Sul referendum costituzionale nel Pd si alza il No di Giuseppe Augurusa
2 Dicembre 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Analisi/Opinioni, Bianca, Cronaca, Locale, Nazionale, Politica |
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ARESE – Referendum costituzionale. Nel Pd di Arese, che ha firmato l’appello per il sì, si alza un’unica voce contraria. E’ quella dell’assessore Giuseppe Augurusa. Isolato? “Ma no – afferma – sono in buona compagnia di un sacco di gente del mio partito che in Italia voterà contro. Al circolo tutti si sono dichiarati per il sì e devo dire che nessuno dei compagni di partito mi ha posto dei problemi particolari. Purtroppo il problema vero è che si vota per schieramenti politici e non sulla Costituzione”.
E’ un processo che è stato avviato da Matteo Renzi
“Non solo l’ha avviato, ma lo ha anche ripetuto. Molti citano Alcide De Gasperi che il giorno in cui si discusse sulla Costituzione uscì dai banchi del governo e andò a sedersi fra quelli del parlamento, mostrando plasticamente che la discussione sulla legge fondamentale non può essere una questione di governo e men che meno di partito. Perciò io mi sottraggo alla logica di partito per rimanere fermo sulla legge fondamentale che riguarda tutti i cittadini. Averla trattata come una legge ordinaria è un grave errore. L’obiettivo della riforma costituzionale doveva essere in primis di unire il Paese e invece lo divide. Comunque finisca il Paese è spaccato in due. E’ un errore politico drammatico di cui avremo conseguenze. A sinistra si pagherà ancora di più perché si è creata una “frattura sentimentale”, ossia la frattura tra un partito e il suo popolo e questa frattura è ben più ampia di quanto i dirigenti non credano. Non si può negare”.
Entriamo nel merito
“Nel merito questa riforma passa da un bicameralismo perfetto a un bicameralismo confuso creando un Senato di designati. Questa storia per cui i senatori sarebbero eletti in quanto di secondo livello non ha alcun fondamento. E’ come se io fossi eletto per una mansione e poi me ne fanno fare un’altra. Inoltre il meccanismo proporzionale di distribuzione delle regioni non determina la Camera delle Autonomie, quindi in Senato non ci andranno dei rappresentanti della regione, ma i rappresentanti dei partiti di maggioranza e di opposizione. L’altra questione è la legge elettorale che con il premio di maggioranza previsto determinerà il fatto che una minoranza assoluta può prendere la maggior parte dei seggi”.
La legge ricalca il sistema elettorale dei comuni. In effetti ad Arese questa evidenza si determinò proprio con la giunta Fornaro, quando la minoranza contava cinque consiglieri di centrosinistra contro i quindici di centrodestra
“La democrazia si regge su due o tre principi. Uno è la democrazia decidente, ossia il fatto che le decisioni prese devono essere portate a termine. Un altro è l’equilibrio della rappresentanza. Quindi, stabilità ed equilibrio sono due facce della democrazia. Se si spinge troppo sulla stabilità (decisione) a scapito dell’equilibrio (rappresentanza) si riducono gli spazi democratici. Se si toglie ogni forma di stabilità a vantaggio della sola rappresentanza di fatto si costituisce un’anarchia. La soluzione è il punto di equilibrio, che con questa riforma si sposta troppo sul fronte della stabilità disconoscendo la rappresentanza, soprattutto sul Senato”.
Il senato diventerà il “Senato dei territori”
“Il centrosinistra ha introdotto nel 2001 con la riforma del titolo V un federalismo forzato che ha dato luogo a una serie di conflitti di attribuzione stato-regioni finiti in buona parte davanti ai Tar. Oggi l’operazione è esattamente contraria. Si tolgono di fatto alle regioni buona parte delle attuali loro competenze introducendo la “clausola di supremazia” dello Stato, che agli enti locali dovrebbe far venire la pelle d’oca. In definitiva un Senato di nominati che nel dopo lavoro un paio di volte al mese dovranno legiferare in materia di politiche energetiche, sanità, ambiente, turismo eccetera. Se domani si trovasse il petrolio sotto piazza Dei Caduti ci ritroveremmo le trivelle in centro!”.
L’approvazione delle leggi diventerà più veloce…
“La velocità delle leggi riguarda il consenso politico. Ci sono leggi come la “Fornero” passate in una ventina di giorni. Non è che ci sono poche leggi. Ce ne sono troppe e fatte troppo in fretta e male. Quando devono essere applicate nella pubblica amministrazione diventano oggetti misteriosi da interpretare”.
Nelle motivazioni del governo Renzi si afferma che a causa della lentezza l’Esecutivo deve ricorrere alla decretazione d’urgenza. La riforma dovrebbe restituire al Parlamento la sua funzione legislativa
“La navetta tra Camera e Senato riguarda il 3% delle leggi. Quando si mette la fiducia sulla legge elettorale lo si fa perché se non si arriva in tempo o perché non c’è l’accordo politico? Quindi il problema è ancora una volta politico, non tecnico”.
Ci sarà veramente un risparmio dei costi della politica?
“E’ propaganda Per quello bastava ridurre i parlamentari di entrambe le camere. Sono ridotti invece i margini di partecipazione democratica: sono nominati cento senatori e di fatto cento capilista della camera. Sono stati ridotti i costi della democrazia, non i costi della politica”.
Si elimina il Cnel
“E’ l’unica cosa su cui eravamo tutti d’accordo. Ma per questo non scambio la costituzione”.
Ombretta T. Rinieri
Articolo pubblicato sul “Il Notiziario” del 2 dicembre 2016 – pag. 74