Protezionismo. Nell’Eurasia aumentano i maggiori dazi alla imprese Ue
30 Giugno 2017 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Analisi/Opinioni, Commercio, Cronaca, Economia, Estera, Globalizzazione, Nazionale, Politica |
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L’allarme arriva dalla Commissione europea nella sua relazione su “Barriere 2017 commercio e investimenti” a Parlamento e Consiglio Ue
BRUXELLES – Nel 2016 sono state introdotte nel mercato degli scambi commerciali e finanziari internazionale 36 nuovi barriere doganali portando così il totale delle misure protezionistiche a 372 in 51 paesi del globo. L’aumento è stato del 10 per cento in un solo anno. Lo denuncia la Commissione europea nella sua settimana relazione annuale sugli ostacoli al commercio e agli investimenti presentata il 26 giugno scorso al Parlamento e al Consiglio europeo.
Con 31 milioni di posti di lavoro nell’Unione europea a seconda delle esportazioni e del 90 per cento della crescita globale prevista al di fuori dell’Unione europea, il commercio è vitale per la prosperità dei cittadini comunitari. Le aziende europee hanno bisogno di un accesso più facile ai mercati esteri per competere nella globalizzazione economica.
La relazione sugli ostacoli al commercio e agli investimenti viene pubblicata ogni anno dall’inizio della crisi economica del 2008 e l’ edizione di quest’anno è interamente incentrata sulle denunce di barriere doganali presentate alla Commissione dalle imprese europee. Denunce che riguardano un’ampia gamma di prodotti, che vanno dall’agroalimentare alla cantieristica.
Poiché gli ostacoli emersi nel 2016 potrebbero già provocare la penalizzazione delle esportazioni Ue, l’analisi si basa sui flussi commerciali medi dei tre anni precedenti consecutivi 2013-2015. Questo metodo è stato applicato a 32 dei 36 nuovi ostacoli registrati nel 2016, escludendo due servizi e una misura di investimento (per i quali non sono disponibili dati sul flusso di scambi) e una misura orizzontale importante per la quale non è stato possibile individuare settori specificatamente interessati.
L’esito di questa stima mostra che le nuove barriere commerciali registrate nel 2016 hanno potenzialmente influenzato negativamente le esportazioni dell’Unione europea per un valore massimo di 27,17 miliardi di euro. Un ammontare che supera le esportazioni totali della Ue verso partner commerciali come il Sudafrica, l’Algeria o l’Ucraina e corrisponde all’1,6 per cento di tutte le esportazioni Ue a livello globale.
A elevare i maggiori ostacoli scambi all’import sono soprattutto i paesi del G20. Russia, Brasile, Cina e India in testa. Russia e India sono i paesi che hanno l’anno scorso hanno introdotto la maggior parte delle nuove misure protezionistiche, seguite da Svizzera, Cina, Algeria, Turchia ed Egitto.
La commissaria europea per il commercio Cecilia Malmström ha parlato di un flagello protezionista che sta colpendo le imprese europee e i loro lavoratori.”È preoccupante – ha detto – che siano i paesi del G20 ad applicare il maggior numero di ostacoli agli scambi. Nel prossimo vertice del G20 ad Amburgo la Ue solleciterà i leader a uniformare i comportamenti alle dichiarazioni e a opporsi al protezionismo. L’Europa non resterà a guardare e non esiterà a impiegare gli strumenti disponibili nei confronti dei paesi che non rispetteranno le regole.”
La strategia di accesso per le esportazioni nei mercati internazionali per le imprese europee è un impegno costante dell’Unione europea teso a un’efficace applicazione delle norme sul commercio internazionale. Gli strumenti a disposizione per ripristinare eque condizioni di scambio sono i dazi antidumping e le antisovvenzioni nati su indicazione della Omc (o Wto) (organizzazione mondiale del commercio). Grazie a questa strategia l’anno scorso la Ue è riuscita a eliminare venti ostacoli che interessavano le esportazioni europee per un valore di 4,2 miliardi di euro in paesi quali Corea del Sud, Cina, Israele e Ucraina.
Ad aver tratto il maggior beneficio dai recenti interventi Ue sono stati l’industria alimentare e delle bevande e i settori automobilistico e dei cosmetici. A titolo d’esempio la Cina ha sospeso gli obblighi in materia di etichettatura che avrebbero bloccato oltrefrontiera prodotti cosmetici europei per un valore di 680 milioni di euro, la Corea ha accettato di allineare le proprie norme relative sulle dimensioni dei sedili auto a quelle internazionali e Israele ha consentito a imprese Ue di chiedere l’autorizzazione a immettere in commercio ed esportare i loro prodotti farmaceutici.
In conclusione, la relazione ha dimostrato che la strategia di accesso al mercato dell’Unione europea si è rivelata preziosa nell’individuare e rimuovere gli ostacoli, contribuendo in tal modo a migliori opportunità di esportazione e di investimento per le aziende dell’unione.
Alla luce del protezionismo a livello mondiale e del rafforzato partenariato per l’accesso al mercato, la Commissione europea ha promesso che intensificherà ulteriormente i suoi sforzi per stimolare crescita e produttività nei mercati aperti in tutto il mondo.
Ombretta T. Rinieri