Il sindaco: “Arese in sofferenza di personale”
10 Novembre 2017 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Lavoro, Locale, Nazionale, Politica, Sindacale |
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COMUNE – Dal 2013 calo di venticinque unità per i pensionamenti. Il blocco delle assunzioni imposto dal governo e il tetto sugli straordinari caricano i “superstiti” e mettono in difficoltà l’Amministrazione. In alcuni casi si è costretti a esternalizzare i servizi
ARESE – Come fare quando si è in quattro gatti e si ha una mole di lavoro per cento se non si hanno quattro braccia come la dea Calì e tre teste come Idra e nemmeno la bacchetta magica di Josephine? Molta fatica, qualche mal di pancia e infine il miracolo accade. A dirlo è il sindaco Michela Palestra alle prese in comune con un depauperamento impressionante delle risorse umane senza poter assumere a causa del blocco assunzioni imposto dal governo Renzi fin dal gennaio 2015.
Lo sblocco del 25 per cento del 2016 e un allargamento minimo della forchetta operato quest’anno ha lasciato la situazione immutata. Con il turn over dei pensionamenti i dipendenti sono passati dai 109 di fine 2013 agli 84 di oggi. Solo il corpo di polizia municipale sconta quattro agenti in meno rispetto ai tredici previsti. Molte le figure apicali e i quadri che hanno preso o stanno per prendere il treno Inps, dalla direttrice della biblioteca alla responsabile della cultura a quella delle scuole e dei servizi sociali fino alla segretaria del sindaco. Dipartite pure all’ufficio tecnico, in contabilità e fra i messi.
“Tutti gli uffici – spiega il sindaco – sono in sofferenza di personale. Una prima soluzione è la mobilità interna fra enti pubblici. Escono cento entrano cento. Solo dopo questo tentativo senza risultati si può procedere con un bando rivolto alla cittadinanza. In questo caso, però, escono quattro ne entra uno. Infine vi sono i concorsi. Se si presentano in tanti la selezione è impegnativa. A Lainate per i vigili si sono presentate molte persone. Con lo sblocco delle assunzioni 2017 vorremmo attingere a quella graduatoria per una posizione all’interno del nostro corpo. Speriamo entro fine anno o al massimo entro i primi mesi del 2018”. Dalle graduatorie dell’Abruzzo, Arese ha assunto due tecnici.
Ad Arese mancano soprattutto le figure intermedie di supporto ai responsabili. Quelle che crescendo costituiranno l’ossatura dell’ente. Michela Palestra è consapevole che il carico sulle persone è notevole e che il modo di lavorare è cambiato e non necessariamente in meglio. “E’ difficile agire in una situazione di sofferenza generale del numero di persone dentro l’ente non potendo dire: <Domani assumo venti persone>. Per questo ho un giudizio alto del personale. Quando c’è da marciare, ci sono le fatiche, ci sono i mal di pancia, ma c’è anche la capacità di rimboccarsi le maniche”.
La situazione è tale che però in alcuni casi il comune ha dovuto esternalizzare dei servizi come la gestione delle case Erp e l’asilo nido, dato in gestione a Sercop. “E’ stata una decisione sofferta. Ma non avevamo più gli elementi per poterlo gestire direttamente. Da dire che la qualità e la continuità educativa non sono cambiate perché nel passaggio abbiamo fissato dei paletti per cui la mamma che lascia il suo bimbo può contare sempre sulla stessa persona di riferimento”.
Difficile per le educatrici andare sotto un altro ente o riciclarsi in un lavoro d’ufficio. “Per loro – racconta Michela Palestra – è stato comunque uno schock e una fatica. Non mi piace dire che è stato tutto facile. No, da dipendente comunale sei dipendente di Sercop, ancorché pubblica. Era però l’unico modo per tutelarle”.
Dall’ ex Provincia è arrivata solo una persona. Andata prima all’Urp e ora in biblioteca. Con la nascita di Città Metropolitana il personale della Provincia è stato tagliato del trenta per cento. Molti sono andati in Regione. Fra i comuni, unico polo attrattore, Milano. “Milano – spiega Palestra – ha dirigenti, funzionari, quindi posizionamento. Nei piccoli comuni non ci sono dirigenti. Il trattamento economico che c’è in Città metropolitana qui non è attrattivo. A livello economico andrebbero indietro di vent’anni. Inoltre a distanza di due anni dalla riforma e dal processo di ottimizzazione e razionalizzazione alla bassa propensione a spostarsi sono venute a mancare le professionalità che ci occorrono”.
Non sono possibili assunzioni e non sono possibili molti straordinari. Tutto ciò ha impoverito il palazzo e ha messo l’ente in difficoltà. Tuttavia, tutte le cose hanno il risvolto della medaglia. Ai pochi rimasti si sono aperte delle opportunità. Ruoli subalterni che nel tempo hanno assimilato competenze e professionalità sono cresciuti e sono diventati di supporto per figure di riferimento in settori chiave come quello della cultura, sport e tempo libero e degli affari legali”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 10 novembre 2017 – pag. 67)