Centro Giada/5 La “Bottega Altrove”, un mondo da scoprire, che sui problemi del Giada ha le sue proposte
6 Marzo 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, ex Alfa Romeo, Inchieste |
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ARESE – Centro Giada e particolarità. Fra queste rientra la Bottega Altrove del commercio equo solidale. La cooperativa sociale di riferimento, nata una dozzina d’anni fa, oggi conta sessanta soci, una seconda vetrina a Bollate e una sua clientela fissa di riferimento. Lo scopo sociale non è il business, ma l’idea che il commercio debba avere una connotazione etica, che non sfrutti la manodopera (tantomeno quella minorile) cui va riconosciuto il giusto salario. In tempo di multinazionali una sfida quasi impossibile.
E’ una formula che funziona? Lo chiediamo a Barbara Giannini, 40 anni, una delle tre pendente della cooperativa (oltre all’altra commessa di Bollate una terza persona che si occupa della promozione dell’equo solidale tenendo relazioni, organizzando eventi), che gestisce in modo continuativo il punto vendita di Arese coadiuvata da soci volontari.
“In dodici anni – spiega Barbara – non abbiamo mai registrato utili. Nel senso che, o abbiamo chiuso in pareggio o, visto l’andamento, siamo andati sotto. Ma se ci fossero stati li avremmo reinvestiti. Sono i soci che credendo nel progetto continuano a sostenerlo”.
Si autotassano?
“In pratica sì. Del resto i costi fissi ci sono. L’affitto del negozio. I nostri stipendi. Comunque il nostro scopo sociale non sono gli utili”.
Qual è lo scopo sociale di Altrove?
“La divulgazione sul territorio dei principi del commercio equo solidale attraverso l’organizzazione di eventi di sensibilizzazione. Ogni anno ospitiamo produttori del Sud del mondo che vengono ad Arese a raccontare della loro esperienza”.
La vostra resta una vendita di nicchia. Eppure i prodotti non ci sono appunto ‘altrove’…
“I prezzi dei nostri prodotti sono studiati all’origine tra i produttori e l’organizzazione equo solidale. Il margine della commercializzazione è ridotto. Funziona esattamente all’opposto del commercio tradizionale. Poi, prima di arrivare al margine del negozio, vi sono da caricare i costi accessori dell’importazione e della distribuzione di Altromercato.
Vendete solo prodotti del Sud del mondo o anche equo solidali made in Italy?
“Anche made in Italy. Moltissimi gli alimentari. Dalla pasta di Gragnano alle salse di pomodoro. Tutti biologici e proprio in questo periodo ci stiamo orientando anche su piccole realtà del tessile a km zero. Abbiamo una linea per bambini realizzati da una piccola azienda del biellese. Altromercato collabora con delle cooperative fuori e dentro il carcere che impiegano stoffe di recupero ”
Chi certifica che effettivamente siano rispettati i criteri equo solidali?
“Il Fair Trade, che è un organismo internazionale di controllo, e da Altromercato stesso, che ha in sé un comitato ad hoc che viaggia a sorpresa andando a visitare i produttori”.
Riuscite ad acquisire nuovi clienti?
“E’ la cosa più difficile. Ci scontriamo sui prezzi. La gente li confronta con le seconde marche dei super e finisce per ritenerli più alti. Ma invece sono sullo stesso livello delle marche. Sono tutti biologici, hanno dietro uno studio sulla tipicità della zona, rispettano la biodiversità e i lavoratori non sono sottopagati”.
Pesa la crisi economica…
“Il bio alimentare regge. La crisi ha influito sui beni extra. I nostri maglioni, solo di lana e hanno un certo costo. Ci si adegua. Ne teniamo meno e abbiamo cambiato la gamma andando più sul cotone”
Ristrutturazione Giada. Cosa fareste nell’ottica degli incentivi comunali?
“Non sarebbe male cambiare il senso di marcia delle persone per farle arrivare al Conad. Passando davanti alle nostre vetrine potrebbero scoprire cose nuove. Poi rifarei tutta la pavimentazione in galleria che è stile anni 80. Un parchetto in piazza per i bambini e qualcosa per quella fontana che così com’è oggi è terribile. Ripristinarla costa troppo ai condòmini. Noi avevamo proposto una fioriera. Ma siamo sempre lì, noi qui siamo affittuari e l’ultima parola spetta al condominio”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 6 marzo 2015 – pag.72)