La guida sicura non è velocità, non è la scuola guida
24 Dicembre 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, ex Alfa Romeo, Infrastrutture, Lavoro, Viabillità |
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ARESE – Cambiano le automobili e cambiano i sistemi elettronici con cui sono costruite. “I corsi di guida sicura – spiega il presidente di Aci Vallelunga Ruggero Campi – consentono agli automobilisti di sperimentare la nuova tecnologia in tutta sicurezza e di capire i propri riflessi a che punto stanno. In questo senso, in molti Pesi del Nord Europa si investe nella sicurezza stradale. Lo stato italiano potrebbe fare questo grande passo in avanti per il benessere delle persone, perché a fronte di questi corsi che migliorano la guida degli automobilisti vi sarebbero dei risparmi in termini di costi sociali. Quindi meno incidenti, meno sanità, meno assistenza successiva agli incidenti anche gravissimi”.
Campi ipotizza l’istituzione di un fondo di garanzia che garantisca il sistema bancario nell’erogazione di finanziamenti agli imprenditori intenzionati a realizzare l’investimento. “In pratica – precisa – con un moltiplicatore anche molto basso di 30-40 milioni di euro abbiamo stimato che si potrebbe coprire gran parte del territorio nazionale. Non essendoci i centri di guida sicura distribuiti per tutto il Paese non è possibile infatti aggiornare capillarmente gli automobilisti. Non tutti possono venire a Roma e ad Arese. Peraltro è da evitare che la guida sicura diventi una speculazione e che tutti si possano mettere a fare gli istruttori aprendo una partita Iva e comprando un’automobile. Il problema della formazione degli istruttori non è da sottovalutare. Ma basterebbe organizzare un team in grado di muoversi con sinergia”.
Gli impianti genererebbero nuova occupazione. Aci Vallelunga è partita con cinque dipendenti. Ora ne conta trenta oltre ai professionisti autonomi che vengono chiamati ogni volta che vi è bisogno di tenere un corso di guida sicura. Sul luogo dove i centri guida si svilupperebbero partirebbero i corsi di formazione per gli istruttori con un effetto moltiplicatore. Nei centri Vallelunga, ogni istruttore segue otto persone e in contemporanea possono muoversi sulla pista fino a cinque gruppi. Quindi cinque o sei istruttori che lavorano ogni giorno quando l’impianto lavora a pieno regime. Stessa moltiplicazione per il personale impiegatizio, che potrebbe passare dagli attuali quattro addetti agli 8, 10, 12 all’aumentare dell’attività.
“L’ istruttore di guida sicura – dice Campi – non è un ex pilota di formula uno. Ma una persona che ha frequentato un corso di formazione pensato con certi criteri da Vallelunga. I nostri istruttori sono tutti formati da noi e tutti fanno i richiami per poter mantenere quella qualifica. Sono istruttori di guida sicura, che non c’entra nulla con la velocità, che non c’entra nulla con la scuola guida. È un’altra storia”.
Il corso può essere frequentato con la propria macchina o con una di quelle messe a disposizione del centro. Rispetto all’auto di un normale utente, quelle del centro sono particolari perché consentono agli istruttori di disattivare i sistemi elettronici per far sì che il protagonista della guida non sia l’elettronica ma l’automobilista. In questo modo si capisce il lavoro dei sistemi elettronici e le possibilità dell’automobilista.
“Molte delle persone che noi riceviamo nei nostri centri – racconta il presidente di Aci Vallelunga – sono persone inviate da grandi aziende per le quali lavorano che utilizzano l’auto aziendale. Nel momento infatti che un dipendente usufruisce dell’auto in benefit, che è un fattore di produzione, quindi in parte vi va a spasso e in parte vi lavora, l’azienda deve pensare alla sua salute e a quella degli altri per cui ritengono opportuno formarli anche sotto il punto di vista della sicurezza stradale. In più la formazione di chi guida l’auto per lavoro rientra anche nell’ambito della disciplina della sicurezza sul lavoro e di prevenzione rischi. Pensiamo a un dirigente che deve prendere l’auto per andare da Milano a Como a svolgere un lavoro. Quella persona rischia come un corriere”.
Ombretta T. Rinieri