Addio a Oliveri, l’uomo che salvò il museo
18 Ottobre 2024 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Aziende, Cronaca, ex Alfa Romeo, Made in Italy, Personaggi |
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LUTTO – Fondatore dell’automobilismo storico Alfa Romeo, fu tra i più tenaci fautori del vincolo sul museo
ARESE – Cosa rimarrebbe oggi ad Arese della gloriosa storia automobilistica dell’Alfa Romeo se qui non fossero rimasti archivio e Museo Storico? Dopo la chiusura dello stabilimento, poco e nulla. E’ solo grazie a uomini del Biscione e appassionati alfisti sparsi in istituzioni e club, se dopo un percorso durato sette-otto anni, la Soprintendenza dei beni culturali arrivò a mettere il vincolo che ne evitò il trasloco Fiat a Torino.
Fra gli uomini che più si adoperarono con tenacia per ottenere questo obiettivo vi fu Pasquale Oliveri, fondatore e direttore nel 2004 del settore “Automobilismo storico Alfa Romeo”, all’interno del quale afferiscono il Centro di documentazione e il Museo nato nel 1976 su spinta dell’allora presidente Luraghi.
Oliveri, classe 1950, ligure di nascita e cittadino aresino per scelta, persona molto ben voluta, è mancato il 6 ottobre scorso all’ospedale di Genova dov’era stato ricoverato per una seticemia. La sua improvvisa scomparsa ha gettato nello sconforto familiari, amici ed ex collaboratori che in settimana si sono recati in trasferta a Sestri Levante per partecipare ai funerali.
Fu Oliveri, con il suo team formato da Stefano Agazzi (direttore del museo dopo Oliveri), Marco Fazio, Alessandro Rigoni, Guido Girotto, Paola Lanati e il capo officina Maurizio Rigoni a occuparsi della gestione, delle pubbliche relazioni e degli aspetti tecnici legati alle macchine del Museo. Oggi quel settore non esiste più, è stato chiuso nel 2015, ma Stefano Agazzi e Marco Fazio sono ancora assieme nella squadra “Stellantis Heritage Alfa Romeo Classiche”, che si occupa dei servizi storici legati alle certificazioni di autenticità.
“A Oliveri – dice Fazio – devo tutte le esperienze lavorative che sono legate alla mia passione per l’Alfa Romeo. Grazie alla sua spinta e alla sua visione ci ha permesso di partecipare come Museo a manifestazioni quali la Mille Miglia consentendoci di essere veramente attori protagonisti della nostra storia”.
“Io nel 2005 lavoravo alla sede di Pregnana Milanese dell’Iveco – racconta Stefano Agazzi – dove seguivo la gestione delle risorse umane. La mia collaborazione con Oliveri nacque per caso da una telefonata. Mi chiamò dicendomi che con il suo gruppo doveva recarsi a una conferenza stampa per la Milano-Sanremo chiedendomi se avevamo delle auto multiple Fiat di servizio bianche in modo da arrivare il più compatti possibile. La disponibilità c’era e glielo dissi. Poi mi chiese cosa fai e cosa non fai. Entrammo in empatia e alla fine della telefonata: lui mi disse: <Sarebbe bello se venissi a lavorare con noi>. Io gli risposi: <Porca miseria, magari>. E da quella telefonata, che sembrava non dico uno scherzo, è nato tutto il nostro settore. Agli inizi del 2006 feci il passaggio contabile da Iveco a Fiat Auto spa, quindi Museo e automobilismo storico. Io abitavo a Rho. Al mattino, al posto di andare a Pregnana, venivo ad Arese. Devo dire che dal punto di vista emotivo, per la passione, i miei genitori, venire a lavorare ad Arese, anche se la parte produttiva dell’Alfa Romeo era ridotta al lumicino, perché non si facevano più macchine, si facevano solo i motori, è stato come un sogno che si avverava. Andavo a fare un lavoro che sognavo fin da bambino, perché lo vedevo fare dagli altri e non mi sembrava vero. Anche i mobili usati e strausati, sporchi, erano oggetti sacri. Sono stati dieci anni ad alta velocità”.
Pasquale Oliveri è stato anche direttore della verniciatura, direttore delle costruzioni sperimentali prototipi fino alla carica di vice presidente operativo di Fiat per sei anni. Di lui si è ricordato l’attuale presidente di Renault Luca De Meo, che in Alfa Romeo fu braccio destro di Sergio Marchionne mandando per le esequie una corona a proprio nome, andata ad aggiungersi a quella dell’associazione Seniores e di tanti altri.
Ricordano la battaglia per il vincolo sul Museo gli ex sindaci Gino Perferi e Gianluigi Fornaro. “Oliveri, Italo Rosa e altri appassionati alfisti – racconta Perferi – temendo l’estinzione del Museo se fosse stato trasferito altrove vennero in comune e io diedi loro la massima disponibilità. Ci si mise in moto. Facemmo delle riunioni. Mettemmo perfino una targa e una pianta all’Ancifap per rafforzare l’attaccamento all’Alfa Romeo. Oliveri combatté una battaglia veramente molto dura”.
In seguito il testimone amministrativo passò a Fornaro, che ricorda: “Me ne occupai con il direttore Fratantoni. Per la richiesta del vincolo noi stendemmo la relazione politico-amministrativa. Quella tecnica fu stesa sicuramente con il supporto di Oliveri, Rosa e altri saggi”.
Della questione se ne interessò anche l’allora presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, appassionato alfista. Alla fine il vincolo venne posto. Fiat ricorse in tribunale e nel frattempo chiuse il Museo al pubblico per tre anni. Intanto ad Arese era cambiata nuovamente la giunta e la palla passò al sindaco Michela Palestra che in vista di Expo si attivò a sua volta insieme ancora al mondo alfista.
Il Museo riaprì nel 2015 in una veste completamente nuova in occasione appunto dell’Esposizione internazionale.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 18 ottobre 2024 a pag. 58