Ex Alfa, i lavori procedono ma gli ex alfisti restano fuori
26 Settembre 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Area Metropolitana, Cronaca, ex Alfa Romeo, Expo, Giudiziaria, Infrastrutture, Lavoro, Sindacale, Sociale, Territorio, Viabillità |
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E’ sfumata la firma dell’accordo in Prefettura e ora i lavoratori chiedono perché
ARESE – All’ingresso della portineria Nord-Ovest dell’ex Alfa Romeo comincia a prendere forma il centro commerciale di Arese. Contemporaneamente, a Sud, la demolizione dei capannoni industriali procede a ritmo serrato per far posto al parcheggio da 10mila posti auto necessario a Expo 2015. Ad Arese, dunque, da una parte si costruisce il futuro e, dall’altra, si demolisce un pezzo di storia industriale importante della Lombardia, dell’Italia e, senza esagerare, del mondo intero. Ma in questi giorni il focus sull’area si allarga dai lavori edili ai lavori delle procure con il rinvio a giudizio di Denis Verdini (interlocutore del premier Matteo Renzi per conto di Silvio Berlusconi) e, fra gli altri, del senatore di Forza Italia Riccardo Conti. Quel Conti che nel 2000 in qualità di amministratore unico di Estate Sei acquistò da Fiat i 2,5 milioni di mq dell’Alfa Romeo di Arese.
Oggi Estate Sei si chiama Aglar e Conti ne detiene una quota di capitale. In mezzo a tutto questo gli ex operai alfisti, la cui vicenda lavorativa continua a non trovare soluzione nonostante una sentenza del giugno 2013 ne ordini il reintegro sul posto di lavoro grazie all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, in quanto il licenziamento non è avvenuto per giusta causa né per giustificato motivo. D’altro canto Innova Service, la società che dovrebbe provvedere al reintegro e che aveva un appalto sull’area per conto di Abp, latita. Mentre Abp stessa se ne lava le mani. Perché tutto questo? Gli operai hanno il torto di essere difesi dal sindacato autonomo Slai Cobas, che notoriamente non gode del favore dei datori di lavoro. A sua volta lo Slai Cobas ha il torto di difendere questi operai, ultimi testimoni e guardiani delle vestigia di una fabbrica che non c’è più. A raccontarcelo è la cronaca: incontri farsa e finte promesse ai danni dei lavoratori e persecuzioni e angherie ai danni della sede dello Slai Cobas. Puntualmente è quanto si è verificato anche quest’estate.
E’ andato infatti a vuoto l’incontro organizzato in Prefettura dalla Commissione provinciale di conciliazione: le proprietà (Canova 2007, particom Uno, Aglar, Eco&Power Ambrosiana, Iper Montebello e Tea), rappresentate dal procuratore speciale Mauro Stivella, si sono rifiutate di firmare l’accordo con i lavoratori nonostante la disponibilità di questi ultimi “sottoscrivere integralmente il verbale alle condizioni indicate dalla società”. Contemporaneamente, la sede del consiglio di fabbrica dello Slai Cobas è stata chiusa a causa dei lavori in corso sull’area senza alcuna soluzione alternativa. Nemmeno gli incontri in Prefettura del 3 e del 15 settembre hanno sbloccato le due situazioni. Nebbia fitta in Val Padana, parafrasando un detto popolare per dire che è sempre più difficile vederci chiaro. E’ difficile per l’avvocato dei lavoratori Mirco Rizzoglio. E’ difficile per il sindaco Michela Palestra.
“Le società – spiega l’avvocato – hanno fatto marcia indietro sul protocollo Pavone (la strada alternativa aperta a fine 2012 dal commissario prefettizio aresino,ndr ) che prevedeva un sostegno al reddito e una collocazione lavorativa attraverso l’agenzia regionale per l’impiego. Alla fine, in mancanza di un lavoro, gli operai che sono ormai in una situazione drammatica, avevano optato almeno per il sostegno. Anche qui non si comprende bene, perché si trattava di 25mila euro a testa che moltiplicato per quaranta diventa una cifra di un milione di euro, mentre prima erano 2,2 milioni. Mi piacerebbe sapere il resto delle altre somme dove va a finire. Ora siamo in una situazione di stallo totale: la sentenza di reintegro è esecutiva, ma nessuno vi provvede. Abp asserisce che responsabile è Innova Service. Innova Service ha quali soci delle società fiduciarie fra virgolette anonime. Noi abbiamo chiesto ripetutamente di chiarirci la loro identità, ma nessuno risponde. Lo abbiamo chiesto ad Abp, che avendo scelto Innova Service come contraente dovrebbe conoscere il soggetto con cui ha deciso di lavorare per cinque anni, ma niente. E analoga alla conciliazione è anche la questione della sede del cdf. Ai primi di agosto Aglar si era impegnata in Prefettura a trovare per l’inizio di settembre un’altra sede all’interno del sito. Arrivato settembre ha invece mandato una nota in Prefettura dicendo che tale possibilità non c’era più. E non si è neppure presentata all’incontro. Ora siamo in attesa di notiizie dal sindaco Michela Palestra che informata su tutto ha dichiarato di voler approfondire le questioni”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario – 26 settembre 2014 – pag.73)