Sciopero a sorpresa dei ragazzi all’artistico
6 Novembre 2020 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Inchieste, Sanitaria, sars-cov-2, Scuola |
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Bonfiglio, amareggiata, raddrizza la barra
ARESE – Il 16 ottobre scorso gli studenti di sette classi del liceo artistico “Lucio Fontana” hanno inscenato uno sciopero a sorpresa. Le loro ragioni andavano dal mancato rispetto da parte dei docenti delle pause tra le lezioni e all’impossibilità di pranzare nei giorni di uscita lunga, agli assembramenti in uscita dalla scuola, alla mancanza di spazi didattici per la chiusura di quattro aule e all’impossibilità di accedere a quelle del prefabbricato per la mancata pulitura dei filtri dei condizionatori, agli orari disagevoli del trasporto scolastico per coloro che escono alle 15 fino all’obbligo di frequentare la scuola anche se in attesa dell’esito del tampone.
Dal 21 ottobre gli studenti delle superiori sono in didattica a distanza per decreto governativo fino al 13 novembre per cui la protesta si è tenuta sul filo di lana della restrizione. La vice preside Pina Bonfiglio non nasconde la sua amarezza sull’episodio e interviene “raddrizzando la barra” sulle ragioni addotte dai ragazzi.
“Il prefabbricato – spiega la dirigente – è stato utilizzato all’apertura della scuola a impianto di riscaldamento spento. Nel frattempo abbiamo sollecitato Città Metropolitana a provvedere alla pulitura dei filtri. Purtroppo abbiamo assistito a un rimpallo di competenza tra Città Metropolitana e il comune di Arese su quale dei due enti pubblici dovesse provvedere. Alla fine è intervenuta nei giorni scorsi la ditta che ha in appalto il prefabbricato da Città Metropolitana. Peraltro i ragazzi hanno occupato il prefabbricato a termosifoni spenti. Infatti si lamentavano del freddo. E’ il motivo per il quale nell’ultima settimana di ottobre, quando la frequenza è stata dimezzata, si è provveduto a dirottare i ragazzi nelle aule della struttura in muratura”.
Il prefabbricato, impiantato nel giardino ormai da ben oltre dieci anni, è divenuto ormai obsoleto. Tant’è che da tempo ne è stata programmata la sostituzione con uno più moderno. Pare, però, che con la riforma delle province, manchino i fondi. “Da tempo – conferma Bonfiglio – dovevano mettercene uno più grande e più bello, ma Città Metropolitana sta aspettando le risorse da Roma per potervi provvedere. I fondi purtroppo tardano ad arrivare”.
I ragazzi lamentano che vi siano ben quattro classi inutilizzabili , le 17, 18, 20 e 25. Perché? “La 25 è un’aula del prefabbricato – spiega la dirigente – ma non è vero che è inutilizzabile. E’ un’aula piccola dove possono soggiornare solo dodici ragazzi. Normalmente vi stazionano gli studenti del sostegno o quando le classi sono divise e gli studenti sono pochi. La 20 è un’aula sita al piano superiore. L’abbiamo dovuta chiudere a causa di un’infiltrazione della pioggia. E’ sempre lo stesso problema dei fluviali sporchi. Anche lì, settimana scorsa, Città Metropolitana ha provveduto a farli pulire e ora l’aula è disponibile. Le aule 17 e 18, invece, si trovano nel seminterrato. Lì i ragazzi possono fare lezione solo per due ore al giorno”.
Insomma, ci sarebbe una spiegazione logica per tutto e sembrerebbe che ben sette classi di studenti abbiano scioperato per nulla, facciamo notare. “Il problema – riflette Bonfiglio – è che i ragazzi da una parte hanno protestato anticipando di qualche giorno gli interventi manutentivi e dall’altra non volevano uscire alle 15. A causa del Covid la scuola ha dovuto applicare la circolare governativa sugli scaglionamenti degli ingressi per cui, a rotazione, le classi due volte alla settimana entrano alle 9 ed escono alle 15. Il loro problema principale è stato questo”.
Tuttavia la protesta aveva una sua ragione nella scarsità dei mezzi di trasporto che obbliga gli studenti ad arrivare a casa alle 17 e a saltare il pranzo. “Per il pranzo – precisa la vice preside – è previsto un quarto d’ora e a ogni cambio d’ora vi sono dieci minuti di pausa. Per quanto riguarda il problema del trasporto, noi abbiamo segnalato la questione al sindaco che a sua volta si è attivata con gli enti del trasporto con cui sono stati aperti più tavoli e noi vi abbiamo partecipato. Le ditte si sono impegnate a migliorare il servizio. L’uscita alle 15 è durata poi una settimana. Dal 21 ottobre il governo ha messo tutte le superiori in didattica a distanza”.
Che dire invece dei ragazzi obbligati a venire a scuola anche nel caso in cui erano in attesa dell’esito del tampone a fronte di contatto con compagni positivi? Bonfiglio insorge: “Se c’è stato un caso positivo in classe – afferma risoluta – la classe era in isolamento e se dicono una cosa diversa dicono delle bugie. Io sono il referente Covid per cui sono io che provvedo a segnalare all’Ats l’episodio e a mandare l’elenco degli studenti che sono stati a contatto con il soggetto positivo. Per cui tutta la classe sta in isolamento. Non viene a scuola e si attiva la didattica a distanza. Ma ci mancherebbe. Se invece uno studente mi scrive che non si sente bene e quindi ha deciso di fare il tampone, quella è una scelta sua. Non c’è una segnalazione all’Ats. La dad è prevista solo nel caso di segnalazione. Ma non perché lo decide il liceo, ma perché è la norma che decide l’avvio della dad nel caso in cui vi sia un isolamento stabilito dall’Ats”.
Ombretta T. Rinieri
articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 6 novembre 2020 a pag. 66