“Siamo orgogliosi del coraggio di nostro figlio”
22 Gennaio 2016 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Cronaca, Giudiziaria, Nera, Religione, Sociale |
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Lettera aperta dei genitori del ragazzo vittima di abusi
Attraverso l'avvocato Luigi Muratori, lanciano anche un appello ad altri ragazzi che possono essere rimasti vittime di violenza. "No a crociate o macchi ne del fango contro la nostra famiglia o la Chiuesa. Queste sono le vittime"
ARESE – “Fare rete” sul territorio. E’ una frase, che spesso si sente ripetere da psicologi, assistenti sociali, insegnanti, medici e politici riferita al fatto che più soggetti si mettono in campo per un fine sociale comune. Alla base vi è la conoscenza delle persone e fra le persone che dovrebbero interagire fra loro con competenza e professionalità per aiutare coloro che sono in difficoltà. Ma la rete può anche rivelarsi una trappola micidiale, nelle cui maglie si può restare intrappolati, soffocati.
Nella rete rischia di rimanere soffocato l’adolescente che già vittima di abusi, in questi giorni sta vivendo il dramma della sovraesposizione mediatica e territoriale. Ci ha impiegato del tempo per trovare il coraggio di denunciare il suo dramma alla magistratura, che la vicenda, ancora coperta dal segreto istruttorio, è finita sui quotidiani nazionali e poi locali ed è diventata in città, dove tutti si conoscono, il segreto di pulcinella.
Il clamore ha acceso i riflettori su tutta la comunità cristiana, dall’oratorio alla parrocchia, dal consiglio pastorale di cui l’animatore faceva parte al Centro Salesiano. Le colpe di pochi stanno mettendo in discussione tutto il mondo di Don Bosco, che per i ragazzi fa molto e da molto tempo. Dall’altra parte vi è una famiglia che, sebbene inserita nel medesimo tessuto sociale, ha sentito l’esigenza di diffondere domenica scorsa attraverso l’avvocato Luigi Muratori una lettera aperta con cui riaffermare, nonostante tutto, la propria appartenenza allo stesso mondo e sostenere pubblicamente il figlio e la sua scelta di denunciare. Perché? Perché “il paese è piccolo e la gente mormora” in casa, in strada, sui social.
Sono nate le fazioni e tutto rischia di essere distorto, ingigantito o minimizzato, a seconda degli occhiali di lettura. Il clamore rischia di intimorire altri minori coinvolti, se questi dovessero esserci, a denunciare le violenze subite. Che poi è quello che anche le indagini in corso dovrebbero fra l’altro appurare. Perché se dovesse essere accertato il coinvolgimento di altri minori si aggraverebbe a livello giuridico (e sociale) la posizione degli adulti, che approfittando del loro ruolo di animatore e di sacerdote, hanno carpito la fiducia del ragazzo o dei ragazzi macchiandosi di violenza sessuale e di atti di pedopornografia. Perché se a indagini concluse tutto si dovesse rivelare vero, come già appare certo oggi, un conto è che si tratti di un singolo episodio, pur grave ma venuto alla luce se non subito quasi subito, e un conto che invece anche altri minori ne siano stati purtroppo interessati.
Ecco che allora i genitori scrivono: “Continueremo sempre ad essere una famiglia cristiana e questo nonostante la violenza subita da nostro figlio. Anche Satana era un angelo prima di diventare un mostro, ma questo non può cambiare le ragioni della nostra fede. Siamo orgogliosi di nostro figlio e del coraggio che ha avuto nel parlarci degli abusi e di tutto quello che gli è capitato. Non era più sereno da tempo, schiacciato da un peso troppo grande per lui. Ha avuto una grandissima forza, spropositata per la sua giovane età; per questo, vogliamo che, anche in queste poche righe, lui senta il nostro amore, che sappia di quanto siamo orgogliosi di essere i suoi genitori. Non auguriamo a nessuna famiglia di vivere l’incubo che stiamo vivendo.
Abbiamo deciso di scrivere questa lettera perché il primo pensiero, dopo il clamore della notizia apparsa sui giornali, è andato agli altri minori che forse si possono essere trovati nella stessa situazione di nostro figlio e non hanno ancora avuto la forza di parlare. A loro diciamo: “Abbiate coraggio, fiducia nei vostri genitori, non siete soli. Quello che è accaduto non è colpa vostra, non portatevi dentro un peso così grande per tutta la vita”. La speranza è che tutto questo sia capitato solo a nostro figlio, ma forse molti altri ragazzi come lui potrebbero essere stati avvicinati “da Satana”. Sarebbe terribile se altre famiglie come la nostra non si accorgessero del dramma interiore che potrebbero star vivendo i loro bambini.
Rivolgiamo a tutti una preghiera perché l’accaduto non venga strumentalizzato: il clamore nuoce a nostro figlio che per anni dovrà combattere contro i suoi fantasmi. Chiediamo a tutti moderazione e buon senso. Niente zuffe tra tifosi. Né crociate o macchine del fango contro la nostra famiglia o la Chiesa. Queste sono le vittime”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario, 22 gennaio 2016 pag. 73)