La ragione del contendere
8 Marzo 2024 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Locale, Nazionale, Politica, Sanitaria, Sociale |
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La Riforma Draghi sulla non autosufficienza impone agli enti locali di riorganizzare i servizi. Licenziata a fine 2021 Regione e Comuni non sono ancora pronti a erogarli. Ma intanto arrivano i tagli dei contributi alle famiglie
ARESE – Il 28 dicembre 2023 Regione Lombardia ha approvato in giunta la delibera numero 1669 con cui ha recepito il Piano nazionale per la non autosufficienza (Pnna) 2022-2024.
Il Piano, licenziato nella legge di bilancio 234/2021 in seno al governo Draghi dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, prevede l’attuazione dei Leps (livelli essenziali delle prestazioni sociali) attraverso servizi sociosanitari che dovrebbero venir erogati dalle Ats attraverso i Pua (punti unici d’accesso), operativi nelle Case della comunità, ma purtroppo taglia i contributi diretti delle misure B1 e B2 con cui attualmente le famiglie con a carico anziani o disabili gravemente non autosufficienti fanno fronte alle spese per la loro assistenza.
La base di partenza della riforma è stata l’annualità 2022 per cui ogni regione doveva, partendo dalla propria realtà territoriale, individuare la quota percentuale di risorse da destinare alla realizzazione dei servizi per quell’anno tenendo presente che per gli anni successivi tale quota doveva essere implementata del 10 per cento per ogni servizio per il 2023 e del 20 per cento per il 2024. Sempre rispetto alla base dell’annualità 2022, per gli anni successivi al 2023 e 2024, la riforma prevede un’implementazione standard del 10 per cento per il secondo anno e del 20 per cento per il terzo tali da consentire nelle previsioni l’attuazione dei Leps in tutta Italia.
Il Piano prevede che entro il 31 dicembre di ogni anno, le regioni debbano rendicontare la spesa dei servizi sul proprio territorio per almeno il 75 per cento delle risorse a essi dedicati tenendo monitorati il numero e le caratteristiche dei beneficiari degli interventi.
Una volta a regime, le unità di valutazione multidimensionale dovrebbero essere in grado di valutare la capacità bio-psico-sociale dell’individuo per delineare il Pai (progetto di assistenza individuale integrata) e di conseguenza il carico assistenziale necessario a consentire la permanenza al proprio domicilio della persona non più autosufficiente in condizioni di dignità, sicurezza e comfort, riducendone il rischio di isolamento sociale e il ricorso a ospedalizzazioni non strettamente necessarie.
Il Pai, già in essere nelle rsa, individua responsabilità, compiti e modalità di svolgimento dell’attività di operatori sanitari, sociali e assistenziali nella presa in carico della persona.
Nell’adottare la normativa nazionale, Regione Lombardia ha tagliato i contributi diretti per spostarli sui servizi che però, denunciano famiglie e associazioni di settore, non ci sono. Tutto questo ha creato grosse difficoltà ai parenti dei disabili che si occupano di loro (caregiver) e ai comuni che non sono ancora organizzati. Da qui le proteste di familiari, enti locali e associazioni appoggiate anche dai consiglieri regionali del centrosinistra, fra i cui banchi da giugno siede l’ex sindaco di Arese Michela Palestra.
A fronte della proteste, Regione ha ottenuto dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali un’interpretazione meno vincolante dell’applicazione delle riforma, che le ha consentito di ridurre il taglio alle famiglie a 65 euro mensili invece dei 200 o 350 inizialmente previsti che avrebbe comportato dal 1° giugno prossimo la decurtazione per 11mila disabili gravi del contributo diretto dagli attuali 750 o 650 euro a 400 euro al mese e di non ridurre affatto il contributo ai disabili con bisogni complessi.
Comunque, nonostante la rimodulazione, martedì 3 marzo le opposizioni hanno inscenato una protesta contro la Giunta Fontana recriminando con cartelli alla mano che “Anche 65 euro in meno al mese restano un problema per chi assiste i disabili non autosufficienti”. Secondo i consiglieri di centrosinistra basterebbe recuperare lo 0,03 per cento del bilancio regionale.
Le risorse del Piano nazionale triennale 2022-24 destinate alle regioni ammontano a oltre 2,6 miliardi di euro. Da parte sua, Regione Lombardia ha aggiunto risorse proprie dai 10 milioni iniziali a inizio 2023 ai 14 milioni stanziati per il 2024, cui si sommano ulteriori 3,5 milioni reperiti grazie a un ordine del giorno approvato in sede di discussione del bilancio regionale.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” dell’8 marzo 2024 a pag. 57