Don Luca Pozzoni mercoledì ha lasciato Arese: una festa per dire addio al nostro “don Camillo”
11 Settembre 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Associazioni, Bianca, Cronaca, Religione, Sociale, Volontariato |
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ARESE – Don Luca Pozzoni è partito mercoledì sera da Arese obbedendo alla regola salesiana della rotazione. Nuova destinazione per lui l’oratorio di Chiari.
Don Luca lascia Arese dopo nove anni di intensa attività fra la comunità cristiana locale. Con una grande festa sabato scorso l’ oratorio Don Bosco ha festeggiato il suo “don Camillo”, burbero ma buono, e fra la commozione di tutti, durante la funzione religiosa, i vari gruppi si sono alternati nello spendere per lui parole affettuose, nel ricordare l’opera del sacerdote fra i ragazzi e le famiglie di Arese. Ne riportiamo i frammenti qui di seguito.
“Ciao don Luca – lo ha salutato Stefania Guzzetti a nome degli animatori dell’oratorio – in questi nove anni trascorsi insieme ci sono stati momenti in salita e altri in discesa (come nelle nostre passeggiate in Formazza). Ci hai fatto crescere, diventare bravi animatori e bravi ragazzi capaci di apprezzare le cose semplici! Tutti noi siamo, chi più chi meno, cresciuti con te, e ora che le nostre strade in parte si dividono, sappiamo che potremo sempre contare su di te. Tu hai riposto in noi molta fiducia e non ti deluderemo. I motivi per i quali dobbiamo dirti grazie sono tanti, troppi! Grazie per aver creduto in noi, grazie per essere stato non solo il prete dell’oratorio ma amico di tutti, grazie per le sgridate, per i calci nel sedere, per le vacanze, per aver sopportato le nostre difficoltà. Ci mancheranno gli orari pozzoniani in notturna, le riunioni dell’ultimo secondo… Questo per dirti grazie per questi nove anni stupendi. Ci mancherai un sacco!”.
“Nove anni caro don Luca – ha ringraziato Monica Lentini per conto del gruppo della catechesi – sono il tratto di cammino percorso con te. Camminare insieme avvicina, lega, unisce, alle volte fa scontrare… Quando capita che un compagno di viaggio debba prendere un’altra strada ci si sente un po’ smarriti, come se mancasse un riferimento, ci si dispiace, ci si arrabbia un po’ ma poi si pensa che in fondo, anche se si prendono percorsi diversi, la mèta è la stessa, e per diverse strade si cammina nella medesima direzione. Pregheremo perché tu mantenga l’entusiasmo, per stare coi ragazzi coi loro problemi e con gli adulti… con i loro problemi… Grazie per gli anni che hai speso per tutti noi grandi e piccini. Buon cammino”.
Per gli educatori ha parlato invece Nanda Tasinazzo. Il suo incip ha smorzato un po’ i toni commossi, ricordando che avere a che fare con un “don Camillo” non è sempre facile, ma che con lui si può anche crescere. E poi i mille compiti di don Luca. “Mi è stato detto: «Tu che sei la decana della comunità educante, rappresentaci nel saluto a don Luca. Però non essere seria, fa’ un saluto che interpreti il nostro rapporto con lui: di affetto ma scanzonato, di condivisione ma anche di contestazione», perché, diciamo la verità, non sei un tipo facile; certamente non sei uno che dice le cose delicatamente, e questo è un eufemismo! Sei arrivato qui poco più grande dei fanciulli a te affidati. Al tuo primo campo invernale mi sei sembrato uno studente in vacanza che respira la libertà. È bello, per noi laici, vedere gioia ed entusiasmo nei preti che ci accompagnano! Se lo capissero i superiori salesiani quanto bene fa ad un giovane sacerdote educare ed essere educato da un oratorio! Anche se questo, a volte, significa dover arrancare dietro a te in salita sui monti! L’oratorio insegna a dare la vita, a non dire mai: «Non ho tempo». Tu hai avuto sempre tempo per ascoltare i ragazzi. Hai avuto anche tempo per fare l’idraulico, l’elettricista, il cuoco, l’informatico e il direttore di cantiere. Per questo, la sera, hai fatto le ore piccole e hai fatto ammattire i tuoi educatori per le cose preparate all’ultimo minuto! Abbiamo condiviso la passione educativa, la sofferenza per alcune situazioni di difficoltà dei giovani, ma anche la gioia e la soddisfazione di vederli maturare e diventare buoni cristiani e onesti cittadini, come voleva don Bosco. I frutti di questi nove anni li puoi vedere oggi dalla presenza di tutti questi ragazzi che vogliono dimostrarti il loro affetto perché tu, per primo, hai voluto loro bene…”.