Via Caduti/1 Mescolare forme d’arte, la ricetta anti crisi del “Kameha Meha”
17 Luglio 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, Inchieste, Infrastrutture, Lavoro, Locale, Politica, Viabillità |
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ARESE – Ad Arese la movida notturna si chiama soprattutto “Kameha Meha”. E’ il ‘messicano’, ristorante bar, lanciato a suo tempo sotto l’insegna “New Caffè Caracol”, da due anni di proprietà di Marco Bolzoni e Andrea Pagini. Sito in via Caduti, nel centro storico aresino, a due passi dal municipio, resta aperto fino alle due di notte ed è il ritrovo di una clientela eterogenea.
La nostra inchiesta sul commercio aresino ricomincia da qui. Dopo che nei giorni scorsi vi sono capitata su invito dell’architetto e pittore Matteo Malingambi, che nel locale (dove in passato ha pure lavorato per sbarcare il lunario) ha organizzato una sua mostra di quadri.
Incontro i due soci: Marco Bolzoni, quarant’anni, laureato in scienze politiche e in economia, di Casorate Primo. Ora abita ad Arese. Lavora al “Kameha Meha” a tempo pieno e lo puoi sicuramente trovare dalle 18 alla chiusura. Il coetano Andrea Pagini ci lavora invece per hobby. La sua professione principale è quella del perito assicurativo. Bisognerà attendere l’apertura dell’’Arese Shopping Center” per capire se il centro commerciale impatterà su di loro. Nel frattempo i due soci lavorano bene.
Perché questa tipologia di locale?
“Conoscevo il ragazzo che l’aveva – racconta Bolzoni – ero interessato e l’ho comprato. Non sono del territorio. Ma l’ho studiato e dopo due anni che sono qui conosco io più gente dei vecchi proprietari. L’insegna l’abbiamo però cambiata a gennaio. In quattro giorni abbiamo rifatto 400 metri quadri di locale”.
Già ammortizzata la classica perdita del primo anno?
“Il locale è in attivo dal punto di vista della spesa corrente. Ovviamente stiamo pagando il mutuo per l’acquisto delle mura. Sentiamo la crisi anche noi, ma io sono qui fino alle 3 di notte. Se in un locale non ci lavori direttamente, gli utili non esistono E anche se ho due lauree, ho imparato a fare il cuoco”.
Cosa deve fare il comune per rivalutare il centro storico di Arese?
“Organizzare eventi – afferma Bolzoni – come la notte bianca di giugno. E’ stata stupenda e ha portato in città un sacco di persone. Poi si potrebbe chiudere il centro da via Matteotti e a random, due volte al mese, organizzare serate. Noi commercianti saremmo più contenti di pagare tasi, tari e tarsu e avendo più clienti potremmo far lavorare più ragazzi del territorio. Fra le priorità metterei due dissuasori di velocità, perché qua passano a 70 chilometri all’ora davanti al locale. Arrivano alla curva della piazza Dalla Chiesa, tirano il freno a mano e svoltano. Se in quel momento attraversa qualcuno lo investono”.
Il “Kameha Meha” è nato come ristorante bar messicano, ma con i due soci stanno lanciando anche un menù italiano e in futuro riaprirà il forno per la pizza.
“Qui la pizzeria c’è sempre stata e lavorava tantissimo – precisa Andrea Pagini – quando abbiamo acquistato, i vecchi proprietari avevano chiuso il forno da un anno. Non sappiamo il perché. Da noi puoi venire a cena o dopo cena e stare qui senza che nessuno ti mandi via. Sei in centro e ci sono delle potenzialità”.
Oltre al cibo, il locale offre intrattenimento e cultura. Karaoke il venerdì e molte le serate musicali. Poi l’arte, come la mostra di Matteo Malingambi.
“Io ho organizzato eventi di ogni genere per diversi locali- spiega Bolzoni – perché ritengo che mangiare e bere sia una forma d’arte da accoppiare ad altre forme d’arte. Moltiplicarle consente di averne ogni giorno di diverse. Oggi io ho prodotto del cibo. Ed è una forma. Questo è un quadro. Ed è un’altra forma. Dietro ogni forma vi è un lavoro. Per cui tu ti puoi trovare a bere la stessa birra e invece di parlare di calcio, parli di un quadro o di una scultura. Una mostra come quella di Matteo (che per inciso ha venduto) ti porta a conoscere persone diverse. Oltre al movimento si crea un’energia e quando vai a casa ti è restato qualcosa di positivo della serata”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 17 luglio 2015 – pag. 66)