Carlo Agazzi, una vita dedicata all’amore per l’Alfa Romeo
1 Agosto 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Associazioni, Aziende, Cronaca, Cultura, ex Alfa Romeo, Lavoro, Sociale, Volontariato |
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ARESE – Il Museo storico dell’Alfa Romeo è di nuovo fruibile e il restayling della Fca è di grande effetto. Ospite del vernissage esclusivo, organizzato dal gruppo italo-americano Fca il 29 giugno scorso con Sergio Marchionne e John Elkan, anche Carlo Agazzi, da due anni presidente dell’associazione Seniores Alfa Romeo.
Il gruppo esiste dagli anni 50, riunisce dipendenti ed ex dipendenti del marchio con almeno 25 anni di servizio, conta 2500 iscritti e nel 2014, in vista di Expo, insieme alla Fondazione XXV Aprile (sorta nel ’47, sempre fra gli alfisti), si era mobilitato per la riapertura del museo che era chiuso, come si ricorderà, dal 2011. I Seniores avevano scritto ai comuni e alla Fiat mettendo perfino a disposizione le proprie forze come volontari pur di veder recuperare un capitolo della storia industriale e sociale di Milano.
Non furono i soli a lanciare l’appello e oggi si può affermare che lo sforzo collettivo è stato alla fine premiato. Stimolato un po’ da noi, Agazzi racconta della sua esperienza in Alfa, pre e post l’arrivo di Fiat e illustra l’attività dell’associazione, che appena insediato un anno fa al vertice dei Seniores, ha provveduto a far iscrivere all’Albo del comune di Arese.
In Alfa Romeo sono cresciute generazioni intere. Si entrava da ragazzini e ci si rimaneva fino alla pensione. Una ditta che ha saputo trasmettere in chi vi ha lavorato un senso di appartenenza e un’affezione non comuni. In quella fabbrica non c’erano solo acciaio e bulloni. Ma la passione e l’anima di quanti hanno contribuito a creare i gioielli automobilistici ammirati nel mondo. Come per altri casi, tutto ciò emerge anche dal racconto di Agazzi.
Entrato alla scuola aziendale del Portello nel ’55 a quattordici anni, Carlo viene assunto nel ’58 e rimarrà nella famiglia Alfa Romeo fino al ’93, quando maturati i requisiti per la pensione lascerà l’azienda. In mezzo una grande gavetta, sudata tra lavoro e scuola serale in Santa Marta a Milano dove si diploma in perito meccanico. Si sposa, diventa padre e gli aumentati impegni ne rallentano il percorso all’Università Cattolica dove comunque, spronato e supportato dalla moglie, riuscirà a conseguire la laurea in economia e commercio.
La carriera in Alfa Romeo comincia nell’ufficio tecnico terminata la scuola aziendale. Poi passa all’ufficio “metodi meccanici” per la standardizzavano dei pezzi da produrre. Tornato al personale, diventa selezionatore. Passa dalla seconda alla prima categoria. Poi capogruppo, capo ufficio fino a divenire dirigente responsabile degli enti tecnici centrali. Nell’87 Fiat acquisisce Alfa Romeo e Agazzi sale a Torino dove diventa responsabile dello stabilimento di Rivalta, area meccanica. “Era uno stabilimento che poteva essere assimilato ad Arese – racconta – era molto grande e c’era una parte in cui costruivano i gruppi meccanici, tutta la parte non motore, e la carrozzeria. Si faceva la Uno. All’epoca noi eravamo avanti nella tecnologia, ma la Fiat era avanti nella produzione, che è quella che poi ti dà i ritorni per poter andare avanti. Ad Arese vevamo tutta la filiera interna. Progettazione, sperimentazione, fucina, fonderia, meccanica, attrezzeria. Fiat invece aveva specializzato delle unità produttive. Ciò consentiva l’economia di scala. Un conto è fare 30-50 motori al giorno. Un conto 5mila”.
Agazzi rimane a Rivalta tre anni poi viene inviato a Melfi: “E’ stata una bellissima esperienza. Lì ho avviato tutta la selezione del personale dal giorno dopo in cui Romiti con il vescovo di Melfi avevano deciso per lo stabilimento. Si è partiti lì dal verde, come si dice. Da zero. A Melfi abbiamo trasferito l’Isvor, la scuola aziendale e poi abbiamo spedito il personale a formarsi a Torino e all’estero. Quando è partita la produzione della Punto era formato. Adesso a Melfi si costruisce nuova 500x”.
Nel ’93 Agazzi va in pensione. Ma non a riposo. Inizia subito dopo una nuova vita alla Simki, una società di formazione e consulenza aziendale che guiderà per diciassette anni. Oggi, la sua esperienza di uomo-ponte tra Alfa Romeo e Fiat è messa oggi a disposizione dei Seniores, cui è iscritto dal ’78 (quando vi si entrava dopo vent’anni di servizio).
“Una volta – rammenta – in Alfa Romeo l’anzianità era premiata. Erano vent’anni e in parallelo erogavano un mezzo stipendio, poi 25 anni, poi 30, 35, 40. Ogni 5 anni davano un premio. Qualche volta solo un’onorificenza, un distintivo d’argento o d’oro, una pergamena. Era un modo per rafforzare nei dipendenti il senso dell’appartenenza all’aziendale. La Fiat fa lo stesso, ma dai 25 anni in avanti. Come Gruppo Seniores siamo affiliati all’Anla (associazione nazionale lavoratori seniores d’azienda), ma abbiamo l’obiettivo di avvicinarci di più all’Ugaf, che è l’unione gruppi anziani d’azienda della Fiat e con la Fiat stessa”.
L’associazione Seniores nasce nel 1952 come organizzazione para aziendale con il compito di organizzare il tempo libero del personale. L’attività era molto variegata e andava dallo sport alla cultura ai viaggi all’edizione di un giornalino interno, che si pubblica tutt’ora. Sono rimaste le gite e i tour culturali, il pranzo sociale una volta all’anno e l’organizzazione di una messa a suffragio dei defunti che si tiene ogni anno a fine novembre nella basilica di Sant’Ambrogio cui partecipano 700-800 persone. “E’ il momento più significativo dell’associazione”, dice Agazzi.
Per il Gruppo Seniores d’azienda dell’Alfa Romeo Arese è un simbolo: “Quasi tutti gli aresini hanno un parente che ha lavorato in Alfa. Lo stesso papà del sindaco Michela Palestra ha lavorato in progettazione con il nostro segretario Aldo Berselli. In Alfa anche il papà dell’assessore Giuseppe Augurusa. Abbiamo un patrimonio di esperienze e siamo testimoni del lavoro di tutti. Abbiamo offerto al brand il nostro supporto in vista della riapertura del museo e la nostra offerta è stata molto apprezzata”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 1 agosto 2015 – pag. 58)