40esimo dei padri Betharramiti a Castellazzo: La “Casa di spiritualità” voluta dal cardinale Martini
21 Aprile 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Cultura, Cultura Locale, Eventi, Letteratura, Religione, Sociale |
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CASTELLAZZO DI BOLLATE – “Quando il cardinale Carlo Maria Martini venne in visita pastorale – ha raccontato padre Egidio Zoia – prese atto della situazione del paese. Il borgo si stava spopolando. Ormai i giovani crescevano, si sposavano e uscivano. Ma tornavano in visita ai parenti. Come presentare il Vangelo nella nuova realtà? Martini ci diede il compito di realizzare in San Guglielmo una “Casa di spiritualità”. Non è che prima non si facessero in loco degli incontri di spiritualità. Si facevano anche prima, però precedentemente la nostra Comunità religiosa era solo un luogo di accoglienza. I padri sì partecipavano, ma prevalentemente accoglievano perché il loro compito principale era quello di dare una mano fuori dalla parrocchia”.
Nel ’91 il cardinale di Milano inverte la priorità e indica ai padri Betharramiti la via della trasformazione in una “Casa della spiritualità” che diventasse sul territorio un punto di riferimento. “Quando su indicazione di Martini venne monsignor Monticelli a darci questa nuova identità – ha rivelato padre Egidio – mi ricordo di aver detto: “Ma monsignore non possiamo fare tutto questo. Qui non ci sono gli ambienti”. E lui mi rispose: “San Benedetto aveva una spelonca e guarda cosa ha fatto”. E io gli ho risposto: “Ma io non sono San Benedetto”. Siamo partiti così, con padre Giacomo che allora era in Comunità. Facevamo gli incontri di spiritualità il primo martedì del mese, le giornate di ritiro, l’accoglienza dei gruppi, a partire dagli scout che stendevano una stuoia per terra e dormivano così. Comunque fu per noi un cambiamento radicale cercando di rimanere fedeli al dettato del nostro fondatore”.
Il calo demografico oggi non riguarda solo Castellazzo ma molte altre realtà parrocchiali, tant’è che nelle diocesi è in corso una riorganizzazione. Trasformando a San Guglielmo la missione dei padri Betharramiti il cardinale Martini con lungimiranza ne fece un laboratorio che cominciò a seminare insieme alla liturgia della preghiera molte opere. I frutti sono visibili a tutti. Lo ha testimoniato l’assessore bollatese Giuseppe De Ruvo, che con il compianto Sergio Garattoni conobbe padre Egidio sull’onda del suo impegno sociale.
“Quando sono arrivato qui a Castellazzo con Garattoni ma anche con altri maestri come Carlo Aliverti – ha confermato De Ruvo – tutte le espressioni che padre Ennio ha citato dal libro su San Michele Garicoits, tutte quelle cose che egli ha citato, io le ho trovate in padre Egidio. Con padre Egidio è proprio ciò che veniva trasmesso ed è stato un momento per me molto importante perché è stato formativo. Solitamente quando si è giovani e ci si prepara al lavoro, si pensa al lavoro. Io già lavoravo, ma c’era questa insistenza di Garattoni nel volermi coinvolgere nella formazione, nel sociale che si respirava qui. E direi che la semina fatta da padre Egidio ha avuto frutto, perché qualcosa mi è rimasto e quando poi ho avuto molto tempo, come altri amici che frequentavano questi corsi, mi sono associato nelle Acli e adesso mi sono impegnato nell’amministrazione cercando di portare avanti quei valori che ho appreso in quei corsi: essere al servizio della comunità e lavorare nel sociale. Tutto ciò grazie ai Betharramiti che io non conoscevo. Li ho conosciuti attraverso l’insegnamento di padre Egidio. E al di là dell’aspetto sociale, il momento di preghiera che viene svolto qui a san Guglielmo, rappresenta un momento particolare. Così è stato per me, ma credo che lo sia per tutti”.
Ombretta T. Rinieri