sovrapposizioni nelle procedure di valutazione. Tuttavia gli Stati membri non hanno l’obbligo di autorizzare i piani e i programmi solo alla condizione che sia effettuata la Via per i progetti specifici derivanti da tale piano o programma.
Inoltre, per quanto concerne l’adeguata partecipazione del pubblico, le direttive Via e Vas stabiliscono i principi di base, mentre le modalità dettagliate vengono definite a livello nazionale.
Il firmatario sostiene altresì che le azioni di monitoraggio del piano saranno svolte dal promotore, il che potrebbe comportare un conflitto d’interessi. La Commissione ricorda che, nel quadro della procedura di Vas, gli Stati membri controllano gli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani e dei programmi.
Il firmatario sostiene infine che il piano in quanto tale viola la direttiva 2008/50/Ce . La Commissione è consapevole dei continui superamenti dei valori limite di Pm10 in tutta la Regione Lombardia e ha già avviato una procedura d’infrazione (n.2014/2147) per far fronte a tale violazione>>.
A tal proposito, il <<17 maggio 2018 la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la violazione dei valori limite di Pm10 in 28 zone di qualità dell’aria. Lo stesso giorno la Commissione ha adottato la comunicazione di accompagnamento COM(2018) 330 dal titolo “Un’Europa che protegge: aria pulita per tutti>>.
Ombretta T. Rinieri