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Gallazzi Vismara: la vertenza finisce nelle mani dei legali

Sul salario accessorio delle dipendenti naufraga la trattativa tra sindacato e Azienda speciale

 

ARESEMauro Palma, il funzionario Cgil della Camera del Lavoro che segue le otto lavoratrici della casa di riposo passate sotto Sercop dal 1° luglio,  l’aveva già annunciato il 7 giugno scorso: “Se la delegazione trattante della Gallazzi Vismara dovesse chiedere alle lavoratrici delle somme indietro, andremo diritti dal Giudice del lavoro”. Ed è  quello che con ogni probabilità succederà in autunno.

 

E’ quanto conferma lo stesso Palma,  che confronto dopo confronto  si è visto il mese scorso  reiterare la richiesta  dalla Gallazzi Vismara fino alla chiusura totale del 28 giugno, ultimo giorno utile prima della pausa estiva,  con un verbale che mette nero su bianco l’impossibilità di un accordo.  Palma mette anche fine ad alcune speculazioni che circolavano in città sul raggiungimento di un mezzo accordo tra le due parti.

 

“Loro restano dell’idea che i lavoratori devono restituire i soldi – spiega Mauro Palma – oppure in alternativa che le somme secondo loro dovute potrebbero essere trattenute dalla produttività  del 2023 e di parte della produttività del 2024. Noi restiamo della nostra idea che i lavoratori  non debbano restituire i soldi. Quindi il 28 giugno non abbiamo chiuso l’accordo sindacale”.

 

Il contratto nazionale di lavoro applicato alle lavoratrici della rsa è quello delle funzioni locali. “L’azienda speciale – specifica Palma – è un datore di lavoro privato che applica un contratto  pubblico. Funziona che vengono riconosciute le indennità dovute dal Ccnl decentrato integrativo e che quello che resta è la produttività”.

 

Ordunque, a causa delle posizioni contrapposte e distanti l’accordo sindacale non c’è stato. Ma come si diceva, dal 1° luglio la gestione della rsa è passata a Sercop e nonostante il contenzioso aperto, le lavoratrici ora rispondono alla partecipata del Rhodense. Qual è la loro posizione lavorativa?

“Noi non abbiamo firmato l’accordo sindacale – dice il funzionario della Camera del lavoro – tuttavia le lavoratrici hanno lo  stesso contratto, lo stesso posto di lavoro e il riconoscimento di tutto quello che avevano prima. A loro  non cambia nulla”.

 

Con lo stop alla trattativa, ora la parola passa all’ufficio vertenze della Cgil che peraltro è stato costantemente tenuto informato sull’andamento dei colloqui. “Con il mancato accordo – dice Palma – il mio lavoro è finito e adesso le pratiche  passano in mano ai legali i quali faranno le loro valutazioni. Secondo me, essendo già alla metà di luglio, fino a settembre non si muoverà foglia. Quando i legali avranno finito di studiare le carte, sapremo se andando in giudizio si vince o se si rischierà di perdere. C’è da sottolineare che i lavoratori non vogliono alcun accordo. Pertanto ci hanno già dato il mandato per andare avanti”.

 

Com’è noto, il contenzioso riguarda il salario accessorio del fondo incentivante che negli anni le dipendenti della Gallazzi Vismara avrebbero percepito in misura superiore a quanto stabilito dal loro Ccnl. L’errore nei conteggi risalirebbe addirittura al 2001 ed è imputabile ai  vertici dell’azienda. Per questo il sindacato ritiene che le somme, eventualmente erogate in più (ma anche di questo non è convinto),  vadano richieste  a chi materialmente ha commesso l’errore.

 

La richiesta è per migliaia di euro e, all’occorrenza, le lavoratrici dovranno restituire in percentuale la cifra ricevuta, che non è  uguale per tutte. Se come qualcuno aveva ipotizzato la cifra fosse di 40mila euro, non è che tale somma venga suddivisa per otto, ma in base a quanto percepito. Per cui qualcuna potrebbe dover restituire 8mila euro e qualcun’altra 4mila.

Ombretta T. Rinieri

Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 19 luglio 2024 a pag. 50

 

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