Investimento da 100mila euro per il digitale: il Cinema di Arese è salvo e può sopravvivere
31 Ottobre 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Buone notizie, Cronaca, Cultura, Religione, Sociale |
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Nuovo proiettore ma anche nuovi lo schermo e il sistema audio
ARESE – Da gennaio 2014 le case di distribuzione cinematografiche hanno eliminato i film in pellicola. La Parrocchia Santi Pietro e Paolo, proprietaria del Cinema Teatro di Arese, si è trovata davanti al bivio: chiudere o investire in una nuova macchina digitale. Consapevole dell’importanza sociale della sala, il parroco Don Riccardo Respini insieme con don Luca Pozzoni e il gruppo dei volontari che da anni ne portano avanti la gestione capitanati da Bruno Ronchi, hanno deciso per la seconda opzione. Ma dietro la macchina digitale, sono stati necessari anche la sostituzione dello schermo, passato da nove metri a dodici, e l’installazione di un nuovo sistema audio. Costo complessivo attorno ai centomila euro. Un salasso se si pensa che il Cinema Teatro è gravato anche da un’Imu che ora passerà dagli 8-9mila euro a 15mila e che il 35 per cento del biglietto deve essere devoluto alla Siae.
Un cinema al servizio di tutta la collettività, dentro e fuori Arese, il cui peso economico è però solo sulle spalle della parrocchia. “E’ sulle spalle dei volontari – ribatte pronto Don Riccardo – perché è grazie al loro lavoro che si riesce ad avere quel tanto di margine attivo, che poi purtroppo viene eroso dall’Imu. A tal proposito il comune ci aveva applicato un’aliquota del 4.6%, ma è arrivata dal ministero delle entrate una lettera secondo cui invece per le sale cinematografiche la percentuale corretta deve essere dell’ 8,7. Ma avremmo chiuso se non ci fosse il nostro Bruno Ronchi, perché uno come lui costerebbe almeno 40-50mila euro di stipendio all’anno”.
Ecco da dove arriva il risparmio che ha consentito l’aggiornamento tecnologico della sala di Arese, che comunque è in progress. A gennaio il proiettore, queste’estate l’audio passato da un dolbi, la misura di purezza del segnale, da 5.1. a 7.1, e prossimamente lo schermo. “Decidendo di cambiare il proiettore – spiega don Luca – si è deciso di spendere un pochino di più acquistando un Sony 4kbyte, perché molte pellicole già ora vanno verso questa risoluzione. Ma questo, per esempio, ha significato anche cambiare la ditta che ci gestiva la proiezione appoggiandoci ora per l’assistenza in sala sulla Prevost. Si è fatta una scelta mirata basata su qualità costo e prestazioni”.
Avreste potuto decidere di chiudere il cinema, considerando che circa 100mila euro sono un botto. E’ una scelta che avete considerato? “Certo – racconta don Luca – ma come parrocchia si è riflettuto sul fatto che la presenza della sala è comunque una risorsa sul territorio. Anche se, secondo me, a volte ciò non è capito perché capita che persone, associazioni o enti chiedano l’utilizzo della sala gratuitamente per le loro manifestazioni come se il cinema non avesse dei costi di gestione”. Spieghiamo che per rimanere in piedi ilo cinema non ha contributi diretti da parte di alcun ente pubblico. “Il comune – precisa don Luca – ci versa un contributo quando ospitiamo le scuole, che fondamentalmente è la spesa delle direzioni didattiche per l’utilizzo delle sale. In quel caso, per agevolare le scuole, noi applichiamo una tariffa ridotta. Ma i problemi sono altrove. E’ quando per esempio si chiede di utilizzare il cinema per uno spettacolo serale a un costo convenzionato pretendendo di utilizzare la sala da una certa ora in poi per arrivare, preparare, fare le prove e allestire l’ambiente, fare lo spettacolo e smontare tutto senza rendersi conto che non sono le due ore di spettacolo ma il dover avere delle persone presenti di sostegno al service, magari dalle 10 del mattino fino all’una, le due di notte. E’ uno sforzo notevole ed è giusto che venga riconosciuto”.
Si ritorna sempre lì, all’importanza del volontariato per mandare avanti la struttura. “Consente di compensare e arrivare in pareggio – spiega don Luca – quando magari la stagione non va benissimo e di mantenere quindi aperta la sala. Tutte le volte è prova. Si mettono in piedi delle attività e si spera che raggiungano quell’utile che consenta di spesare le volte che le cose non funzionano. Nella programmazione del cinema, per esempio, a volte si propongono dei film vincitori di Oscar pensando che siano i più attesi e poi sono dei flop, mentre altre volte, film di cui non ti aspetti niente, ti riempiono il cinema. Con Checco Zalone abbiamo avuto la sala piena e ciò ti consente di salvare il bilancio annuale. Però non sempre è così.
Lo stesso vale per la stagione teatrale, che è sempre una proposta molto bella, ma anche molto costosa: se funziona bene è una stagione che si paga. Altrimenti vi è un impegno economico a priori che poi va in perdita. Inoltre, avendo riguardo al sociale, noi abbiano il prezzo dei biglietti diviso in tre fasce. Se vendessimo a 50 euro tutti i biglietti per ogni spettacolo ci staremmo dentro benissimo, ma non è il lucro la nostra missione. Noi abbiamo sul Cinema Teatro, obiettivi minimi: che si ripaghi e che mantenga le attrezzature efficienti e in ordine. Che sia comunque sempre una sala adeguata e al servizio di quelle che sono le necessità. Ora il nuovo proiettore digitale consentirà di mettere in pista dei servizi in più come il collegamento attraverso internet a videoconferenze, a dirette tv e teatrali. Per esempio le scuole, potrebbero risparmiare i costi del trasferimento a Milano e venire da noi ad assistere agli spettacoli in programma nei teatri del capoluogo”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 31 ottobre 2014 – pag. 73)