Disabili, la fatica di andare in ospedale
31 Marzo 2017 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Infrastrutture, Sanitaria, Sociale |
Commenti disabilitati
|
GARBAGNATE – Guardiani per un giorno. E’ quello che abbiamo fatto fuori dall’ospedale Salvini mercoledì scorso. Avevamo ricevuto una serie di segnalazioni da pazienti disabili che quotidianamente si devono recare al nosocomio per sottoporsi a diagnosi, cure e terapie scontando oltre alla propria malattia anche tutta una serie di disagi semplicemente per accedere all’ingresso. I problemi infatti iniziano fuori con il parcheggio e noi abbiamo voluto in prima persona vederci chiaro e così abbiamo scoperto risvolti impensabili, che in realtà coinvolgono anche altre tipologie di pazienti e utenti.
Iniziamo con l’illustrare la situazione di partenza. Tre sono i tipi di parcheggi esistenti nelle immediate vicinanze della nuova sede dell’ospedale. Due esterni e uno interrato. A quelli esterni si accede attraverso delle sbarre. Il primo è subito visibile all’imbocco del viale arrivando dalla rotonda. Per accedervi, il disabile che ha diritto al posteggio gratuitamente, deve comunque prelevare il ticket recarsi allo sportello per farlo vidimare in modo da poter uscire successivamente. Se sei disabile i posti non sono molti e comunque non è che posteggi ed entri. Devi percorrere un viale. Se fatichi a camminare, hai le stampelle o sei in carrozzina la distanza all’ingresso aumenta in proporzione alla difficoltà che fai per raggiungerlo.
Il secondo parcheggio, situato in prossimità della rampa di quello del pronto soccorso, cui i disabili fino a qualche mese fa potevano accedere liberamente, non è più per loro usufruibile perché la sosta selvaggia impediva agli autobus di linea, che lì hanno la fermata d'entrata e uscita dal parcheggio. Ora un sensore posizionato su un palo all’altezza dell’autista del bus aziona automaticamente le barre all’arrivo del mezzo. L’espediente, però, blocca l’ingresso ai pulmini del trasporto collettivo dei disabili, di quelli penitenziari e alle macchine di servizio quali quelle dei carabinieri. Tutti devono scendere dal mezzo, sollevare la paletta all’altezza del sensore per far alzare le barre.
Il parcheggio interrato ha la conchiglia della discesa talmente stretta che nello scendere si rischia di strisciare l’auto lungo il muro. E se la difficoltà è tale per i dipendenti che hanno i posteggi assegnati ai piani -2 e -3, figurarsi per i disabili che vi si avventurano al -1 (il piano per l’utenza) quando non trovano posto all’esterno.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 31 marzo 2017 – pag. 74)
(continua)