Massari: “Noi siamo stati il seme del bando. Altri dovevano svilupparlo”
1 Giugno 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bandi, Commercio, Cronaca, Economia, Locale, Nazionale, Politica |
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IL CASO-3 – era un seme che veniva seminato e che andava innaffiato e coltivato
ARESE – “Fornaro ha staccato la spina il 4 dicembre 2011 e di conseguenza noi il giorno dopo siamo decaduti come giunta. Da quel momento in poi non sono stato più informato di nulla. Non avevo più titolo per poter valutare ed esercitare. Non ero più assessore”. Ricostruisce così la tempistica Vincenzo Massari, candidato sindaco della sua lista civica “Italia in marcia” in queste elezioni amministrative e assessore al commercio e alla polizia locale nella giunta Fornaro e prima ancora assessore alla polizia locale e sicurezza in quelle di Gino Perferi.
“L’inaugurazione del distretto del commercio è avvenuta il 17 dicembre con il commissario Emilio Chiodi. Sono passati sette anni e lì per lì non mi posso ora ricordare esattamente le cifre. Diciamo che ogni singolo negoziante poteva avere dei vantaggi per la continuità del commercio di vicinato. C’era il perfezionamento della videosorveglianza piuttosto che il tavolino fuori. L’idea era di dar vita all’aggregazione di tutta la struttura commerciale di Arese. Come “Distretto del commercio” siamo stati uno dei pochi comuni in Italia ad avere questa possibilità. Quello che è accaduto dopo di noi non lo so. So che non è stato più portato avanti perché nessuno se n’è più occupato, né come aggregazione di commercianti, né come assessore di competenza, perché io non ho più trovato notizie su alcun giornale. Il Distretto del commercio era un seme che veniva seminato e che andava innaffiato e coltivato. Qualcuno avrebbe dovuto controllare e perfezionare. Se questo è avvenuto o no, io non lo so”.
Dei commercianti hanno preso dei contributi senza rendicontare bene e ora il comune deve restituirli al posto loro. Quanti mesi avevano i commercianti per presentare il progetto? “Alla presentazione dei progetti – ripete Massari – io non c’ero più, perché non ero più assessore io. Quindi di tutto quello che è accaduto dal 4 dicembre 2011 in poi io non ho responsabilità. Ricordo, comunque, che vi era stata una proroga. Sul danno erariale bisogna accertare le responsabilità degli altri. Possono essere tecniche o politiche o possono essere anche dei commercianti che non hanno fornito le pezze giustificative. Le responsabilità sono sempre personali e comunque il modo per accertarle in comune c’è. Il bando esce e ha delle regole per partecipare. Nel momento in cui per esempio un negoziante doveva comprare un totem pubblicitario da mettere fuori al negozio portava la documentazione al Suap. Molto dipende da come e quando sono stati concessi i contributi. Lì le responsabilità possono essere tecniche o di chi non ha fornito le pezze giustificative alle fatture, quindi i commercianti, o della politica che l’ha fatto morire così. Inoltre ai tempi dietro al bando c’era anche l’Unione commercianti. Noi eravamo ancora al seme. È quello il discorso. Aderire a un bando non è così facile. Per avere il benestare da Regione Lombardia abbiamo fatto riunioni su riunioni. E’ chiaro che la prossima giunta dovrà occuparsi subito di quello che è accaduto nellla gestione del bando”.
Massari passa poi a una difesa d’ufficio della dirigente Suap in carica durante il suo mandato. “Si è trasferita in un altro comune – dice – nemmeno un anno dopo le mie dimissioni. La ricordo come una persona precisa”.
O.T.R.
pezzo pubblicato su “Il Notiziario” il 1° giugno 2018 a pag. 71