Liceo Russell, a Villa Arconati ha regalato le suggestioni di testi e musica
18 Maggio 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Arte, Cronaca, Cultura, Eventi, Letteratura, Musica, Scuola, Spazio giovani |
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CASTELLAZZO DI BOLLATE – (o.t.r.) – Christian Arcidiacono frequenta il liceo scientifico Bertrand Russell di Garbagnate Milanese. Classe 3°B. A Villa Arconati ha accompagnato con il suo clarinetto la lettura teatrale di testi poetici e narrativi, come altri hanno accompagnato con i propri strumenti lui nella lettura di un brano. Testi come l’”Orlando” dell’Ariosto o “No Easy day” di Mark Owen, il marines che ha assistito in prima persona alla morte di Bin Laden.
Luci soffuse, in una sala di Villa Arconati, vicino a un caminetto, il ragazzo biondo ha suonato il suo strumento a fiato regalando suggestioni insieme alle vibrazioni vocali dei suoi compagni liceali preparati, nell’interpretazione dei testi, dalla loro docente Emilia Ramondo.
“Tutti leggiamo – ha spiegato Christian. E’ questa la forza del nostro progetto. Secondo me l’interpretazione è tutto. Io posso leggere la stessa frase in duemila modi diversi e dare sensazioni all’ascoltatore differenti”.
E solo l’interpretazione, senza musica, è stata la forza di Gabriele Ratano, sedici anni, 2°D, che ha recitato due sue poesie. Gabriele scrive da quando era piccolo. Prima filastrocche per divertimento. Ora poesie. Ha però scoperto che le poesie non se le fila nessuno, perciò ha messo in piedi un duo: l’amico suona la chitarra e lui canta a mo’ di rap. Ma non vuole definirsi rapper. “Uso la mia voce perché voglio coinvolgere nei miei messaggi altri ragazzi ma non mi interessano le basi potenti del rap. Con il mio amico abbiamo già scritto una canzone e un’altra è in corso. Ancora non ci esibiamo. Ci divertiamo così”.
Di seguito una delle due poesie recitate da Gabriele a Villa Arconati:
“Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore. Desolato, cammino lentamente, con il passo strascicato, per le strade del paese, che hanno odore di invecchiato.
Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore, solitario, calcio i sassi sulla strada, la ripercorro al contrario, penso a ciò che potrei fare se non fossi in questo acquario.
Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore. Rinchiuso, non ho voce, solo bolle. Sono un pesce rosso e illuso di poter scappare dal luogo in cui ho sempre vissuto.
Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore, innervosito da un sistema che tarpa le ali a un sognatore incallito e là giù sta un bandito travestito da amico.
Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore, incazzato, per come è fatto questo mondo, rompo il vetro esasperato, salto fuori dall’acquario, smetto di essere confinato.
Il rumore dei miei passi è scandito dal mio umore. Libero, finalmente, dopo tanto. Sono caduto tutto intero. Mi rialzo. Sono vivo. Da domani, è un altro cielo”. Gabriele Ratano.
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