Ad Arese vince ampiamente il Sì col 53,69% E’ stato il centrodestra l’artefice della vittoria
8 Dicembre 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Analisi/Opinioni, Bianca, Cronaca, Locale, Nazionale, Politica |
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ARESE – In controtendenza rispetto al risultato referendario su scala nazionale, ad Arese il sì alla riforma costituzionale del governo Renzi ha prevalso per 53,69% sul 46,31% dei no.
Solo cinque sezioni delle diciannove scrutinate l’hanno bocciata. Si tratta delle numero 2, 3, 4, 5 e 7 del seggio di via Col di Lana che corrispondono alle aree fra le meno agiate del territorio aresino. L’analisi parte da qui, perché se potrebbe sembrare singolare che la riforma della carta costituzionale proposta dal centrosinistra abbia raccolto il maggior consenso del centrodestra in realtà, sotto sotto, il risultato di Arese è tutt’altro che fuori dagli schemi.
“In questa votazione – commenta Luigi Muratori di “Arese in testa”, candidato sindaco del centrodestra alle ultime amministrative – gli unici coerenti sono stati i tanti della destra che hanno votato sì in quanto la riforma renziana, concentrando il potere, otteneva gli stessi risultati di quella berlusconiana e di quei pochi del centrosinistra che hanno votato no in quanto a suo tempo il Pd avversò la riforma di Berlusconi”. E’ bene ricordare che la riforma Renzi è stata tenuta a battesimo con le convergenze dirette da Loris Verdini e sulla scorta del “patto del Nazzareno”, poi saltato a causa dell’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica sgradita a Berlusconi.
“La riforma – continua Muratori – è una riforma di destra e, ritorno a dire, che un militante della destra che l’abbia votata si è dimostrato coerente con le proprie idee. Il problema è il centro, perché qui si trattava di difendere la costituzione. Se ci si lamenta che mancano gli statisti sul modello di De Gasperi che firmarono la Carta, poi non si può andare a votare sì. Tutto poi è divenuto ancora più confuso con l’errore di politicizzare il referendum: io non voto sì perché da una parte c’è Verdini. Io non voto no perché d’altra c’è D’Alema come se invece delle regole fondamentali si stesse parlando della squadra di calcio che entra in campo per vincere la partita. Per mesi abbiamo assistito a una propaganda martellante camuffata da informazione referendaria”.
La giunta di Arese guidata da Michela Palestra si è apertamente schierata per il sì e ciò, a detta del segretario del Pd cittadino Luca Nuvoli, ha portato quel surplus che ha contribuito a far pendere l’ago della bilancia sulla riforma di Renzi. Peraltro la composizione sociale e culturale della città ha dato una mano. “È ovvio – dice – che non essendoci una situazione sociale critica vi è meno scontento rispetto al governo. Inoltre l’offerta politica del Pd di Arese è molto più apprezzata rispetto a quella di un Bersani o di qualsiasi altro”.
Ecco che la maggioranza dei sì di Arese sono da leggersi come un apprezzamento alla giunta Palestra. “Io sono convinto di sì”, afferma Nuvoli. Eppure i “poveri” hanno votato contro. “Dove c’è un maggior malcontento – interpreta – è ovvio che la prima occasione dove puoi votare contro a chi governa esprimi il tuo malessere. Basta vedere Milano. In centro ci sono state percentuali bulgare. Nelle periferie difficoltà. Una parte ha votato nel merito, ma è indubbio che per la maggior parte vi sia stata una lettura politica. In una situazione dove il blocco è diviso in tre, m5s, centrodestra e centrosinistra era difficile avere un risultato diverso da quello”.
Il tema politico si è posto anche per Giuseppe Augurusa, il cui no alla riforma si era alzato isolato all’interno del Pd di Arese. “Il risultato nazionale – afferma – conferma purtroppo che quello che doveva essere un referendum sul merito si è trasformato in un plebiscito contro il governo. Personalmente ho continuato a guardare al merito e ho votato sul merito. E sul merito la riforma è stata improponibile. Un elettore su quattro del Pd ha votato no. Ma francamente non riesco a festeggiare. Sul dato aresino non saprei dire. Forse la riflessione va fatta sul ceto medio alto. Il risultato rispecchia quanto accaduto a Basiglio, ai Parioli di Roma e a Milano. Fare una lettura politica di Arese guardando al referendum, mi pare davvero difficile. Nell’interesse della mia parte politica non legherei troppo il dato a una lettura di tipo amministrativo. Correremmo il rischio di prendere una cantonata. Guardando al risultato dell’Emilia Romagna e del Trentino ho l’impressione che abbia prevalso l’idea della novità a prescindere”.
A guardare questi risultati viene ora in mente l’immagine di un operaio per sua ammissione da sempre elettore di sinistra, che intervistato da La7 in campagna referendaria, ammetteva che avrebbe votato “no” e alla domanda sul motivo che lo spingeva a una scelta contraria alla sua storia piangendo rispondeva: “Perché non è una riforma di sinistra. Non è di sinistra”.
Se fosse vero che a sinistra si sia votato più contro Renzi che nel merito del referendum viene da chiedersi quanto la minoranza Dem sia veramente minoranza nel Paese o sia piuttosto una maggioranza in cerca di rappresentanza.
Ombretta T. Rinieri
“Il Notiziario” 8 dicembre 2016 – pag. 74