Alla Gallazzi Vismara sono ospitati 98 anziani, età media 87 anni
27 Gennaio 2017 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Sanitaria, Sociale |
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Anziani sempre più gravi e assistenza un fatto di cuore
ARESE – In Gallazzi Vismara sono assistiti 98 anziani (suddivisi su quattro piani) che arrivano a 110 con quelli del centro diurno. Con il direttore Luigi Leone tentiamo di fare il punto sull’assistenza fornita loro dalla struttura aresina, che deve muoversi all’interno della cornice normativa di Regione Lombardia.
La prima legge che ha disciplinato in Lombardia gli interventi socio sanitari è stata la numero 1 del 1986, la stessa che ha definito le percentuali di figure professionali necessarie per l’assistenza alle persone non autosufficienti o parzialmente autosufficienti. Nel 2003 una nuova normativa ha abolito il rapporto tra persone e categorie di operatori e ha stabilito un insieme complessivo di minuti di assistenza per le strutture accreditate mettendo delle soglie minime settimanali che sono di 1220 minuti per i malati di Alzheimer e di 901 minuti per tutti gli altri ricoverati.
Da allora il minutaggio è rimasto invariato, nonostante negli anni la tipologia delle condizioni di salute degli i anziani che “prendono casa” nelle rsa sia andata sempre più aggravandosi. Tant’è che la media regionale del minutaggio dichiarato dalle residenze assistenziali lombarde è di 1080 minuti settimanali. In Gallazzi Vismara se ne garantiscono quasi 1300.
Le disabilità sono tante e tali da rendere le soglie minime stabilite dalla normativa ormai inadeguate a fornire un’assistenza dignitosa e di qualità.
“Alla fine dell’anno – spiega il direttore Luigi Leone – il monte ore tra medici, infermieri, terapisti della riabilitazione animazione, asa eccetera diviso per il numero degli anziani deve dare almeno 901 minuti alla settimana. Poi di questo minutaggio, l’80% è fornito dalle asa (coloro che fra i vari compiti alzano, igienizzano, imboccano gli anziani, ndr). D’altra parte, noi potremmo avere anche una asa per ogni persona, è chiaro che i costi lieviterebbero”. E le rette sono già sui 2mila euro al mese. Una cifra.
Regione Lombardia riconosce uno stanziamento in base alla gravità della situazione del singolo anziano (per entrare in rsa si deve avere almeno 65 anni, ndr), ossia secondo il suo grado di autosufficienza, che è diviso in otto classi, che a loro volta corrispondono a tre classi economiche.
L’età media degli anziani in Gallazzi Vismara è di 87 anni con una situazione psicofisica che è andata aggravandosi con l’aumentare dell’età. Nella rsa aresina vi sono anche diversi centenari. Nel 2015 la rsa aresina ha erogato 5800 giornate alle classi Sosia 1 e 2, i livelli gravi delle otto classi del sistema di valutazione regionale. Nel 2016 sono state 8580. Le classi centrali da 3 a 6 sono passate da 14.754 a 13.118, quelle 7 e 8 da 9400 a 8500. Queste classi sono diminuite perché sono cresciute le prime due che comportano un maggiore impegno medico, infermieristico, riabilitativo e assistenziale.
“Nel 2012 – spiega Leone – avevamo 20mila giornate nelle classi 5 e 6, che poi sono scese gradualmente fino ad arrivare a 15mila, mentre le classi 1 e 2 sono passate da 5340 alle 8581 dell’anno scorso. L’aggravamento è evidente”.
Gli anziani si aggravano ma le condizioni di cornice restano le stesse, mentre i parenti vorrebbero vedere più assistenza sul proprio familiare, ma nello stesso tempo non ce la fanno a reggere rette più elevate. Si ingenera un meccanismo di conflitto sotto traccia, che a tratti esplode. Molto dipende dalla singola sensibilità e professionalità del personale Asa che pure qualche carenza sconta se durante l’assemblea coi parenti di dicembre il cda ha parlato di “corsi di umanizzazione” e se lo stesso personale Asa ha chiesto l’installazione di telecamera nella struttura affinché non si faccia di “tutta un’erba un fascio”.
“E’ un problema di persone – spiega il direttore – anche perché la normativa prevede che se si dovesse cambiare la cooperativa le persone impiegate qui come dipendenti della cooperativa, restano. Ci vogliono delle motivazioni per licenziarle. Devo dire che qui non vedo trattamenti fuori dalle righe, nel senso che violino la dignità della persona o che commettano azioni ancora peggiori, però ci sono delle persone che non ci mettono il cuore come ce lo mettono altri operatori. Per poter intervenire ho bisogno di una segnalazione scritta da parte dei parenti degli anziani che mi consenta di denunciare i fatti alla cooperativa e di chiedere l’adozione di provvedimenti di conseguenza. Se la segnalazione è solo verbale non posso far altro che girare verbalmente a mia volta la lamentela alla responsabile della cooperativa, dopodiché l’azione sanzionatoria spetta alla cooperativa. Non spetta a questo ente”. E’ giusto? “Sono le norme vigenti. Io non posso dare ordini al dipendente della cooperativa. Devo chiedere alla cooperativa di far fare un determinato lavoro. Segnalo le discrasie, gli inconvenienti. Per tutelare tutti non si tutela più nessuno”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 27 gennaio 2017 – pag. 66)