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Restayling centro storico: infuriano le polemiche

SCONTRO – Secondo i detrattori sono lavori costosi, inutili e dannosi per la memoria storica di Arese

ARESE  –  “Ieri a scuola sono venute due persone che appartenevano all’associazione ‘Famiglia Aresina’ per raccontarci com’era Arese nel passato: dagli anni 30 fino a oggi. La nonna ci ha raccontato che viveva in una corte abitata da contadini che lavoravano la terra del padrone ed erano molto poveri…La signora anziana ci ha detto che quando era piccola non aveva libri ma ascoltava i racconti dei vecchi nelle stalle perché in casa faceva freddo…….siamo andati a vedere delle vecchie cascine con delle signore gentilissime che … ci hanno spiegato che mentre i papà erano nei campi, le donne dovevano pulire, preparare da mangiare e accudire i figli. Quando le donne preparavano il pane lo portavano al forno che era lontano dalla casa e prima di metterlo dentro, facevano un segnetto così quando uscivano riconoscevano il loro pane. Nelle vecchie cascine c’era soltanto un gabinetto  che loro chiamavano ‘gabi’ ed era in cortile. Le strade erano con tanti sassi attaccati e quando le persone camminavano si facevano male ai piedi perché non avevano le scarpe. Le case erano a due piani. Sotto c’era la cucina, sopra la stanza e per salire dal cortile alla stanza c’era una scala esterna per cui anche d’inverno, passavano per la scala e si gelavano.

Ad ogni angolo pericoloso della strada c’era una Madonnina, le mamme pregavano la Madonnina perché i figli non si facessero male con i carretti che passavano in fretta…. la scuola era un palazzo vicino al Comune, e ora non c’è più e al suo posto  c’è un parcheggio…All’inizio degli anni 60…il trasferimento dell’attività dell’azienda automobilistica Alfa Romeo da Milano ad Arese….determinò un notevole cambiamento economico e sociale del territorio aresino e confinante…”.

Tratto da: “L’uomo cambia la natura”, un percorso didattico nelle scuole elementari di Arese. 2008.

 

La freschezza di questo passaggio della tradizione locale tra anziani e bambini di quarta e quinta elementare  di sedici anni or sono torna oggi d’attualità,  mentre infuriano le polemiche in città e sui social per il progetto di ripavimentazione delle vie Caduti, sant’Anna e degli Orti che la giunta Nuvoli vorrebbe ammodernate in continuità con il restayling di piazza Dalla Chiesa.

 

Se i commercianti e  gli abitanti sono sul piede di guerra per la previsione di un cantiere lungo un anno perché temono crolli di fatturato i primi e disagi a non finire i secondi, i cultori della storia locale sono invece arrabbiati per lo smantellamento in sé dell’attuale pavimentazione, che fu a sua volta  rifatta ai tempi della giunta Perferi proprio quale traccia visibile del passato aresino. 

 

All’inizio del secolo scorso, il paesino di Arese era infatti tutto concentrato in quelle tre stradine puntellate di vecchie corti. Non si andava più in là,  dall’attuale Municipio alla chiesa dei ss Pietro e Paolo.

 

Sono i sassi levigati presi dal letto del Ticino – racconta un’anziana su facebook nel parlare dei ‘sassi attaccati che facevano male ai piedi’ – Un tempo la via Caduti era tutta risada (pietre a forma di chicchi di riso, spiegano dal Museo dei Navigli) – Ora trovi quella originaria davanti al Monteceneri (il negozio di ottica di fronte alla Coop, ndr), protetta da un cristallo di circa 1 metro quadrato. L’hanno rifatta nella parte centrale della strada attuale, è una striscia centrale, per ricordarla. Ecco perché la vorremmo ancora”. “Oltre al fatto che i soldi si possono spendere in modo più proficuo… –  recrimina un’altra detrattrice del rifacimento delle strade – alla presentazione dicevano che i negozianti alla fine erano d’accordo…l’obiettivo è rivitalizzare il centro storico, ma non si fa eliminando la pavimentazione attuale sostituendola con l’asfalto! Che si aggiungano panchine, che si limiti il traffico, che si incentivino nuove attività artigianali e commerciali, eventi e tutto quello che si può… , ma non toccate la pavimentazione!”.

 

 

Per spiegare il suo progetto alla cittadinanza, l’Amministrazione si è affidata alla cooperativa di progettazione partecipata AbiCittà, già presente con un progetto suo nel quartiere milanese di ‘Greco’,  che si è data il ruolo di facilitatrice tra l’Amministrazione e i cittadini.

 

AbiCittà ha quindi organizzato singoli incontri aperti a commercianti, residenti e poi a tutta la cittadinanza con l’obiettivo di raccogliere domande, proposte, aspettative sui cantieri  e dare chiarimenti sulle manutenzioni.  Fra le proposte,  anche AbiCittà ha registrato pressanti richieste per la valorizzazione delle tradizioni attraverso la salvaguardia del ciottolato così com’è ora e quelle per un ‘museo di comunità’ che sia memoria di storia di vita attraverso l’esposizione di oggetti d’uso di una volta (utensili contadini e artigianali).

 

E allora se le tradizioni si vogliono ricordare, perché non riprendere anche il lavoro dei bambini coinvolgendo  tutta la città in una ricerca fotografica fra gli archivi di famiglia delle vecchie corti, dei visi e dei luoghi antichi da trasporre su grandi pannelli da installare a ridosso dei luoghi modificati in quello che può essere un percorso museale a cielo aperto del passaggio dalla cultura contadina a quella industriale?

Ombretta T. Rinieri

Articolo pubblicato sul “Notiziario” il 19 luglio 2024 a pag. 50

 

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