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Villa Valera chiude i battenti al pubblico

In vendita da due anni, si è fatto avanti un acquirente che ha chiesto di cambiarne la destinazione in ricettiva. Albergo o rsa per anziani facoltosi? Intervista all’assessore Giuseppe Augurusa

 

ARESE – Con il 1° agosto prossimo Villa Valera chiuderà i battenti al pubblico, mentre la società di gestione La Valera snc pare sia già in liquidazione. Ciò sta facendo venir  meno gli effetti della  convenzione stipulata quasi tre anni or sono tra la società e il comune di Arese per l’apertura della villa alla cittadinanza.

 

Secondo le indiscrezioni trapelate sul territorio, la dimora del ‘700 sarebbe in vendita da circa due anni per un controvalore di oltre 15 milioni di euro e ora la proprietà, la società Lariana srl, pare abbia ricevuto la proposta di un potenziale acquirente. Il rogito sarebbe però condizionato  al cambiamento di destinazione d’uso del bene  in ricettivo con l’obiettivo di realizzarvi, pare,  una rsa privata per anziani facoltosi.

 

Ne abbiamo chiesto ragione all’assessore alla cultura Giuseppe Augurusa, che conferma il deposito in comune di un cambiamento d’uso della villa in ricettivo, ma non della rsa. “In realtà – spiega l’assessore – io non ho visto alcun atto di vendita, ma è vera la notizia che vi sia un potenziale acquirente interessato a modificare la destinazione d’uso  della villa in ricettivo. Sulla rsa non so nulla. Vero è che dal 1° di agosto di fatto la villa verrà chiusa al pubblico. Non è una sorpresa. In effetti quest’anno la convenzione  è stata rinnovata solo per sette mesi in virtù del fatto che v’era la previsione che avrebbero  chiuso l’operazione”.

 

La richiesta dell’acquirente, un fondo d’investimento il cui nome l’assessore non rivela per una questione di discrezione dato che la compravendita non è conclusa, è comunque al vaglio dei Beni culturali che ha posto una serie di vincoli. Ora si sarebbe nella fase delle controdeduzioni.

 

“E’ altamente probabile – continua Augurusa – che con la fase di cessione in villa non abbiamo più sottoscritto contratti per lo svolgimento di ricevimenti, matrimoni, conferenze azienda. Tenerla aperta significherebbe continuare a sostenere dei costi per il personale e le manutenzioni dell’immobile e del parco, che sono davvero  molto alti. Rispetto a noi,  potrebbe essere opportuno trovare invece una formula  per cui la villa continui a rimanere aperta fintanto che non vi siano le condizioni per procedere con i lavori di ristrutturazione che,  in prima battuta dovranno essere approvati dal ministero dei beni culturali e in seconda battuta dall’amministrazione comunale”.

 

Ma senza sbloccare i vincoli dei Beni culturali non è possibile alcuna operazione. “Il rischio – dice l’assessore aresino –  è che come molti altri beni storici, pubblici o privati che siano, i costi siano talmente alti da far chiudere comunque”. Matrimoni, ricevimenti, feste, convegni non sono abbastanza redditizi da coprire i costi del mantenimento della villa.

 

I matrimoni – spiega Augurusa – si sono ridotti in maniera drastica. Noi abbiamo fatto la convenzione e in villa si tengono i riti civili, ma non sempre segue il catering. Non è un grandissimo investimento. Inoltre le aziende hanno tagliato molto sui convegni. Insomma le entrate, immagino, non sono tali  da coprire le uscite. Non facciamo il tifo per nessuno, ma è chiaro che siamo preoccupati che nel momento in cui non vi  fosse la possibilità  di concludere una qualsiasi  operazione, la villa resti chiusa e finisca ammuffita e marcita”.

 

Per restare nei pressi del territorio, il timore è di veder replicare ad Arese le sorti di Villa Borromeo di Senago che dopo le note vicende di Armando Verdiglione e di tutti i soldi della comunità europea spesi per sistemarla, è chiusa da anni ed è alla mercé di malviventi che vi si introducono indisturbati come le recinzioni con i segni dello scavalco dimostrano.

 

Sono beni, che seppur privati, fanno parte della storia non solo locale, ma anche nazionale. Forse varrebbe la pena per l’ente pubblico farsi avanti.

 

“Per acquistare un immobile – dice Augurusa – la normativa impone motivazioni forti e giustificabili. Poi c’è il costo. Stiamo parlando di una cifra tra i 10 e i 15 milioni di euro. Acquistarla vorrebbe dire fare un mutuo gigantesco ventennale o trentennale e intanto vi è la manutenzione. Diventando proprietario, il comune non avrebbe più l’Imu. È un’operazione suggestiva, ma difficilmente realizzabile”.

 

Il cambiamento d’uso in ricettivo potrebbe anche voler dire volerci fare un albergo. Il fare una rsa, inoltre, comporterebbe richiedere gli accreditamenti a Regione Lombardia. E poi le stanze dove verrebbero ricavate? Modificando i saloni storici o costruendo le stanze in una struttura a parte come è stato fatto a Milano con la Columbus, la villa che all’inizio del 900 fu la casa di Nicola Romeo, il fondatore del Biscione?

 

“Quando il progetto sarà presentato – taglia corto l’assessore – vedremo di cosa si tratterà. Il problema è che se i Beni culturali non consentiranno la ristrutturazione e se  l’operazione dovesse saltare non sappiamo se la villa riaprirà i battenti. Io penso di no. Penso che vi sia il rischio della decadenza. La metteranno in vendita e ci vorrà che qualcuno l’acquisti e che ci possa fare qualcosa. Cioè,  ricominciano daccapo. Il rischio è che la chiusura del 1° agosto sia l’inizio di un periodo molto lungo della chiusura della villa”.

Ombretta T. Rinieri

articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 5 luglio 2019 a pag. 66

 

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