Chiesa gremita alla messa per Davide Pozzi
25 Gennaio 2019 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Giudiziaria, Nera |
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LUTTO – Dalle testimonianze di familiari e amici, il ricordo di una persona buona, giusta e saggia
ARESE – Non si è mai preparati alla morte. Men che meno quando, imprevista, improvvisa, spezza una giovane vita. Quando poi quella giovane vita era quella del ”bravo ragazzo”, amato da tutti, il dolore misto a incredulità di chi lo conosceva è talmente grande da coinvolgere con il ricordo anche chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo in vita, ma ha imparato a conoscerlo attraverso i racconti degli altri per poi farsene in qualche modo portavoce. Affinché quel ricordo, a un tempo gioioso e sofferto, fermi il tempo, colmi il vuoto, porti un po’ di consolazione a famiglia e amici.
Pensavo a tutto questo quando sabato scorso mi sono trovata ad assistere alla messa di suffragio tenutasi alla chiesa Maria Aiuto dei Cristiani per Davide Pozzi, il ragazzo trentacinquenne che il 26 dicembre 2018 ha lasciato la vita in riva a una spiaggia della Martinica. Non è stato un funerale. Il suo corpo non c’era. Ma era ugualmente lì. Non perché ci fossero una sua fotografia e la sua chitarra in mezzo all’altare, ma perché in una chiesa veramente gremita se n’è percepita nettamente la presenza grazie alle testimonianze dei familiari e degli amici. Grazie ai “visi parlanti” delle persone in chiesa, i cui pensieri d’affetto vibravano nell’aria senza essere uditi.
La messa è stata celebrata da don Luca Pozzoni, il sacerdote venuto da Chiari dove ora è destinato, ma che per tanti anni ha retto l’oratorio “Don Bosco” di Arese. Don Luca e Davide si conoscevano bene. In ricordo di Dado, come lo chiamavano gli amici, un passo della preghiera dei fedeli è stato dedicato ai viaggiatori e pellegrini, a coloro che sono alla ricerca della loro strada, sia spirituale che nella vita affinché “il sorriso di Davide” sia per tutti non solo un tesoro da conservare nei cuori, ma venga speso nel mondo come moneta che deve fruttare, come i talenti della parabola”. Perché “illumini il cammino di chi, nella difficoltà, crede di averlo smarrito”.
Il viaggio come metafora fisica e spirituale. Ciò perché fin da piccolo Davide era in “cammino” e amava viaggiare. La Martinica era arrivata come ultima meta. Ci era capitato prima per qualche settimana nella primavera dell’anno scorso. Ci era tornato contento a novembre con un contratto come guida turistica.
Una comunità riunita nel ricordo di Dado, ma anche colma di “rabbia, tristezza, incredulità e dolore” per una morte che aspetta ancora una ragione ufficiale.
Dopo la messa di suffragio, gli amici d’infanzia di Dado, Gabriele M., Luca A., Vieri C., Alessandro E., Andrea S., Stefano S., hanno letto ognuno una lettera sul tema dell’amicizia il cui testo era stato anche condiviso da tutti gli altri. Di seguito ne riportiamo una delle sei:
“Caro Davide, questa è una breve lettera che arriva dal gruppo di amici con cui sei cresciuto. Di tutti i rituali, quello dell’amicizia è il più difficile. E, insieme con l’amore, il più sacro. Certo sono cose diverse: l’amore è più elegante; l’amore si sceglie, l’amicizia, invece, è brutale, perché accade per caso, come tutte le cose che sono. Ed è in questo modo sconosciuto che noi siamo capitati tutti insieme: sì, possiamo dire che gli amici càpitano. Ed è difficile questo rituale dell’amicizia perché trascolora dall’infanzia all’adolescenza odiosa alla maturità, per farsi corpo di un rituale di uomini.
Gli amici càpitano, ma poi si scelgono anche; e li vogliamo tenere vicini, anche nella lontananza dei viaggi e delle decisioni e delle fedi. Così è stato per tutti noi, quando abbiamo preso strade diverse. Tu hai cercato un sentiero. E un altro e un altro ancora. Per lo più, a piedi.
Il giorno di Santo Stefano ora è un segno, un solco che determina un prima e un dopo della nostra immensa storia insieme. Ricordo che eri il ragazzino più svelto di gambe, nelle gare che facevamo sin da quando avevamo sei anni, il più veloce di tutti. Per questo ti vedremo sempre: perché, per quanto correremo – e correremo, sarai sempre il primo davanti ai nostri occhi.
PS. Se fosse permesso aggiungere una nota a margine , che però esprime la verità di tutti i nostri discorsi- per quanto dura essa possa essere – ma innanzi alla quale è giusto non tirarsi indietro, essa sarebbe la seguente: più grande l’uomo, più grande il vuoto. Vorremmo tutti gridare, ma dobbiamo essere com’eri tu: giusti e saggi: perdiamo un grande amico. I tuoi amici”.
Davide era anche buono. All’università aveva aiutato un compagno della facoltà di filosofia con le tasse. Ora in suo ricordo verrà istituita una borsa di studio.
Ombretta T. Rinieri
pezzo pubblicato su “Il Notiziario” del 25 gennaio 2019 a pag. 65