Intervista a Michaela Piva, candidata sindaco di M5s
20 Aprile 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Ambiente, Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, ex Alfa Romeo, Expo, Inchieste, Inquinamento, Locale, Politica, Scuola, Sociale |
Commenti disabilitati
|
VERSO LE ELEZIONI – Ci parla di ex Alfa, ambiente, scuole, sociale e commercio
ARESE – Michaela Piva, quarantacinquenne architetto orientata alla bioarchitettura dall’aspetto di una ragazzina, è la candidata sindaco di Arese per il m5s. Figlia d’arte (suo padre Carlo Piva è stato sindaco socialista di Arese negli anni 80), porta in dote al movimento le oltre 2600 preferenze ottenute il 4 marzo scorso al collegio uninominale di Bollate in occasione delle elezioni politiche. Tante, ma non sufficienti a entrare in parlamento. Ora ci riprova con le amministrative. In lista con lei, grillini storici come Sergio Farotto, Mauro Intravaia, Marco Rapetti, Angelo Russo e Alvaro Pari.
Politicamente Piva ha un passato in Sel e come attivista della lista civica Arese Futuro. La stessa che nel 2012 vinse le elezioni con il sindaco Pietro Ravelli all’insegna del no aresino al centro commerciale sull’ex Alfa Romeo. Dopo nemmeno due mesi la giunta implose per una diatriba interna dai contorni mai chiariti. Dalla prefettura arrivò la commissaria Anna Pavone e “Il Centro” si fece. Ma Micaela Piva non ha cambiato idea e con i compagni è ora impegnata a impedire che passi la variante urbanistica da industriale a commerciale sulla restante parte dell’area. Insieme a Davide Ciociola ha presentato al Parlamento europeo una petizione che ha ottenuto l’impegno della commissaria Cecilia Wikstrom a scrivere una lettera di forte critica all’Italia.
“L’ecommerce è in aumento del 30% – dice Piva – per cui il raddoppio delle superfici commerciali è solo una speculazione immobiliare che stando ai listini immobiliari della zona porterà a incassare da 800 euro a 4mila euro al metro quadro”.
Dovendo dare un’alternativa all’imprenditore, cosa proponete?
“L’adp prevede un mix funzionale. Infatti adesso è a destinazione produttiva, residenziale, ricettiva e commerciale. Il commerciale è già stato fatto. Le residenze l’operatore non le vuole più certamente perché non riesce a vendere, perciò manterrei la destinazione produttiva orientata alla green economy, mentre per attrarre gli investimenti delle piccole e medie aziende penserei come ente locale a una politica di detassazioni. Un polo produttivo e anche culturale con regimi orari diversi in modo da rendere viva quell’area in diversi momenti del giorno. La green economy, inoltre, si porta dietro anche esigenze di formazione professionale. Così si potrebbero prevedere dei laboratori e delle scuole ad hoc con il coinvolgimento pure dell’istituto Salesiano”.
Perché siete così contrari anche al palasci?
“Perché è in contrasto con la direttiva aria dell’Unione europea in quanto funzionando con dei condizionatori aumenta le emissioni di CO2 anziché diminuirle come previsto entro il 2020. E’ una follia considerato che in Lombardia si è a pochi passi dalle Alpi. La nostra petizione è stata accolta dalla commissaria Cecilia Wilkstrom che nell’audizione che abbiamo avuto il 21 febbraio a Bruxelles ha preso l’impegno di scrivere all’Italia una lettera di forte critica affinché le istituzioni locali, regionali e nazionali abbandonino questo e tutti gli altri progetti animati dalla stessa logica. La lettera dovrebbe arrivare entro metà maggio”.
In piena campagna elettorale…
“Sì. E’ un problema politico. Non si può aderire alla direttiva aria sulla carta e poi nei fatti agire in senso contrario in una zona fra le più inquinate di tutto l’hinterland milanese”.
Passando dall’ex Alfa ad Arese città. Quali sono le priorità che avete individuato?
“I licei, la partecipazione, il reddito di cittadinanza, il commercio. Mio padre ha aperto tutti i licei ad Arese, dallo scientifico al linguistico all’artistico. Arese non era collegata come gli altri comuni e i ragazzi di 14-15 anni trascorrevano ore di pendolarismo. Quindi era una priorità per Arese. E poi nella zona non c’era un artistico. Il “Fontana”, dove ho studiato anch’io, è diventato un’eccellenza in Lombardia”.
I licei sono una competenza di Città metropolitana che ha sostituito la Provincia..
“Sono inseriti in strutture di proprietà del comune. Quindi perché l’amministrazione non può investire in un bene che gli appartiene? Ristrutturare il liceo artistico, ampliarlo o sopraelevarlo? Per me è un crimine dover rifiutare due classi com’è costretto a fare il Fontana per mancanza di spazi con tutti i soldi che ci sono sul piatto in questo periodo. Città metropolitana è senza fondi. Le si può andare incontro dicendo: <I soldi ce li mettiamo noi”. La partecipazione è un’altra priorità. I cittadini sono stati coinvolti nel scegliere il nome della biblioteca e sono stati ignorati sulla viabilità contro cui sono state raccolte un sacco di firme”.
Adesso però tutto tace sulla viabilità
“Per forza l’hanno fatta! Cosa devi fare poi? Ma è pericolosa. Mescola in poco spazio attraversamenti rialzati, corsie e ciclabili. Spesso vedo ciclisti cadere”.
Ad Arese, fra i comuni più ricchi d’Italia, vi è bisogno del reddito di cittadinanza?
“Ad Arese vi sono persone che cercano fra gli scarti del Conad. I servizi sociali ci sono, ma la gente si vergogna ad andare a chiedere. A livello nazionale si prevedono 14,9 milioni per il sostegno al reddito e 2,1 milioni per i centri di collocamento. La misura darebbe diritto a 780 euro e alla frequenza di corsi di riqualificazione per formarsi sul nuovo mercato. Pensiamo che si debba partire dal locale. Sempre nel sociale, ma guardando agli anziani, che sono un’altra priorità perché Arese sta invecchiando, pensiamo a progetti come la badante di quartiere già in essere in realtà come Milano”.
Sul commercio di prossimità che programmi avete?
Bisogna calmierare gli affitti troppo alti. Con l’arrivo del centro commerciale, i negozianti hanno visto calare il loro fatturato. Man mano vengono giù le saracinesche e le vetrine rimangono sfitte. Perfino il mercato del sabato si sta svuotando. Bene animare le vie con feste e fiere, ma 400 euro per lo stallo è troppo. Se piove non rientrano dei costi. I bandi poi emessi dall’attuale giunta sono talmente un ginepraio burocratico che molti hanno detto: <Teneteveli>.
Ombretta T. Rinieri
articolo pubblicato su “Il Notiziario” del 20 aprile 2018 a pag. 70