A San Gugliemo celebrazioni per San Michele Garicoits
20 Maggio 2014 | Inserito da Ombretta T. Rinieri under Bianca, Cronaca, Eventi, Religione |
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CASTELLAZZO di BOLLATE – (o.t.r.) – Stasera non si terrà al Santuario della Fametta la recita del Rosario come consuetudine dei venerdì del ‘Maggio castellazese”. I Padri Betharramiti, Egidio ed Ennio, ricordano solennemente alle 20.30 nelle sale della Parrocchia ‘San Guglielmo’ il loro santo e fondatore San Michele Garicoits nel 150esimo dalla morte.
Per l’occasione verranno presentati alcuni libretti di San Michele e l’istituto da lui fondato, una selezione di lettere del santo e varie testimonianze sulla sua vita e opera. A margine è stata allestita in un’ala della parrocchia di San Gugliemo una mostra su Betharram. Apre la rassegna un quadro che raffigura il santo al Santuario di Betharran, in Francia, sotto ai piedi della Madonna, sovrastato dalla collina detta del Calvario con le tre croci e, in basso, il fiume Gave, lo stesso che venendo da Lourdes (distante da Betharran una decina di chilometri) si butta nell’Atlantico.
Betharran in francese significa ‘bel ramo’ ed è stato dato al santuario in ricordo del miracolo accaduto a una ragazza del luogo, che mentre raccoglieva fiori sulle rive del Gave cadde nel fiume e per salvarsi invocò la Madonna che si venerava in un’edicola votiva lì vicino. La Madonna apparse con il bambino porgendole una ramo d’ulivo cui la ragazza si aggrappò, salvandosi. Inizialmente il santuario fu gestito dai frati francescani, ma divenne seminario quando la rivoluzione francese li espulse. Il seminario venne successivamente trasferito a Bayonne e San Michele, che a Betharran era insegnante, vi rimase per custodire, come soleva lui, le ‘quattro mura’. Fu proprio quando rimase solo che ebbe l’intenzione di dar vita a una nuova congregazione che fosse un ‘campo volante’, sempre pronto ad accorrere là dove vi era bisogno ispirandosi al Sacro Cuore di Gesù.
La mostra fotografica, visitabile fino al 25 maggio, è solo su Betharran, volendo ricordare i luoghi dove il fondatore ebbe le sue vicissitudini più grandi e le sue illuminazioni spirituali. La mostra fotografica è composta da didascalie che non seguono necessariamente le fotografie, ma che raccontano un po’ la vita di San Michele, la sua immagine e alcuni particolari del santuario come una delle stazioni della via crucis (ve ne sono molte di più del percorso tradizionale), in cui vi è una bella immagine di Maria Maddalena, dolente, che lì piange, perché le hanno portato via il suo Signore, come racconta il Vangelo.
Ombretta T. Rinieri