ARESE – “Io sono entrata in Misericordia tre anni fa – ha spiegato Bianca Maggioni nel raccontare la propria esperienza di volontaria in Misericordia – in quanto per iniziare un percorso di studi infermieristico volevo mettermi alla prova per capire come potessi poi sentirmi sui servizi direttamente con i pazienti. Noi facciamo i turni. Non è facile, ma siamo in compagnia e siamo un po’ tutti una grande famiglia.
Misericordia Arese non è soltanto il servizio 118. Per esempio noi l’anno scorso abbiamo operato come ambulatorio sul territorio per uno screening cardiologico e ora stiamo lavorando a un progetto per i seniores che hanno voglia di rimettersi in gioco. Fra i nostri momenti principali vi è quello per esempio di portare aiuto a una persona che è caduta e non riesce ad alzarsi, a raggiungere la porta. Cerchiamo sempre di aiutare le persone”.
“Sicuramente non è facile trovarsi davanti a certe situazioni – ha raccontato Silvia Del Boccio, una volontaria di Misericordia attiva nelle emergenze di protezione civile – perché ci si immedesima negli altri. Non si sa mai come comportarsi per fare la cosa giusta. Lo spirito che mi spinge a partire è la domanda che mi pongo: <Perché non dovrei farlo?> . Credo che sia difficile rimanere indifferenti. Comunque far parte di una comunità, di una famiglia, di un gruppo, di un Paese quale che questo sia, richiede l’aiuto reciproco fra le varie persone. Questo mettersi all’opera, aiutarsi a vicenda, arricchisce anche personalmente. E’ questo aspetto emotivo ed etico che spinge al volontariato. Quindi mi chiedo: <Se mi trovassi in una situazione di emergenza e non ne fossi colpita e mi trovassi in condizione di dare una mano e non lo facessi, come mi sentirei?>. Le emozioni e le esperienze che si fanno sono molto forti. Dalle più belle alle più brutte, però non si è mai soli ad affrontarle. Ho vissuto la partecipazione anche di altri volontari, di qualunque altra associazione facciano parte, anche di quelli che non fanno parte di alcun gruppo, ma che prendono e vanno a dare una mano in qualunque parte d’Italia, o anche del mondo, scoprendo una rete di aiuti e di solidarietà veramente incredibile. Uno degli insegnamenti che ho imparato nella vita è quello di cercare di lasciare il mondo un po’ meglio di come lo si è trovato. Porto avanti questo ideale in tutto quello che faccio e nei miei comportamenti nei confronti delle altre persone”.
O.T.R.
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