Covid, il direttore della Gallazzi fa il punto
16 Ottobre 2020 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Inchieste, Sanitaria, sars-cov-2, Sociale |
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INTERVISTA – 38 decessi dall’inizio dell’anno. Ma difficile imputarli tutti al virus. A Covid free ripresi gli ingressi a copertura dei posti letto e, tranne che per i malati di Alzheimer e per quelli allettati, gli incontri con i parenti – Critiche all’Ats Città metropolitana per la mancata fornitura dei tamponi in numero adeguato alle esigenze.
ARESE – Com’era ampiamente previsto, l’autunno sta risvegliando il Sars-Cov-2. I contagi aumentano un po’ dappertutto e si ricomincia a temere per i soggetti deboli. In Gallazzi Vismara sono trentotto gli anziani venuti a mancare dall’inizio dell’anno. Trentaquattro nella residenza sanitaria (di cui sei prima dell’emergenza coronavirus) e quattro nei posti solventi. In estate, a contagi azzerati e con tutte le misure e le precauzioni prese, l’amministrazione della struttura, anche a fronte della lunga lista di attesa, ha riavviato gli ingressi fermi dal lockdown. Al 9 ottobre i posti letto coperti erano venti in rsa e tre fra i solventi. Altri cinque lo saranno entro fine ottobre, mentre sette sono stati riservati all’eventuale isolamento precauzionale in caso di contagi.
Il direttore Andrea Segrini è, sulla situazione in rsa, moderatamente ottimista. “Da noi – assicura – la situazione è sotto controllo. Stiamo facendo gli ingressi come prevede la normativa regionale facendo se possibile ancora più attenzione. Noi abbiamo avuto 52 tamponi positivi, molti dei quali di persone asintomatiche che non presentavano alcun sintomo. Ora, stabilire se la causa di coloro che sono venuti a mancare sia stata sicuramente determinata dal Covid, è difficile dirlo con certezza perché i nostri ospiti sono molto anziani e affetti da diverse malattie croniche. Diciamo che altre rsa sono andate peggio di noi e che alcune invece sono andate meglio. Per esempio la “Fondazione Il Cerchio” di Busto Garolfo, più piccola, con sessanta posti letto e con le stesse procedure, non ha avuto contagi. Lì siamo stati più fortunati. Stesso direttore, che sono io, e stesso direttore sanitario, che è la nostra dottoressa Olivieri.”.
Forse il personale, che è diverso. “A portare il virus in struttura potrebbe essere stato un dipendente – analizza Segrini – ma anche un parente asintomatico o, all’inizio, magari anche sintomatico visto che varie fonti autorevoli azzardano a dire che il virus circolasse già da novembre o dicembre 2019, quando nessuno ne sapeva nulla. Chi lo può dire chi è stato? Quello che posso dire è che fra i collaboratori la situazione è andata abbastanza bene considerato anche che chi è venuto in contatto con persone malate di Covid o ha frequentato ambienti vari, è stato messo in via precauzionale in quarantena. Alla fine c’è stato un periodo molto difficile perché le persone erano in malattia e abbiamo dovuto ricorrere agli straordinari, ai turni allungati, alle suore, procedere ad assunzioni temporanee di persone esterne e impegnarci anche noi dirigenti in prima persona, lavorando tutti pure il sabato e la domenica”.
Mesi in cui mano mano la struttura è arrivata ad avere trenta posti letto vuoti su novantanove. “Ora stiamo procedendo con i nuovi ingressi – continua il direttore amministrativo – ma con grande calma e prudenza. Abbiamo ricominciato ad accogliere decisamente molto più tardi rispetto a quando la norma ce lo avrebbe consentito, perché abbiamo voluto essere assolutamente Covid zero. Quando siamo stati sicuri che tutti i tamponi, contro tamponi , test e contro test erano tutti negativi, a quel punto abbiamo ricominciato gradatamente a far rientrare le persone”.
Il problema grosso per la Gallazzi Vismara è stato procurarsi i test. Segrini sottolinea le difficoltà incontrate dalla Gallazzi Vismara nel procurarsi i tamponi: “La nostra Ats di riferimento – afferma – continua a lasciarci in balia di noi stessi. Abbiamo dovuto recuperare i tamponi in giro. Ci sono venuti incontro l’ospedale Sacco e un’Ats fuori dal nostro territorio. Se aspettavamo Ats Città Metropolitana eravamo ancora lì ad aspettare. Ed è un peccato dirlo perché vi è un eccellente dirigente a dirigerla, ma la sua macchina forse è troppo grossa. E’ una macchina che ha lasciato tanti dubbi e tanti buchi. Siamo stati molto preoccupati. Per noi è importante avere il quadro puntuale, perché se so di avere una persona infetta in quel momento, io devo immediatamente isolare lei e tutti coloro che sono venuti in contatto con lei. Per cui i tamponi sono importanti e a volte ci è capitato di fare anche i test sierologici insieme”.
Da diverso tempo i parenti degli anziani che si possono muovere hanno potuto rivedere i propri cari. Allo scopo, questa estate è stata allestita un’area esterna tra la zona antistante il bar e la reception cui si poteva accedere dopo il triage e il rilevamento della temperatura muniti di guanti e mascherina. L’area era attrezzata con sei o sette postazioni in cui contemporaneamente potevano essere presenti i parenti e gli ospiti, sempre assistiti dal personale. Il familiare non poteva comunque avvicinarsi troppo all’anziano, toccarlo o passargli oggetti.
Ora che la temperatura è scesa è stata invece attrezzata per gli incontri parenti-anziani una delle palestre con quattro postazioni. “Abbiamo provveduto ad areare di più la stanza e gli incontri avvengono con gli stessi criteri: prenotazione in reception che fissa l’ora. Un operatore porta l’ospite. Tutti devono indossare mascherine e guanti, compreso l’ospite. Nessun contatto diretto. Sia all’aperto che al chiuso. Il tempo è contingentato in mezz’ora per dare la possibilità a tutti di incontrarsi”.
Restano tuttavia ancora preclusi gli incontri con gli anziani colpiti dall’Alzheimer e quelli allettati. Una deroga è prevista. Ma solo in caso di malati specialmente gravi: si può stare al letto, super bardati e controllati a vista.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato su “Il Notiziario” del16ottobre apag. 73