Intervista a Ida Ramponi, direttore generale dell’Asst Rhodense: “La pressione c’è, ma riusciamo a curare tutti i nostri pazienti”
6 Novembre 2020 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Allarmi, Cronaca, Inchieste, Lavoro, Sanitaria, sars-cov-2 |
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PANDEMIA – Cresce l’emergenza sanitaria anche negli ospedali della nostra zona
GARBAGNATE – A inizio settimana, nelle ore in cui gli infermieri aderivano allo sciopero nazionale indetto dal sindacato Nursind Up per denunciare la carenza del personale a far fronte alla seconda ondata del Covid, il presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi invocava per la Lombardia l’immediato lockdown, denunciando una situazione insostenibile nelle strutture ospedaliere e nella medicina del territorio con il personale in fortissimo stress per carcare di far fronte all’emergenza.
Allarme e appello ripreso anche dal Sindacato medici italiani, dalla Federazione nazionale medici di medicina generale e dai Medici di famiglia.
Ma, mentre gli organismi di categoria si mobilitavano per sollecitare interventi urgenti volti a ridurre la pressione sui pronto soccorso che sarebbe tornata da metà settembre in poi ai livelli della primavera, c’è stato chi, in controtendenza rispetto a questo quadro, ha girato un video “fuori” degli ingressi dei ps ospedalieri, nella nostra zona del “Sacco” e della “Salvini”, dove si presenta una situazione tranquilla. E’ però una fake news. Ciò che succede infatti all’interno dei pronto soccorso è off limits al personale non sanitario. Lo sportello triage è chiuso agli accompagnatori. Il paziente arriva con l’ambulanza o accompagnato dal parente e supera da solo la barriera in plastica. Di lui, il familiare avrà notizie nei giorni successivi o comunque al variare delle condizioni cliniche solo se il paziente è in grado di chiamare casa oppure, nel caso di pazienti gravi, se riesce a mettersi in contatto con i sanitari chiamando l’ospedale. E’ quindi molto complicato per i non addetti ai lavori capire cosa stia succedendo nella realtà.
E’ quanto sta capitando anche a noi del “Notiziario”, che in questi giorni riceviamo in redazione le chiamate di lettori preoccupati per quanto accade ai loro parenti che hanno dovuto lasciare soli nei pronto soccorso. Abbiamo girato la preoccupazione al direttore generale dell’Asst Rhodense Ida Ramponi che gestisce gli ospedali del territorio.
“La situazione in entrambi i pronto soccorso di Rho e Garbagnate – ci ha spiegato – registra persone che hanno sintomatologia Covid piuttosto che sintomi diversi, perché non necessariamente tutto è Covid. In questo momento (lunedì, ndr) noi siamo in grado di gestire tutto senza particolari difficoltà. Ciò significa che abbiamo presenza di personale e posti letto sufficienti per gestire i pazienti. Inoltre stiamo andando in ampliamento delle attività”.
Lunedì 2 novembre, l’Asst Rhodense ha infatti aperto a Passirana di Rho un reparto con 24 letti di degenza di comunità e a Bollate un reparto con 24 letti di sub acuti. Si tratta di una misura che si affianca ai due reparti Covid già presenti all’ospedale di Garbagnate dai tempi del lockdown.
“Quelli di Garbagnate – continua Ramponi – sono reparti modulati e riorganizzabili per cui il numero dei posti letto può variare. Il quadro che comunque io posso fornire è un quadro di non particolare criticità. La pressione c’è, perché vi sono anche persone che in questo momento sono un po’ spaventate e di fronte a un mal di gola decidono di andare in pronto soccorso. Tuttavia, garantisco che stiamo provvedendo a curare, come sempre, tutti i pazienti che arrivano da noi”.
Il direttore generale ha rassicurato anche sulla presenza adeguata del personale, che per contro fonti non ufficiali, davano sottodimensionato nei pronto soccorso a causa di ferie, malattie e comunque nel numero non adeguato ad affrontare la pandemia.
“Dubito – spiega – che si siano concesse ferie a qualcuno in questo momento a meno che non fosse un’evenienza straordinaria, mentre le ferie programmate sono state sospese in quei casi in cui non vi era necessità. Per quanto riguarda le malattie, magari vi è qualcuno in attesa di esito del tampone o di qualcosa di simile per un contatto magari a casa. Però anche in questo caso i numeri non sono allarmanti”.
Ida Ramponi rassicura il territorio anche su terapie intensive e operazioni: “Le terapie intensive dei nostri ospedali non sono in sofferenza. Per quanto riguarda invece le attività chirurgiche, abbiamo sospeso quelle non urgenti perché in questo momento abbiamo delle priorità differenti. Però tutti i malati che hanno bisogno di essere operati vengono operati”.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 2 novembre 2020 a pag. 59