Inaugurata a Tokyo la mostra dell’aresina Francesca Magro
18 Luglio 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Arte, Cronaca, Cultura, Eventi |
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ARESE – Internazionale l’arte di Francesca Magro. Il 7 luglio è stata inaugurata alla Galleria Orie di Tokio la prima esposizione di una mostra itinerante dell’artista aresina, che in otto nove tappe divulgherà in Giappone nel corso di un anno e mezzo la sua opera e quella di altri artisti italiani.
Da molti anni Magro, che insegna anche al liceo artistico ‘Lucio Fontana’, ha avviato una ricerca sul linguaggio del corpo coinvolgendo nel suo lavoro studiosi e altri artisti. Ultimamente le sue incisioni sul tema del corpo hanno ispirato in particolare gli studiosi, che sono giunti a stendere una serie di scritti il cui progetto sarà anch’esso portato in Giappone il prossimo novembre. E così anche nei Paesi Arabi.
“In questo periodo artisti e galleristi italiani – ci racconta Francesca Magro –si stanno unendo per aprire i mercati esteri, perché purtroppo nel nostro Paese ci sono dati pochi spazi. Il nostro promotore è Ivan Pengo della stamperia 74b di Milano, che è una delle più importanti stamperie nazionali”.
Come mai in Italia non vi sono spazi?
“Perché si investe poco nella cultura di un certo livello, soprattutto nell’ambito delle arti incisorie. In Italia la carta, e l’incisione in particolare, sono considerate arti minori. In Giappone non è considerata tale. In Francia nemmeno. E’ un fenomeno che avviene solo nel nostro Paese ed è un fenomeno di preconcetto. La carta infatti dura anche mille anni, perciò non è un problema di durevolezza ma proprio di mentalità, che si inserisce in quel senso di territorialità mentale che ha l’Italia rispetto anche al valore di non avere al momento una notorietà internazionale. Noi però ci stiamo arrivando, ma attraverso le altre nazioni, altre mostre, altri musei”.
Fuga all’estero, dunque, non solo di cervelli, giovani e disoccupati, ma ora anche di artisti. Proprio una crisi nera per l’Italia…
“Il problema è che anche il sistema economico dell’arte – spiega Magro – sta facendo morire gli artisti e le gallerie, perché non consente loro di avere una certa elasticità nel modo di gestire l’economia e gli interessi dell’arte in sé. Fra Italia ed estero sto esponendo in dodici o tredici musei, ma in Italia non vendo nulla”.
Siete apprezzati, ma le opere non concretizzano?
“Infatti – racconta l’artista – l’ultimo mio lavoro internazionale, ‘Incarnazione del segno’, che è stato al museo di Urbino per due mesi, pur essendo molto apprezzato dalla critica al punto tale da essere stata molto intervistata dai giornalisti e aver avuto l’interessamento di nove saggisti, dal punto di vista economico purtroppo non ha ricevuto un risvolto perché non incontra il gusto popolare. Il mio lavoro è considerato elitario pertanto i miei collezionisti finiscono per essere prevalentemente studiosi, attori, scrittori”.
In questo c’è da consolarsi. L’arte è sempre stata apicale. La storia si spreca di artisti incompresi divenuti famosi solo dopo la loro scomparsa, oppure divenuti famosi solo grazie all’aiuto di facoltosi mecenati. L’arte diventa popolare nel tempo. “Con l’arte non si mangia” è infatti il detto popolare. La difficoltà, purtroppo, è essere un’avanguardia degli anni duemila.
“Esatto – conviene Francesca Magro – e questo in Italia porta delle difficoltà, mentre negli altri stati si è più apprezzati. E’ più facile. Colgono subito e ti aprono le porte e le frontiere nei musei, nelle relazioni con gli studiosi. Per aprire le porte del Giappone non c’è voluto molto. Anche il console giapponese è venuto a vedere i lavori. C’è un’altra sensibilità”.
Ombretta T. Rinieri
(Il Notiziario 18 luglio 2014 – pag.58)