Augurusa s’é dimesso: ecco le vere ragioni
8 Gennaio 2021 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Cronaca, ex Alfa Romeo, Locale, Politica |
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Il caso – Intervista all’ex assessore, che ha lasciato polemicamente la giunta Palestra
ARESE – Il 4 gennaio Giuseppe Augurusa, in quota al partito democratico all’interno della giunta Palestra con deleghe a cultura, lavoro e sviluppo di impresa e società partecipate e controllate, ha dato le dimissioni dalle cariche. Dimissioni dirompenti dal punto di vista politico. Travagliate sul lato umano. Dimissioni dirompenti perché Giuseppe Augurusa è un esponente storico e di peso del Pd aresino e milanese, per due volte candidato sindaco ad Arese, capogruppo in consiglio comunale, militante di lungo corso e protagonista del rinnovamento del partito. Umanamente travagliate perché con il sindaco Michela Palestra era legato da un’amicizia personale altrettanto storica che li aveva visti insieme nella nascita del Forum per la Città, associazione culturale e di impegno cittadino, prima ancora che forza politica espressione oggi del sindaco, nata nel 2009 proprio su spinta di Augurusa. Da quell’anno in poi i due hanno costruito anni di politica insieme per cui con le dimissioni non salta solo una carica ma tutto un sistema di relazioni.
Il lungo comunicato diffuso alla stampa e sui social da Augurusa sulle motivazioni del passo indietro non lascia spazio all’immaginazione, ma dice chiaro e tondo che nel secondo mandato sono venute meno per lui le ragioni personali e politiche per proseguire con la giunta e che quindi, a malincuore, ha dovuto prendere una “scelta difficile” e “molto dolorosa” a seguito di una “progressiva ed inarrestabile divaricazione delle opinioni, delle valutazioni e degli orientamenti” tra lui, il sindaco e la giunta “cui hanno corrisposto scelte, atteggiamenti, approcci alla risoluzione dei problemi diversi”.
Quali? Lo abbiamo chiesto direttamente ad Augurusa, che rivela come in realtà la scintilla del conflitto si sia innescata a maggio quand’egli s’era astenuto sull’approvazione della delibera dei buoni spesa, dati a pioggia, ritenendo che invece dovessero essere parametrati al reddito.
“Sono stato protestato – racconta oggi Augurusa – prima in giunta e poi da una parte del Pd sulla richiesta di un criterio di equità. Mi hanno detto: <Non si tratta così la propria maggioranza, perché questo vuol dire collocarsi fuori>. Non si trattava di collocarsi fuori, ma di esprimere un’opinione. Otto mesi fa con sindaco e giunta siamo arrivati allo scontro. Volevo dimettermi subito. Poi ha prevalso il senso di responsabilità per la gestione della fase più acuta della pandemia. In seguito sui buoni spesa hanno cambiato idea. Nel consiglio comunale successivo è stata approvata all’unanimità una mozione secondo cui i soldi sono dati sulla base del reddito e nel consiglio del 30 dicembre è stata approvata l’introduzione dell’Isee. Perché allora costruire un castello sul nulla, quando evidentemente su quell’argomento avevo ragione?”.
Ma i buoni spesa, rimarchiamo, non possono essere una ragione tale da portare a una frattura così marcata. E infatti c’è molto altro.
“In giunta – continua Augurusa – è necessario discutere perché la discussione è l’articolazione di un ragionamento politico e di un confronto libero e aperto. E’ successo che da maggio in poi ogni volta che prendevo la parola percepivo di fronte a me un muro compatto e lo scontro politico si è trasformato in scontro personale. Sentivo un disagio. Non per il fatto che la pensassero diversamente da me, è questo è già un fatto politico, ma perché consideravo che la stessa discussione fosse per il resto della giunta qualcosa di fastidioso. Ho trovato una progressiva riduzione ad accettare il dissenso rispetto a ciò che proponeva il sindaco o l’assessore al bilancio perché il tema era: <In una situazione di difficoltà bisogna andare veloci>, ma io credo che la velocità non abbia nulla che vedere con l’intelligenza delle cose da fare. Poi c’è il tema della maggioranza. I consiglieri devono votare consapevolmente, ma spesso apprendono le cose all’ultimo minuto e si schiaccia la discussione democratica”.
Obiezioni che portano alla luce un disagio dialettico in giunta e, pare, in maggioranza. Più che alla giunta, Augurusa è interessato al suo partito.
“Il Pd – dice – non deve solo portare acqua ma proporre una visione. Sull’adp Alfa Romeo gli ho chiesto di esprimere un punto di vista e non solo di ricevere comunicazioni. I processi decisionali sono sempre molto lenti. C’è il grande tema degli 11mila mq (che dovrebbero entrare nella proprietà di Arese e Lainate, ma che non sono ancora stati rogitati, ndr) per i quali il bando per la concessione non è andato a buon fine. E’ passato un anno. Più volte ho chiesto di aprire la discussione con Lainate. Non è stato mai possibile farlo. Per quell’area abbiamo avuto da Regione Lombardia un finanziamento pubblico di 100mila euro con il bando Attract. Può essere rifinanziato fino al 2021. Ma bisogna portare a termine il progetto. Cosa si aspetta?”.
Augurusa ha percepito anche una progressiva diffidenza della giunta in tema di partecipate, arrivando sul tema ad accusare il sindaco di “manu militari”. “Io non credo – afferma – che si debba aprire un conflitto dentro le società e tra comuni per decidere chi fa che cosa. Per tre anni ho svolto il ruolo di relatore dei comuni soci di Gesem e di presidente del Comitato territoriale dei 70 comuni di Afol. Mi sono sentito dire che il mio era un parteggiare per le partecipate e non per l’ente locale. E’ un’accusa sconcertante. Sulle partecipate ho fatto un lavoro di razionalizzazione: la Smg è stata venduta, il Csbno ha cominciato a gestire la biblioteca e l’ufficio cultura, con Afol abbiamo riaperto il caffè letterario e su mandato dei soci ho spinto per allargare Gesem. Io non ho conflitti d’interesse. Quando nel 2013 sono diventato assessore, insieme a Eleonora Gonnella e a Enrico Ioli, mi sono dimesso da tutte le associazioni no profit di cui facevo parte proprio per non rischiare di favorire qualcuno nell’ambito del mio incarico”.
Ombretta T. Rinieri
articolo pubblicato su “Il Notiziario” dell’8 gennaio 2021 a pag. 58