La Fisi auspica ad Arese la nascita dello Ski dome
19 Ottobre 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Bianca, centro commerciale Arese, Cronaca, ex Alfa Romeo, Inchieste, Infrastrutture, Locale, Nazionale, Politica, Sport, Territorio |
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EX ALFA – Per il presidente degli sport invernali Flavio Roda il polo avrebbe una valenza internazionale
ARESE – Né sci indoor. Né palasci. Ma “ski dome”, in italiano stazione sciistica al coperto. E’ questo il termine corretto per definire il progetto del novantenne imprenditore di Finiper, Marco Brunelli, di un polo sportivo che insieme con il centro commerciale già sviluppato completerebbe in buona misura la riqualificazione dell’ex Alfa Romeo.
Nel 2016, quando si diffuse la notizia, l’idea sembrò quantomeno stravagante: Perché un impianto coperto per sciare ad Arese quando le Alpi distano soltanto un’ora da Milano? Invece il progetto gode di una grande valenza nazionale e internazionale e degli auspici della Fisi, federazione italiana degli sport invernali. Soprattutto ora che il cio delle Olimpiadi invernali 2026 ha accettato Milano e Cortina fra le possibili località candidate ai giochi.
“Ho visto un primo progetto dell’imprenditore in Regione Lombardia il 28 agosto 2017 – racconta il presidente della Fisi Flavio Roda, classe 1948, maestro di sci, nel team degli allenatori di Alberto Tomba e confermato quest’anno alla guida della federazione per il terzo mandato consecutivo – e un secondo progetto il 12 novembre 2017 alla presenza anche dei sindaci. Ero stato chiamato per dare un parere tecnico sportivo ed espressi subito piena soddisfazione al progetto, spiegando che la struttura poteva essere utilizzata sia per gli allenamenti degli atleti che per la promozione dei settori giovanili agli sport invernali attraverso il coinvolgimento delle scuole. Chiaramente ora, nell’ambito di una candidatura olimpica, direi che una struttura del genere potrebbe essere un ausilio importante per la preparazione degli atleti. In generale, gli atleti devono sciare molto anche in estate e in autunno e oggi, non esistendo uno ski dome in Italia, sono costretti a emigrare in strutture coperte all’estero. Esistono in Francia, in Germania, in Olanda, in Spagna, in Norvegia, in Russia. L’Italia è l’unica fra i grandi paesi che ne è sprovvista”.
Perché costruire uno ski dome alle porte di Milano e non in una località alpina?
“Una struttura del genere – risponde Roda – deve essere vicina a una città. Se fosse fatta in una stazione sciistica, per ipotesi in Alto Adige, avrebbe sicuramente meno possibilità di lavoro. Quando andiamo a sciare allo ski dome russo, dobbiamo andarci in aereo. Sono luoghi che devono essere facilmente raggiungibili. L’Italia è geograficamente in una posizione centrale rispetto all’Europa. Basti pensare che l’Austria è vicina, la Francia è vicina, la Svizzera è vicinissima. E Milano si trova in un punto veramente strategico a livello stradale, ferroviario e aereo. Uno ski dome a Milano avrebbe una funzione non tanto locale ma di supporto a tutto il sistema nazionale degli sport invernali e addirittura europei. In futuro potrebbero venire ad allenarsi presso lo ski dome italiano le squadre di altre nazioni che volessero fare allenamenti specifici come lo slalom”.
Una struttura a supporto di tutto il sistema sport invernale che in chiave olimpica diventerebbe estremamente interessante e che farebbe risparmiare costi supplementari agli atleti italiani.
“Se fossimo a Milano – continua il presidente della Fisi – raggiungeremmo lo ski dome in poco tempo con i nostri pulmini. Anche da Bolzano. Dovendo invece andare in strutture in Francia o in Germania o addirittura in Russia siamo costretti a notevoli spese senza la possibilità di fare convenzioni che sarebbero invece possibili in Italia con degli sponsor pubblicitari”.
Insieme alla squadra si muovono gli allenatori. Il team ha poi necessità di alloggiare. “Mediamente – continua Roda – siamo venti-venticinque persone che devono lavorare per giorni. Alloggiare è sì una necessità. Infatti nella presentazione vi era identificato anche un albergo. Ne occorreranno altri. Così come saranno necessarie pure le palestre per le attività di recupero atletico”.
A un anno di distanza dagli incontri in Regione Lombardia Flavio Roda non ha saputo più nulla dello ski dome aresino. “Non sono stato più contattato – afferma – e non so adesso a che punto si trovi lo stato dell’arte del progetto”.
Ombretta T. Rinieri
pezzo pubblicato su “Il Notiziario” del 19 ottobre 2018 a pag. 66