Economia circolare. Gli sforzi della Commissione europea
19 Gennaio 2018 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Ecologia, Economia, Politica, Rifiuti |
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BRUXELLES – (o.t.r.) – La Commissione europea sta amplificando i suoi sforzi verso l’economia circolare, ritenuta un’opportunità per creare posti di lavoro locali e generare vantaggi per l’Europa. Si caratterizza in particolare per la riduzione al minimo dei rifiuti.
A questo scopo la Commissione ha avviato un piano d’azione sull’economia circolare che si concretizza in un monitoraggio delle azioni intraprese da ciascun stato per rilevarne i progressi. Il cambiamento riguarda l’intera economia e coinvolge tutti i prodotti e o servizi in quanto nell’economia circolare entrano entrano, fluiscono e alla fine lasciano il processo produttivo tutti i materiali.
Attualmente nell’Unione europea solo lo 0,6 miliardi di tonnellate di materiali impiegati nella produzione provengono dal riciclo contro i 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti generati. Il resto dei materiali, pari a 1,5 miliardi di tonnellate, sono sprecati. L’obiettivo è di aumentare la percentuale di materiali riciclati da impiegarsi come materie prime secondarie diminuendo la produzione di rifiuti.
Le quattro fasi dell’economia circolare sono produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime secondarie e competitività e innovazione. Nell’ambito del pacchetto sull’economia circolare del 2015 la Commissione ha proposto al Consiglio europeo di armonizzare le metodologie per calcolare le percentuali di riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio dei paesi membri in modo da avere statistiche affidabili e comparabili.
Il monitoraggio si concentrerà in particolare sui seguenti segmenti.
Produzione e consumo. Con una media di 480 kg pro capite i rifiuti urbani nella Ue sono calati tra il 2006 e il 2016 dell’8%. Tuttavia vi sono forti variazione fra gli stati con un minimo di 250 e un massimo di 750 kg pro capite all’anno. In una certa misura la quantità di rifiuti prodotti è ancora correlata al pil pro capite ed è quindi considerato positivo che dal 2006 i dati sulla produzione totale di rifiuti (compresi quelli industriali e commerciali, esclusi i principali rifiuti minerali) per unità di pil mostrino una diminuzione dell’11 per cento.
Rifiuti urbani. Tra il 2008 e il 2016 il riciclaggio è cresciuto dal 37 al 46 per cento. Cinque paesi riciclano più della metà dei loro rifiuti urbani, ma altri cinque sono ancora al di sotto del 25 per cento. Ciò mentre alcuni paesi si stanno avvicinando all’obiettivo di riciclare il 65% entro il 2030 come proposto dalla Commissione europea.
Il tasso di riciclaggio degli imballaggi è inferiore al 40% mentre quello dei rifiuti organici urbani è stato di 79 kg pro capite nel 2016, con un aumento del 23% rispetto al 2007.
Sprechi alimentari. Ridurli ha un enorme potenziale di risparmio delle risorse che si utilizzano per produrre il cibo. Lo spreco alimentare avviene lungo tutta la catena del valore: durante la produzione e la distribuzione, nei negozi, ristoranti, strutture di ristorazione e a casa. Questo rende particolarmente difficile quantificare. Secondo le stime preliminari di Eurostat, i rifiuti alimentari dell’Unione europea sono diminuiti da 81 a 76 milioni di tonnellate (pari a circa il 7%) tra il 2012 e il 2014, pari a un calo da 161 a 149 kg pro capite.
Apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). Nel 2015 solo quattro paesi Ue hanno riciclato oltre la metà delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato, mentre venti paesi hanno già raggiunto il recupero del 70% delle apparecchiature in fase di costruzione e demolizione. Dato che, in peso, questo è il più grande flusso singolo di rifiuti Ue, si tratta di un segno positivo.
Materie prime secondarie. Il commercio di queste materie è in aumento sia nei paesi e che in quelli extra Ue. In un’economia circolare, i materiali incorporati in prodotti e componenti vengono riciclati quando raggiungono la fine del loro ciclo di vita e vengono quindi rimessi nell’economia come materie prime secondarie. Ciò riduce l’impatto ambientale di produzione e consumo e aumenta la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime. Nella Ue la domanda di materie prime supera il livello che potrebbe essere fornito anche se tutti i rifiuti fossero trasformati in materie prime secondarie. Pertanto, la fornitura di materie prime primarie rimarrà necessaria.
In media, i materiali riciclati soddisfano solo il 10% circa della domanda europea di materiali, nonostante un costante miglioramento dal 2004. Per un numero di materiali sfusi, le materie prime secondarie soddisfano oltre il 30% della domanda totale di materiali (ad esempio rame e nichel ). Tuttavia, per un gran numero di materiali, tra cui quasi tutte le materie prime critiche, il contributo dei materiali riciclati alla soddisfazione della domanda di materie prime è ancora piccolo o trascurabile. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che non è redditizio riciclarli, che mancano le tecnologie per riciclarli o che i materiali sono incorporati in prodotti mantenuti in uso per un lungo periodo (ad esempio elementi di terre rare utilizzati nelle turbine eoliche).
Inoltre, l’indicatore sul commercio di rifiuti riciclabili mostra che la Ue è un esportatore netto di numerosi importanti flussi di rifiuti riciclabili come plastica, carta e cartone, ferro e acciaio, rame, alluminio e nichel. Il commercio all’interno dell’UE di rifiuti di plastica, carta e cartone, rame, alluminio, nichel e metalli preziosi è aumentato considerevolmente tra il 2004 e il 2016, consentendo agli operatori economici di sfruttare i vantaggi del mercato interno dell’Unione per le materie prime secondarie.
Competitività e innovazione. La transizione verso un’economia circolare aumenta gli investimenti, il valore aggiunto e stimola innovazione e occupazione. Nel 2014 , gli investimenti privati in un sottogruppo di settori economici rilevanti per l’economia circolare sono stati di circa 15 miliardi di euro nella Ue (ossia lo 0,1% del pil).
Nello stesso anno i posti di lavoro in questo settore hanno superato i 3,9 milioni con un aumento del 2,3% rispetto al 2012. Nel 2014, nonostante la crisi economica e finanziaria, questi settori dell’economia circolare hanno creato circa 141 miliardi di euro di valore aggiunto, che rappresenta un aumento del 6,1% rispetto al 2012.
Diversi programmi di finanziamento dell’Ue disponibili per favorire la transizione verso l’economia circolare quali il Fse per gli investimenti strategici, i fondi strutturali e di investimento europei, Orizzonte 2020 e il programma Life. Inoltre, a gennaio 2017 è stata lanciata una piattaforma di supporto finanziario per l’economia circolare.
I Brevetti sul riciclaggio e sulle materie prime secondarie sono cresciuti tra il 2000 e il 2013 del 35 per cento. Quelli per il riciclaggio del vetro rappresentano il 44% del totale mondiale di tali brevetti, mentre la quota della Ue è del 18% per le materie plastiche e del 23% per la carta.
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