Centro Giada: Livio Braga ci spiega la crisi
16 Novembre 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Bianca, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, Cultura, Economia, ex Alfa Romeo, Imprenditoria, Inchieste, Locale, Politica, Sociale, Territorio |
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COMMERCIO – Negozi di vicinato in ginocchio. L’area del “Giada” fra le più colpite dal Centro
ARESE – I commercianti di Arese sono in ginocchio. Già colpiti dalla lunga crisi economica iniziata nel 2008 si sono avverate le più fosche previsioni sul colpo di grazia che sarebbe arrivato dalla grande distribuzione. Se da anni si è assistito a uno stillicidio di chiusure, negli ultimi due è avvenuta una decisa accelerata. Le vetrine rimangono vuote o si riempiono per brevi periodi. E poi giù di nuovo le saracinesche. Negli ultimi mesi hanno chiuso le edicole di piazza XXV Aprile e di via Senato e al “Giada”, una volta il salottino chic degli aresini, il primo piano si è spopolato e in galleria il veterinario si è trasferito a Legnano, mentre l’ottica “Simona” ha chiuso. Gli altri sono tutti in sofferenza.
Da due anni ha chiuso l’attività anche l’antiquario Livio Braga, ex assessore leghista, ex sostenitore di Arese Futura. E’ andato in pensione, ha saldato l’Iva della merce invenduta che è diventata di sua proprietà. Ora vorrebbe vendere le mura del negozio ma non vi riesce. “Il Centro Giada è crollato – afferma – sia come aspetto di qualità dei negozi che come affluenza di pubblico. Non vi passa più nessuno, mentre in passato era il salotto di Arese con dei negozi qualificati e merceologicamente molto diversi l’uno dall’altro. La gente veniva e comprava parecchie cose. Siamo dietro al Conad, c’è l’albergo. Oggi, come si può vedere, la stragrande maggioranza dei negozi sono chiusi. Ma non è solo il Giada che soffre. Tutte le attività di vicinato aresine stanno perdendo. A cominciare dal centro di via Caduti”.
L’amministrazione Palestra ha in programma di riqualificare le aree commerciali della città. Una di queste è appunto il Giada. Una strategia che per la verità era già stata annunciata agli albori del primo mandato e che forse si concretizzerà in questo secondo. Prevede la riqualificazione urbanistica delle aree.
“A questo proposito abbiamo visto qualcosa un anno fa – dice l’antiquario – intendono migliorare i parcheggi, la piazza, ma per adesso non vediamo nulla. Peraltro, anche se fanno qualcosa, sarà difficile riportare qui il passeggio, perché ormai la gente si è abituata ad andare al centro commerciale”.
Il danno è enorme anche per il crollo dei valori immobiliari delle attività. “Il mio negozio che è molto grande e bello – rincara Braga – valeva 250mila euro. Ora non riesco a venderlo a 120mila euro. E spendo di condominio 4800 euro all’anno!”.
Fra i negozianti e gli imprenditori in crisi del Giada vi sono morosi storici che avendo disatteso le spese condominiali si sono visti arrivare il pignoramento. Danno su danno. Dispendiosa anche la trasformazione dell’immobile in loft residenziale perché è necessario cambiarne la destinazione d’uso chiedendo i permessi in comune, operare delle ristrutturazioni a fronte di spese condominiali improponibili.
“Quindi – sul punto conclude Braga – non solo la gestione, cioè le vendite sono diminuite, ma anche chi era proprietario, che aveva il bene strumentale per la sua attività, ha perso nel patrimonio perché tutti gli immobili valgono di meno”.
Nel nuovo centro commerciale lavorano decine di persone che arrivano anche da fuori territorio. Il mercato immobiliare, almeno quello residenziale, dovrebbe vivacizzarsi con persone che cercano casa ad Arese. “Ho visto che vanno tutti a Garbagnate, Bariana, Bollate, Caronno Pertusella, Rho e oltre – risponde Braga alla nostra considerazione – non vengono ad Arese. Qui si comprava casa pagandola oltre la media perché in un contesto tranquillo immerso nel verde. Non è più così. Il traffico è aumentato e l’inquinamento pure”.
Ombretta T. Rinieri
articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 16 novembre 2018 a pag. 66