Centro Giada/4 Le Gioie: “Il Centro Giada può sopravvivere all’arrivo del centro commerciale”
27 Febbraio 2015 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, centro commerciale Arese, Commercio, Cronaca, Economia, ex Alfa Romeo, Inchieste |
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ARESE – “Ma c’era proprio bisogno di un centro commerciale ad Arese?”. E’ la domanda che si pongono la signora Bruna e la figlia Zulma di “Belle Gioie”, la nota gioielleria del Centro Giada. Insieme alla loro collaboratrice “ormai di famiglia” Lorenza, accolgono dal 1996 una clientela fidelizzata di Arese e di molti comuni limitrofi. La famiglia Ferretto-Clementi arriva da Vicenza e ha una tradizione orafa risalente ai primi anni del secolo scorso. Si prosegue con loro questa settimana il giro d’interviste del Notiziario ai commercianti aresini sull’arrivo di Arese Shopping Center. “Se avessero fatto un polo studentesco – prosegue Zulma – avremmo rivoluzionato tutta la zona”.
Pensate che impatterà sulla vostra attività?
“Se devo essere sincera all’inizio penso di sì – dicono – perché la novità attirerà molte persone. Passato il primo momento non dovrebbe incidere più di tanto perché con la nostra clientela noi abbiamo un vero e proprio rapporto d’amicizia. Facciamo gioielli su misura od ordiniamo ciò che ci chiedono ed eseguiamo tutti i tipi di riparazione. Ai nostri clienti diamo un servizio. Ma li coccoliamo anche. A Natale, per esempio, non abbiamo mai mancato di fare un regalino ”.
Non sentite quindi la crisi?
“Certo che la sentiamo la crisi. Ne risentono gli alimentari che sono prodotti non superflui. Per noi è iniziato un po’ il calo a partire dal 2011. Però non possiamo comunque lamentarci”.
E’ anche vero che ad Arese vi è un ceto medio alto. La crisi forse si sente meno…
“Arese è un po’ strana. Per molti è più bello andare in ‘Montenapo’ come lo chiamano. Anche qui la gente si serve dai cinesi, ma va a Lainate. A Rho. Dove non è vista. La nostra fortuna è che non tutti sono così e che abbiamo molti clienti che vengono da fuori”.
“Quello che abbiamo dovuto fare – spiega Zulma – è stata cambiare la tipologia della nostra offerta, perché per esempio i giovani non sono più amanti delle belle cose. Pochi gli orologi. Per nulla l’argenteria. La ciotola, le posate non vanno più. Resistono le cornici. Chi ha dell’argento in casa ce lo porta a far fondere”.
Potrebbe essere una scusa che maschera un bisogno di soldi…
“Tanti sì. Tanti altri no. Effettivamente i giovani, appena vedono l’argenteria, proprio non la vogliono. Preferiscono il cellulare ultimo modello. L’argenteria resiste sui monili”.
A questo proposito, nei centri commerciali vi è più argento che oro.
“Adesso non vogliono più nemmeno l’oro. Sempre più clienti cercano solo oggetti pubblicizzati. Pezzi di plastica che costano poco”.
Eppure l’oro è un bene rifugio…
“Lo era. Adesso ai giovani non interessa”
Ci sono molti compro oro in giro che fanno grandi affari. Molte persone in difficoltà vi ricorrono.
“Chiediamoci come facciano a offrire 49 – 59 euro al grammo per l’oro 750, che è una lega, quando l’oro puro 999,09 oscilla appena sopra i 30 euro. Per capirci meglio, cento grammi di oro lavorato 750 corrispondono più o meno a 72 grammi di puro. Il calcolo matematico, oltretutto, viene fatto su 720 perché viene calcolato il calo di fusione.
Riconoscono un valore superiore alla valutazione ufficiale?
“Promettono. Ma non è vero. Noi abbiamo una cliente che ha fatto un prova. E’ andata con un bracciale d’oro che a pesata le avevamo valutato sui 700-750mila euro. Le hanno offerto un massimo di 600 euro. E prima di darle la valutazione hanno voluto il suo documento d’identità e se lo sono fotocopiato. Perché?”.
Già perché?
“Ce lo chiediamo. Il documento è obbligatorio per legge in caso di acquisto. Prima non ce n’è ragione”.
Promesse non mantenute?
“Non ci fanno paura. Anche perché i monili che hanno sono obsoleti. Inoltre va detto che non sono tutti uguali. Vi sono anche i compro oro onesti. L’importante per noi è la correttezza con il cliente. Quando vedono che tu li consigli anche contro il tuo interesse. Tornano”.
Tornando al centro commerciale, nelle grandi aree sono molte le catene di gioielleria e sono sempre piene di gente..
“Poi però vengono tutti da noi a fare le riparazioni. Stringere un orologio, aggiustare la catena che si è rotta, il gancio che si è perso, la pietra che cade…”
Il Giada può allora sopravvivere. Cosa fare per rivalutarlo?
“Innanzitutto una bella imbiancatura perché il colore è improponibile. Cambiare la pavimentazione. Coprirlo un po’, perché quando piove fa la doccia. Trasformare la fontana in una fioriera e mettere una tettoia sulla piazza. Alta e trasparente. Fresco d’estate e riparati in inverno. Delle panchine e qualche gioco per i bambini. Abbiamo qui dietro le scuole e la gelateria. I bambini escono, fanno merenda e si potrebbero fermare a giocare in piazza mentre gli adulti si dedicano allo shopping”.
Ombretta T. Rinieri
(testo completo dell'articolo pubblicato su: "Il Notiziario" del 27 febbraio 2015 – pag. 81)