Giorno del Ricordo
6 Febbraio 2019 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Arte, Cronaca, Cultura, Documenti, Eventi, Nazionale, Politica |
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Si pubblica un intervento di Gianni Longo, profugo istriano
ARESE – <<In occasione della celebrazione della giornata del ricordo invito tutti a vedere il film “Red Land – Rosso Istria”, che verrà presentato questo venerdì 8 febbraio alle ore 21.20 su Raitre. Ho avuto modo di vedere il film in anteprima lo scorso 15 novembre assieme a degli amici, pure loro se non direttamente perlomeno indirettamente coinvolti da questi fatti che oramai assumono i connotati della storia.
La sala dell’Uci cinema Bicocca presentava tra il pubblico una componente di giovani piuttosto numerosa e ciò mi ha fatto molto piacere.
Anche se la mia famiglia d’origine ha subito il regime e le conseguenze di quel tempo, oggi io non riesco a serbare rancori nei riguardi di alcuno, in quanto osservo il tutto nella sua dimensione storica. Affrontare questi temi, anche se duri e cruenti, come nella realtà lo sono stati, vuol dire prenderne coscienza ed auspicare un futuro dove ideologie e nazionalismi non compromettano più i rapporti tra i popoli.
Mi ha realmente commosso la magistrale interpretazione di Geraldine Chaplin nel ruolo della nonna che riesce a trasmettere la sua emozione alla nipote e che arriva a tutto il pubblico. Mi è piaciuta anche l’interpretazione di Franco Nero nel ruolo del professor Ambrosin, quale rappresentante di una radicata cultura italiana nelle terre istriane. Degna di rilievo anche la cinica e crudele interpretazione di Romeo Rebensek nel ruolo di Mate.
Volevo ancora menzionare qualcosa che non appare nel film, ma ritengo doveroso ricordare. Nel 2005 l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi ha conferito a Norma Cossetto la “Medaglia d’oro al merito civile alla memoria” con la seguente motivazione:”Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”. Villa Surani (Istria) – 5 ottobre 1943.
Nel 1949, l’allora rettore dell’Università di Padova, Concetto Marchesi, e il consiglio della facoltà di Lettere e Filosofia, proposero la laurea ad honorem per Norma Cossetto. E ancora, il 10 febbraio 2011 l’Università degli Studi e il comune di Padova, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell‘esodo giuliano-dalmata, hanno posto nel Cortile Nuovo del Palazzo del Bo’ una targa commemorativa della morte di Norma Cossetto e della laurea honoris causa conferitale.
Questa è solo una delle tante storie che si sono replicate a migliaia in tutta l‘Istria e in tutta la Dalmazia, storie che a volte non emergono perché l’emozione del ricordo ne impedisce l’esternazione ed è un ricordo che fa male.
Sono fatti realmente accaduti e taciuti per convenienza politica da tutto l’arco costituzionale. Ora, nonostante che il ghiaccio sia stato rotto, abbiamo ancora delle frange che si ostinano a sostenere un’antistorica tesi negazionista e giustificazionista. Non è consolante il fatto, che il tutto sia frutto dell’ignoranza e di una chiusura a riccio nella propria ideologia politica.
Questo clima di terrore ha generato, percentualmente parlando, uno dei più grandi esodi della storia. Bne circa 350mila italiani hanno abbandonato queste terre. E’ uno degli avvenimenti più drammatici che ha vissuto l’Italia dall’8 settembre 43 fino al 1954.
In chiusura ricordo un intervento dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della giornata del ricordo il 10 febbraio 2007: « nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza in quelle terre, nell’autunno del 1943, si intrecciarono “giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento” della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica“>>.
Gianni Longo (profugo istriano)