Giada/7, L’edicolante del Giada: “Qui si rischia la desertificazione”
24 Aprile 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, Economia, ex Alfa Romeo, Inchieste, Informazione |
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ARESE – Biblioteca, chiesa Aiuto dei Cristiani, oratorio , scuole e centro radiologico sono i luoghi del Giada che creano il passaggio delle persone. Parola di Alessandro Cornaglia, che insieme ad Alice Lepore, gestisce l’edicola affacciata sul parcheggio di via dei Platani. Un angolo privilegiato di osservazione sul passaggio delle persone e che spesso funge anche da punto d’informazione.
Gli edicolanti guadagnano il 23 per cento del prezzo di copertina degli stampati. Se calano le vendite, cala anche il loro introito. E le vendite con la crisi sono scese in picchiata. “Io lavoro qui da circa otto anni – spiega Cornaglia – Alice da ancora prima, mentre l’edicola c’è da oltre venticinque anni. Il lavoro è cominciato a scendere da una decina d’anni, ma è negli ultimi tre-quattro che è sceso in maniera rilevante negli ultimi tre-quattro anni”.
Quali sono gli stampati le cui vendite sono calate maggiormente nella vostra edicola? “Soprattutto i quotidiani – risponde l’edicolante del Giada – se qualche anno or sono si vendevano 300-400 copie. Oggi se ne vendono 200, anche 150. Il “Corriere della Sera” si è ridotto parecchio. Ormai siamo arrivati a venderne 50, 60 copie al massimo contro le 80-90 di quattro – cinque anni fa. Al calo delle vendite del Corriere in edicola ha contribuito anche il servizio a domicilio “Ore 7”. Ce ne siamo accorti in agosto, quando il Corriere attiva questo servizio, perché in un solo mese, con la città svuotata per le ferie, vendiamo 90-100 copie. Il Corriere della Sera resta comunque il quotidiano più venduto. “Il Giornale” vende una trentina di copie. “Repubblica”, a seconda delle giornate, tra le 22 e le 25. “Libero” arriva a 7-8, la “Gazzetta dello Sport” a 12-13. Ultimamente anche meno. “Il Sole 24Ore” va a giornate, ma siamo nell’ordine delle 4-5 copie. “Il Fatto Quotidiano” 3. Il resto meno di 2. Nei periodici, invece, è cambiato molto il prodotto di nicchia. C’è stato un crollo per tutte quelle riviste di computer o di fotografia. Anche qui internet incide. Tengono invece i generalisti: “Panorama” ed “Espresso” sono passati da 7-6 copie a 5-4. Globalmente le riviste di gossip vendono più copie, ma è calato il fatturato a causa del ribasso del prezzo di copertina: quando si accorgono che durante l’anno vi è una contrazione delle vendite, scatta l’offerta speciale. Se diminuisce il prezzo di vendita, diminuisce il nostro guadagno”.
Internet e supermercati incidono sul calo delle vendite degli edicolanti. “A noi spesso mancano i giornali – racconta Cornaglia – mentre nei super ve ne sono bancali. A me capita di terminare la “Settimana Enigmistica” già il mercoledì mattina, andare al super, e trovarne cento copie”. Va precisato che gli edicolanti non possono decidere sul numero di copie da vendere. E’ un calcolo deputato al distributore dei giornali il quale, peraltro, si basa sui dati di vendita della singola edicola. Che spesso sono altalenanti e imprevedibili. “Per esempio – spiega Cornaglia – a noi è capitato un giorno di finire “Repubblica” entro le 10,30 e il giorno successivo dover contare una resa dello stesso giornale di dieci copie. A volte è proprio difficile indovinare quante copie. Ma qui, vi è un vecchio discorso tra editori ed edicolanti che riguarda la certificazione delle vendite. Per conoscere in tempo reale le vendite complessive e quindi il numero delle copie, bisognerebbe informatizzare le vendite di tutte le edicole con un unico software. Sulla diffusione vi sono state negli anni diverse riunioni tra sindacati edicolanti ed editori, ma non si è finora giunti a una conclusione perché dovremmo acquistare noi il software. Io sono anche disposto a spendere per il pc, ma almeno il software ce lo deve riconoscere la ditta”.
Gli edicolanti temono soprattutto la crisi del Giada. “Penso – afferma Cornaglia – che al centro commerciale sarà lo stesso supermercato a vendere i giornali. Non credo che si insedierà un’edicola, perché anche avendo il quadruplo delle vendite i costi dell’affitto e delle spese sono comunque alti. Non so Alice, ma io più del centro commerciale, dove alla fine uno vi si reca una volta alla settimana, sono preoccupato della crisi del Giada. L’estate scorsa, quando il Conad ha chiuso un mese e mezzo per ristrutturazione, abbiamo avuto un bel calo di fatturato. E questo è un problema”.
Cornaglia parla con timore dello spostamento della biblioteca: “Se va in crisi il Conad, se si sposta la biblioteca – dice – che porta qui parecchia gente, c’è il rischio della desertificazione. Quando in estate è a orario ridotto, qui di pomeriggio non c’è anima viva. Sono poche secondo me le attività che creano movimento. Una è la biblioteca e uno è il centro radiologico. La domenica mattina la chiesa. Le scuole ci fanno vendere le figurine”. In caso di ulteriore taglio del cassetto, la soluzione potrebbe essere la gestione in mano a una persona sola. Uno dei due dovrebbe, purtroppo, cambiare mestiere.
Ombretta T. Rinieri
(testo completo dell’articolo pubblicato sul “Notiziario” del 24 aprile 2015 – pag.73)